Vita Chiesa
Diaconi permanenti Ma a cosa servono?
In realtà, si tratta di espressioni superficiali che sottintendono una interpretazione dell’Ordine sacro in base ad una «teologia dei poteri»: cosa può fare e (soprattutto) cosa non può fare il diacono? Visto che non può celebrare l’eucaristia e non può confessare, finisce per apparire una figura ministeriale ben poco interessante e desiderata; meglio un prete avventizio (magari extracomunitario) che «dia una mano» a Pasqua e Natale. Invece, quello che il diacono può fare (amministrare il Battesimo in forma solenne, presiedere le esequie, distribuire la Comunione di cui è ministro ordinario, presiedere il culto eucaristico fuori della Messa) è considerato marginale se non decorativo e già sufficientemente svolto da altre figure ministeriali istituite o di fatto.
Più che domandarsi «a che servono i diaconi», occorre chiedersi «chi sono» e cogliere la loro specificità più sul piano dell’essere che del fare; quindi, maggiore attenzione all’identità piuttosto che ai compiti. Tanto più che il Concilio non ha inteso semplicemente restaurare una figura ministeriale esistita nel primo millennio e scomparsa di fatto nel secondo, ma recuperare un ministero di istituzione divino-apostolica e trasmesso ininterrottamente nella Chiesa ma oggi aperto ai bisogni ecclesiali e quindi multiforme, flessibile nella sua attuazione concreta anche a seconda delle situazioni.
In fondo, è vero che tutto quello che fanno i diaconi potrebbero farlo anche i laici, ma i diaconi lo fanno come ministri della Chiesa, lo fanno per vocazione e missione canonica (e questa, lo si intuisce subito, è una cosa non da poco e che fa differenza). I diaconi, che diventano tali ricevendo il sacramento dell’Ordine, rendono ministerialmente evidente che la Chiesa si fonda sulla grazia di Dio dispensata nei sacramenti e non sulle capacità umane o sulla buona volontà gestita con la logica del part – time; manifestano che non ogni servizio è diaconia e che per essere tale un servizio reso dalla Chiesa deve avere certe determinate caratteristiche cristologiche; ricevono la grazia di collaborare nell’animare dall’interno tutta la comunità al servizio e contribuiscono alla sua strutturazione nella varietà e complementarietà dei ministeri ordinati e battesimali.
No, non è proprio la stessa cosa avere o non avere i diaconi nella Chiesa locale e nelle comunità parrocchiali.
La commissione diaconale regionale si riunisce sabato 29 novembre alle 10 alla Certosa di Firenze. All’ordine del giorno, la situazione delle vocazioni al diaconato, gli itinerari formativi, l’organizzazione del convegno 2004 su parrocchia e diaconia.