Italia

Di stanza in Toscana i sei militari uccisi in Afghanistan

I FUNERALI DI STATO. Verranno celebrati lunedì 21 settembre, alle 11, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma, i funerali di stato dei sei paracadutisti italiani uccisi giovedì scorso in un attentato a Kabul. Le salme rientreranno in Italia domenica mattina alle 9,30, all’aeroporto di Ciampino (Roma). La camera ardente sarà invece allestita presso il Policlinico Militare “Celio” in Roma, nel tardo pomeriggio di domenica. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri. Al termine della cerimonia le Frecce Tricolori sorvoleranno la Basilica. A rappresentare ai funerali il Consiglio regionale della Toscana sarà il vice-presidente Angelo Pollina, delegato dal presidente Riccardo Nencini. “Sono stato anch’io un militare della Folgore e quindi sono particolarmente coinvolto e toccato da quanto accaduto a Kabul – ha dichiarato Pollina -. A maggior ragione darò con grande affetto e dolore l’estremo saluto ai nostri parà. Siamo orgogliosi per l’Italia che sta difendendo i valori della libertà e della democrazia in Afghanistan”. Nella Basilica ci sarà anche il gonfalone della Regione Toscana con l’assessore toscano alla cooperazione internazionale, al perdono e alla riconciliazione fra i popoli, Massimo Toschi.Le autopsie sui cadaveri dei sei soldati della Folgore sono state affidate dalla Procura capitolina ai professori Paolo Albarello e Ozren Carrella Prada.IL DOLORE DELLA TOSCANA. Grande cordoglio anche in Toscana per la morte di sei militari italiani in missione a Kabul, quattro appartenenti al 186° reggimento della brigata Folgore, con sede a Siena e gli altri due del 183°, di stanza a Pistoia, e del 187°, di stanza a Livorno. Dello stesso reparto fanno parte anche tre dei quattro feriti in modo grave nell’attentato di stamani, 17 settembre.

Il presidente del Consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini, ha deciso di sospendere per due giorni tutte le attività istituzionali dell’assemblea già previste. Nencini ha inoltre disposto da subito che nel Palazzo del Consiglio regionale sia esposta la bandiera a mezz’asta. «Immenso dolore» e «grande turbamento» è stato espresso dal presidente della Regione, Claudio Martini, che ha rivolto ai familiari delle vittime «il profondo cordoglio mio e di tutti i cittadini toscani».

La bandiera tricolore sulla piazza d’Armi della caserma «Bandini» di Siena, dove ha sede il 186° reggimento della Brigata Folgore, è stata calata a mezz’asta in segno di lutto. A mezz’asta anche le bandiere del Comune e della Provincia di Siena. In visita alla caserma senese si sono subito recati il sindaco di Siena, Maurizio Cenni, e il presidente della Provincia, Simone Bezzini. “Oggi è un giorno di lutto e di dolore per tutti. Vogliamo esprimere il più profondo cordoglio e vicinanza, anche a nome delle nostre amministrazioni – hanno detto il sindaco e il Presidente della Provincia – alle famiglie dei soldati, all’Esercito e al 186° reggimento, che oggi piangono la perdita di queste giovani vittime del terrorismo”. “Il 186° reggimento – continuano Cenni e Bezzini – paga oggi un tributo di sangue altissimo, perdendo sei soldati, impegnati, in una missione di pace, a svolgere il loro dovere, al servizio del nostro Paese ma soprattutto dei civili afghani. Il Comune e la Provincia di Siena sono impegnati già da alcuni anni, insieme alla Folgore, in progetti di cooperazione, a favore della popolazione afghana. Oggi, più che mai, rinnoviamo al Comandante Tenente Colonnello del reggimento, Aldo Zizzo la nostra massima collaborazione e sostegno, con la volontà di proseguire il percorso avviato e di onorare quelle che sono state le vittime di un attacco vile”.

In visita alla Caserma si è recato nel pomeriggio anche l’assessore toscano alla cooperazione Massimo Toschi, che si è fatto interprete dell’affetto e del cordoglio che la Toscana tutta prova oggi verso la Folgore così duramente colpita: «Ho condiviso con il comandante della Bandini, il colonnello Benito Milani, – ha detto Toschi – il ricordo della mia visita a Kabul nell’estate del 2006, su invito dell’ambasciata italiana, per esplorare la possibilità di attivare progetti di cooperazione, e la consapevolezza della pericolosità che mi trasmise percorrere proprio la strada teatro oggi di questo ennesima carneficina». L’assessore si è poi recato in località Badesse, dove risiedeva il tenente Fortunato, comandante del convoglio colpito dall’autobomba, per portare testimonianza alla famiglia. «Ho incontrato la signora Fortunato e le ho trasmesso le condoglianza mie personali e del presidente Martini. Ho visto una donna forte, cosciente pur nel dolore profondo di capire il senso dei rischi insiti nel compito del marito». Toschi si è poi recato in visita a Pistoia, al comando del battaglione Nembo, unità cui apparteneva un’altra delle vittime; e domani sarà alla caserma Vannucci di Livorno.

