Pisa

DI RITORNO DALLA TERRA SANTA. Il racconto dei pellegrini

di Caterina Guidi

Sulla memoria digitale della loro macchina fotografica restano le immagini di Betlemme, Nazareth, Gerusalemme o del lago di Tiberiade. Ma nel cuore dei pellegrini cosa è rimasto del viaggio diocesano in Terra Santa? Cosa resta in loro dei tanti luoghi veduti, delle persone incontrate, delle celebrazioni cui hanno partecipato e delle meditazioni ascoltate? Dopo la testimonianza inviataci da alcuni seminaristi, abbiamo chiesto ad altri pellegrini che – dal 20 al 27 agosto si sono recati con l’agenzia «Millennium» in Terra Santa – di raccontarci come quell’esperienza abbia «segnato» in qualche modo la loro vita.Sono religiosi, pensionati, giovani e coppie di sposi… storie diverse, stessa destinazione: le radici della fede. Franco Paolicchi abita nella parrocchia di San Biagio a Pisa. Per tanti anni è stato funzionario dell’ufficio del personale della Piaggio, oggi fa vita da pensionato: «Con mia moglie frequentiamo la Chiesa da sempre, ma l’esperienza del pellegrinaggio in Terra Santa è stata per la nostra vita di coppia una novità assoluta. Un vero e proprio bagno nelle Sacre Scritture, accompagnato da ottime  guide bibliche». «Fra noi pellegrini si è creato un bellissimo clima – continua – tanto che con mia moglie, in questi giorni, ci diciamo spesso:“ci manca qualcosa”! È stato bello, in particolare, conoscere tutti i seminaristi: giovani pieni di gioia e entusiasmo». Suor Nadia Coppa, delle Adoratrici del sangue di Cristo, torna nella sua comunità di Vicarello ricaricata da questo viaggio: «per me è stato un modo straordinario di festeggiare i quindici anni dalla professione religiosa: vedere dove Gesù è nato, ha vissuto, ha compiuto la sua missione; navigare sul lago di Tiberiade e sentire di nuovo echeggiare il suo “vieni e seguimi”: tutto questo ha rinverdito la mia vocazione». La spiritualità cristiana cammina con la storia umana: «sono stata piacevolmente colpita dallo scoprire con quale dedizione i francescani conservano i luoghi santi e gli scavi archeologici: è il segno di una fede che è anche cultura, che si pone domande intelligenti e che si radica nella tradizione.» Conclude la religiosa: «Gesù si è fatto uomo come noi, ha incontrato l’umanità nella sua debolezza. Così anche noi, nella nostra missione, dobbiamo riconoscere Gesù in coloro che incontriamo, anche nelle realtà più drammatiche». Faticoso per tutti, specie per chi – come suor Nadia – lavora in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Tante emozioni e suggestioni: bisogna farle sedimentare per capire in che cosa cambia la vita. Intanto però, inutile negarlo, è già possibile affermare come il pellegrinaggio in Terra Santa sia stato un’esperienza intensa di fede «un’esperienza fatta di emozioni nuove» racconta Elisabetta Cerri, della comunità di San Michele degli Scalzi, una vita divisa fra la casa, il lavoro alle Poste e il servizio nella Caritas parrocchiale. «L’impatto emotivo con quei luoghi è stato indubbiamente forte, ma soprattutto qualcosa resta nel profondo del cuore. Si vedono i luoghi in cui ciascuno ha immaginato – a suo modo – la vita di Gesù; e soprattutto si condividono le emozioni con altri pellegrini». Elisabetta è partita insieme con il parroco e un’altra decina di parrocchiani. «Ora – conclude – ho soprattutto la voglia di raccontare, di parlare di quello che ho visto e provato. E anche di rivedere i compagni di pellegrinaggio, per scambiarci ancora ricordi e emozioni». Una Parola attuale, che si vede e si toccaAttualizzare il vangelo, renderlo vivo e incarnarlo nel quotidiano è difficile per tutti. Ma il pellegrinaggio aiuta: la pensa così Federico Massi, di Pontedera. Al rientro dalla Palestina è tornato al lavoro, nel distributore di benzina che gestisce con il fratello. Ma il viaggio in Terra Santa cambia la vita: «Abbiamo visitato i luoghi delle scritture ed è cambiato il nostro modo di leggere il vangelo. Impressiona sapere, ad esempio, che la sinagoga di Cafarnao, anche se in rovina, è la stessa dei tempi di Gesù. Anche il Tabor, il monte delle beatitudini…sono luoghi bellissimi e per il cristiano hanno un valore in più». Federicdo aggiunge una nota personale: «il momento più bello del pellegrinaggio? La visita al Cenacolo e ai luoghi della Passione e la Messa nella chiesa della Dormizione. Le parole dell’arcivescovo mi hanno interpellato nel profondo». Momenti di grande spiritualità anche durante la via crucis, proprio sul monte Calvario: «in quel momento, portando la croce sulle spalle – racconta commossa Rita Simonetti, di Pietrasanta – pensavo a Gesù, e non c’era più niente intorno a me: solo la Passione del Signore». Peccato, in un simile scenario, la presenza di «quel muro, che cinge tutta Gerusalemme: fa una grande tristezza». Serena Puccinelli, di Bientina, studentessa di legge, rivive il «suo» pellegrinaggio: «i racconti del vangelo li ascoltiamo fin da piccoli. Ma riviverli concretamente nei luoghi dove si sono svolti è un’altra cosa. Abbiamo sentito Gesù presente in mezzo a noi». E racconta la visita al lago di Tiberiade: «siamo saliti su due imbarcazioni e abbiamo percorso un tratto di quelle acque; poi don Roberto Filippini ha letto i brani del vangelo e l’arcivescovo ha proposto una riflessione: è stato un momento bellissimo». E sottolinea: «lì e a Cafarnao abbiamo vissuto i momenti di maggiore raccoglimento: rispetto alle città più grandi della zona, questi sono luoghi incontaminati, rimasti quasi fermi nel tempo». Un viaggio per mano con San RanieriSi era messo in marcia per fare penitenza, Ranieri Scacceri, quando lasciò Pisa, poco meno di nove secoli fa: e il suo pellegrinaggio in Terra Santa fu – per l’epoca – davvero avventuroso. Ma doveva farlo: tale era il suo desiderio di incontro con il Signore. Del resto «il santo è colui è colui che cammina sulle orme di Gesù e rivive nella sua esistenza l’esistenza stessa del Cristo», come ha scritto l’arcivescovo ai pellegrini. Il pellegrinaggio «Sulle orme di San Ranieri» vuole esser questo: una discesa verso le radici della fede, in compagnia di un vero «padre spirituale» che non può essere dimenticato dai suoi concittadini e fratelli nella fede. Quale occasione migliore per avvicinarsi un po’ di più alla figura del santo e per farlo conoscere anche ad altri, se non ripercorrere il suo viaggio incontro a Gesù? Con questo spirito la comitiva diocesana ha portato alcuni doni al Nunzio apostolico, al Patriarca e al Custode della Terra Santa: oltre alla brochure del pellegrinaggio, una medaglia in argento raffigurante la Madonna di Sotto gli organi, protettrice di Pisa; un volume bilingue sul Duomo; e infine un libro di monsignor Silvano Burgalassi, «San Ranieri attraverso nove secoli di storia pisana». Per quanti fossero interessati a conservare un ricordo in più di questo viaggio, l’Ufficio diocesano pellegrinaggi sta lavorando a un cd con le immagini più belle e significative di questa esperienza. Sarà possibile acquistarlo a partire dal mese di ottobre, rivolgendosi all’agenzia Millennium.