Vita Chiesa
Dialogo interreligioso: messaggio Santa Sede per la festa del Deepavali
«Di fronte alla crescente discriminazione, violenza ed esclusione in tutto il mondo – scrive il Pontificio Consiglio – il ‘far crescere la cultura dell’inclusione’ si può, a ragione, considerare ovunque una delle aspirazioni più genuine della gente». È vero che la globalizzazione «ha aperto molte frontiere innovative e ha offerto nuove opportunità di sviluppo», si legge nel messaggio. «Si deve anche dire, tuttavia – scrivono Tauran e Guixot – che la globalizzazione non ha raggiunto il suo scopo principale, che era quello d’integrare le popolazioni locali nella comunità globale. Piuttosto, la globalizzazione ha inciso notevolmente su molti popoli facendogli perdere la propria identità socio-culturale, economica e politica». Il messaggio parla quindi degli «effetti nocivi» che la globalizzazione ha fatto sentire anche sulle comunità religiose.
«La globalizzazione – scrive il dicastero vaticano agli indù – ha contribuito alla frammentazione della società e a far crescere in materia religiosa il relativismo e il sincretismo così come ha condotto all’individualismo religioso. Il fondamentalismo religioso, la violenza etnica, tribale e settaria in varie parti del mondo sono ampie manifestazioni del malcontento, dell’incertezza e dell’insicurezza, diffusi fra la gente, in particolare fra i poveri e gli emarginati esclusi dai benefici della globalizzazione». Si tratta quindi di lottare contro la «cultura della esclusione» che nega «i diritti dei poveri, degli emarginati e degli indifesi». Di coloro che «sono trattati come insignificanti, irrilevanti». Ed aggiunge: «In diversi modi, lo sfruttamento dei bambini e delle donne, l’abbandono degli anziani, dei malati, dei diversamente abili, dei migranti e dei rifugiati, la persecuzione delle minoranze sono indicatori evidenti di questa cultura dell’esclusione». Per questo, «far crescere una cultura dell’inclusione diviene una chiamata comune e una responsabilità condivisa». «Come persone radicate nelle nostre rispettive tradizioni religiose e con delle convinzioni comuni, possiamo noi, indù e cristiani, unirci ai seguaci di altre religioni e alle persone di buona volontà per promuovere la cultura dell’inclusione in vista di una società giusta e pacifica».