Molto probabilmente per i sei caduti verranno celebrati funerali di stato a Roma. Lo ha detto il colonnello Benito Milani, comandante del 186° reggimento paracadutisti della Folgore, in considerazione del fatto che «ci sono morti di varie regioni».

L’ATTENTATO. Secondo una prima ricostruzione della Difesa italiana, a provocare l’esplosione sarebbe stata un’autobomba. L’attentato è avvenuto alle 12.10 locali, le 9.40 in Italia, nei pressi della rotonda Massud, dove il traffico è rallentato per i controlli sul traffico diretto verso l’ambasciata Usa, il comando Isaf e l’aeroporto. Due i mezzi militari – due veicoli blindati Lince – rimasti coinvolti. L’auto, una Toyota bianca, con a bordo i due kamikaze e con un notevole carico di esplosivo, è scoppiata al passaggio del primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei militari a bordo è morto e altri tre sono rimasti feriti. Sui due lati delle strade sono stati distrutti case e negozi. sarebbe riuscito ad infilarsi tra i mezzi prima di esplodere. Nell’esplosione sono morti anche 15 civili afghani, mentre i feriti sarebbero una sessantina. L’attentato è stato rivendicato dai talebani.

I CADUTI. Erano tutti della Brigata Folgore i sei caduti, ed erano di stanza in Toscana, a Siena, Pistoia e a Livorno. Tre di loro risiedevano anche in Toscana, due a Siena (loc. Badesse) e uno a Sesto Fiorentino.

– Il tenente Andrea FORTUNATO, 35 anni, che comandava la pattuglia che ha subito attentato, originario di Lagonegro (Potenza), in forza al 186° Reggimento, aveva vissuto diversi anni a Tramutola, sempre nel Potentino, dove risiedono tuttora i suoi genitori. Andrea Fortunato lascia la moglie Gianna, insegnante precaria con cui avrebbe festeggiato dieci anni di matrimonio il 16 dicembre prossimo. La coppia ha un figlio di sette anni. Con la famiglia si era stabilito da alcuni anni nelle vicinanze di Siena, a Badesse. Il tenente Fortunato era molto conosciuto nella piccola località, dove i vicini sono al corrente delle sue missioni all’estero con la brigata Folgore. La moglie, quando ha saputo dell’attentato, è corsa subito alla Caserma «Bandini», dove ha appreso la tragica notizia dai colleghi del marito.– Il più giovane era Matteo MUREDDU, 26 anni, di Solarussa, un piccolo paese in provincia di Oristano. Figlio di un allevatore di pecore, Augusto, e di una casalinga, Greca, ha un fratello di dieci anni più grande, Stefano, anch’egli militare, e una sorella Cinzia, che l’estate scorsa l’aveva reso zio. Il giovane avrebbe dovuto sposarsi lo scorso mese di giugno, come ha rivelato l’ex parroco di Solarussa, don Franco Murru. “Con la fidanzata avevano deciso – ha spiegato – di sposarsi a giugno ma poi avevano rinviato per la decisione di partire per l’Afghanistan” – Il caporal maggiore Davide RICCHIUTO aveva 26 anni e assieme al sardo Mureddu, era il più giovane dei sei militari uccisi. Risiedeva a Tiggiano, nel Salento, insieme alla famiglia ed era il secondo di tre figli: il fratello maggiore si chiama Ippazio, la sorella minore Anna Lucia. Il padre Angelo, che da giovane era emigrato in Svizzera, è rientrato da tempo nel paese d’origine con tutta la famiglia e attualmente lavora in una ditta di costruzioni. La madre è casalinga. Il giovane, che aveva la funzione di autista di mezzi militari, non era alla prima missione in Afghanistan. Appena possibile tornava sempre in paese a casa dei suoi.– Il caporalmaggiore GianDomenico PISTONAMI, in servizio presso il 186° Folgore di stanza a Siena, aveva 28 anni, era scampato miracolosamente ad un altro attentato, sempre a Kabul, lo scorso agosto. Si era salvato nascondendosi per un giorno intero sotto un camion. Figlio unico, era fidanzato con una ragazza di Lubriano (Viterbo). Nato ad Orvieto (Terni) nel 1983, era in forza al 186° Reggimento. Ma soltanto un mese dopo la sua nascita, si era trasferito con la famiglia in provincia di Viterbo, a Lubriano. Il padre Franco, di 55 anni, è operaio in una ditta d’impianti elettrici, la mamma Annarita, di 47, casalinga. Pistonami, era un mitragliere.– Il caporale maggiore scelto Massimiliano RANDINO, 32 anni, era appena tornato a Kabul dopo una licenza di una dozzina di giorni trascorsi in Italia. Nato a Pagani (Salerno) il 16 agosto 1977, dal 31 gennaio scorso effettivo al 183° battaglione Nembo di Pistoia. Al momento dell’attentato era appena arrivato a Kabul. Randino, residente a Sesto Fiorentino (Firenze) lascia la moglie con cui era sposato da cinque anni. La donna ha ricevuto nel primo pomeriggio la notizia dai vertici del Nembo che si sono recati alla sua abitazione. Randino aveva alle spalle 10 anni di servizio ed era alla terza missione in Afghanistan. – Il sergente maggiore Roberto VALENTE era il più anziano dei sei, nato a Napoli nel 1972, era in forza al 187° Reggimento. Aveva lasciato la sua città, ieri sera dopo aver trascorso 15 giorni di licenza con la famiglia. Risiedeva nel capoluogo campano nel quartiere Fuorigrotta, con la moglie e un figlio piccolo. La madre attendeva in mattinata una telefonata, per sapere se il viaggio di rientro a Kabul fosse andato bene; invece della telefonata, è stata raggiunta da una delegazione dell’Esercito italiano che le ha comunicata la morte del figlio.

IL CORDOGLIO DEI VESCOVI TOSCANI. – «La notizia terribile, ma ormai non insolita, della strage in Afghanistan ha colpito particolarmente la nostra città che ha profondi legami con i paracadutisti della Folgore». Questo il primo commento all’Agenzia Ansa dell’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani. «Il ricordo per me è andato immediatamente alla primavera scorsa quando, in occasione della Pasqua, ebbi modo di salutarli prima di partire per la loro missione, che affrontavano con coraggio ma anche coscienti dei rischi che li attendevano. Dinanzi al dramma del male e della morte innocente di civili e militari inviati come strumenti di pace è la Speranza che ci deve sostenere a convincerci che la loro fine è un rinnovato appello alla ragione di resistere alla violenza per il bene dei più deboli ed indifesi. In tal senso la morte dei ‘giusti’ viene ad identificarsi con la passione del ‘Giusto’. E’ con questi sentimenti che nella preghiera partecipiamo al loro sacrificio, all’angosciante sofferenza delle famiglie e a quella di tutti i loro commilitoni, ricordando la Beatitudine espressa da Gesù per ‘gli operatori di pace’». L’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori, in questi giorni in pellegrinaggio a Lourdes assieme all’Unitalsi della Toscana, ha appreso dell’attentato a Kabul e che una delle vittime appartiene alla diocesi. Ha così invitato tutti i partecipanti al pellegrinaggio, si apprende dalla diocesi, a pregare per i soldati uccisi e per quelli feriti ed ha espresso la propria vicinanza alla famiglia del caporal maggiore Massimiliano Randino e la propria partecipazione al dolore di tutta la comunità “invocando dal Signore il premio dei giusti per questo figlio della nostra terra, morto per costruire la pace”. IL DOLORE DEL PAPA. Il Papa, appena informato, ha espresso il proprio profondo dolore per l’accaduto assicurando la sua preghiera per le vittime e la sua vicinanza alle famiglie e a tutte le persone coinvolte. Lo ha detto ai giornalisti padre Federico Lombardi. Il direttore della Sala Stampa vaticana ha auspicato che “tutto questo sangue alla fine possa essere sostituito dalla pace per la quale tante persone sono impegnate e stanno donando la loro vita”. “Quello che ferisce di più – ha sottolineato padre Lombardi – è il fatto che continui questa violenza proprio nei confronti di persone che sono impegnate per la pace”.

LA MISSIONE. Sono circa 2.800 i militari italiani che partecipano alla missione Isaf in Afghanistan, iniziata nell’agosto 2003, come missione multinazionale alle dipendenze della Nato. Il grosso si trova nella Regione Ovest, con sede a Herat, mentre circa 500 si trovano invece nell’area di Kabul. Altre 500 unità erano state autorizzate dal Parlamento in vista delle elezioni presidenziali, tenutesi lo scorso 20 agosto. Nell’area della capitale Kabul opera una task force italiana che si occupa di controllo del territorio e addestramento delle forze di sicurezza locali. A Kabul sono presenti anche ufficiali e sottufficiali del comando Nato di Solbiate Olona, inseriti nello staff del comando della missione Isaf, il cui capo di Stato maggiore è il generale dei paracadutisti Marco Bertolini. In tutto poco meno di mille uomini. Il grosso del contingente è invece schierato nell’ovest, dove l’Italia gestisce il Rc-W (Regional Command West), I militari italiani che operano in quest’area estesa come tutta l’Italia del nord, sono circa 1.700, cui si sommano altrettanti militari di 12 Nazioni. Gli italiani, in particolare, gestiscono ad Herat un Prt (Provincial reconstruction team), una struttura militare e civile che si occupa di sostenere il processo di ricostruzione afghano: il budget è di oltre 5 milioni di euro l’anno; nel 2008 il Prt italiano ha completato oltre 50 progetti.

IL 186° REGGIMENTO. Il 186° Reggimento paracadutisti Folgore, al quale appartengono quattro delle sei vittime dell’attentato di Kabul, costituisce una delle componenti di arma base della Brigata Folgore (con sede a Livorno e di stanza a Livorno, Pistoia, Siena, Pisa e Legnago), l’unica Grande Unità di paracadutisti dell’Esercito Italiano. E’ composto da un reggimento, una compagnia per il supporto logistico e un battaglione paracadutisti, il 5° «El Alamein», pedina operativa dell’unità. E’ alimentato da volontari in ferma breve e in servizio permanente. Il reggimento è di stanza a Siena, nella Caserma «Bandini».