Pisa

DI RITORNO DALLA GMG, CARICHI DI ENTUSIASMO

di Andrea Bernardini

Stanchi, quasi stremati dopo km e km percorsi a piedi, a Madrid, Valencia, Barcellona e nei paesi limitrofi, sotto il sole cocente ed il peso dello zaino caricato sulle spalle; i sussulti della nave che a fatica si faceva avanti nel mare impetuoso; e tutti quei disagi che fanno la differenza tra una vacanza  in un centro benessere e un pellegrinaggio  vero.Ma felici, inebriati dagli stimoli ricevuti, quasi incapaci, dopo pochissimi giorni, a dare un volto ai mille sorrisi incontrati durante le catechesi, le celebrazioni, le soste nelle grandi palestre messe loro a disposizione. E impazienti di «rivivere» nella propria comunità tutte le emozioni provate in occasione della Gmg.  Osserva Claudia Monaci, animatrice di Badia: «Anche i teenager pisani che si erano iscritti alla Gmg più per “obbedire” alle sollecitazioni del loro parroco che per personale convinzione, sono tornati a casa “trasformati”». Non più «adagiati» sul clima che spesso si respira nelle nostre comunità, dove al termine della celebrazione domenicale nessuno più si ricorda dell’omelia del prete che potrebbe servire da chiave di lettura per tutta la settimana; e otto su dieci attendono la benedizione finale per tornarsene in fretta e furia (e muso lungo) a casa. Ma «contagiati» dall’entusiasmo di centinaia di migliaia di coetanei provenienti da tutto il mondo che hanno resistito a calura e temporale in occasione della veglia di preghiera con Benedetto XVI nella spianata dell’aeroporto «Cuatro Vientos». E che mai e poi mai, il giorno seguente, avrebbero voluto lasciare quel posto, quasi che il tempo dovesse fermarsi lì.E chi potrebbe dar loro torto?Rosario, evangelio, botellas de agua sempre a disposizione e un confortevole calzuedo di ricambio: ecco cosa non dimenticare mai nella mochila  del pellegrino: ne sanno qualcosa i 129 pellegrini che sono entrati nel clima della Gmg già lo scorso 8 agosto, partecipando al pellegrinaggio con la immensa diocesi di Valencia (conta più di 2 milioni e mezzo di abitanti). La prima occasione per «familiarizzare» è al My One hotel Galilei, dove i giovani pisani si sono dati appuntamento alle sei del pomeriggio. Molti adolescenti, ma anche qualche veterano di Gmg, come Davide Nesti, uno dei responsabili della «spedizione». E poi alcuni giovani sacerdoti: Elvis Ragusa, Roberto Buratti, Francesco Fabrizio, Luca Facchini; due suore: la francescana Cinzia Vori e l’apostolina Donatella Branco; e alcuni seminaristi.Le comunità rappresentate: Ghezzano, Santo Stefano extra moenia, Colignola, Calci, Cascina, Cascine di Buti, Sacra Famiglia, San Piero a Grado e il Movimento dei focolari.Da Pisa – in autobus – fino a Livorno, dove alle otto di sera i ragazzi si sono imbarcati su una nave Grimaldi line per raggiungere Barcellona dopo 21 ore di viaggio. Una navigazione interminabile, «agitata» da un mare forza otto sopportato con difficoltà dai passeggeri. I primi compagni di pellegrinaggio sono stati i coetanei toscani.Quindi l’arrivo alla (sospirata) terra ferma dove i pellegrini partono in autobus verso  Torrent, una località spagnola che fa parte della comunità autonoma Valenciana: qui nella palestra del Polideportivo, i nostri e altri 400 giovani alloggiano tutta la settimana.Celebrazioni, spettacoli, concerti «segnano» il gemellaggio con la diocesi di Valencia. Pasti veloci ma completi e, in una occasione, anche una gustosa paella preparata in pentole da guinnes dei primati dai cuochi valenciani ed offerta a tutti i 15mila ospiti under 30 della città spagnola. Momenti significativi del «gemellaggio»: la Messa internazionale in tutte le lingue presieduta dall’arcivescovo di Valencia Carlos Osoro Sierra nella cattedrale dedicata alla Assunzione di Maria. Ed il suggestivo rosario recitato da migliaia di giovani una sera nella spiaggia de La Malvarosa. Da Torrent a Madrid, o meglio a Tres Cantos, «giovane» città (è stata fondata agli inizi degli anni Settanta) a trenta km dalla capitale spagnola. Qui i 129 pisani hanno raggiunto altri 44 giovani della nostra diocesi che avevano già raggiunto quella località per partecipare alla settimana conclusiva della Gmg (altri 81 ne arriveranno nei giorni successivi).Anche in questo caso, notti vissute in una palestra. Grande, ma non sufficientemente «attrezzata» alle esigenze di un numero di giovani che, di giorno in giorno, aumentava superando ogni più «rosea» previsione.A Madrid, in piazza Cibeles, martedì 16 agosto, i giovani pisani hanno partecipato insieme agli altri alla celebrazione eucaristica di inizio della Giornata mondiale della gioventù.Il giorno dopo, a Tres Cantos, hanno ascoltato la catechesi dell’arcivescovo di Lucca Italo Castellani e partecipato, a Madrid, alla festa degli italiani.Giovedì 18 agosto nuova catechesi al mattino tenuta dall’arcivescovo di Lecce Domenico Umberto D’Ambrosio in attesa dell’arrivo di Benedetto XVI a Madrid e della sua accoglienza in piazza de Cibeles.Il giorno successivo, a Tres Cantos, la terza catechesi – in questo caso tenuta dal vescovo di Lezha (Albania) Ottavio Vitale, – ed una via Crucis tutta pisana guidata da don Elvis Ragusa e suor Donatella Branco.I «nostri» – che nel frattempo sono saliti a 253 – incontrano in ogni dove giovani da tutto il mondo; ascoltano ed imparano nuovi canti, nuove animazioni. Meditano sulle catechesi mattutine. Cercano di mettere ordine nella loro vita, confessandosi e chiedendo direzione spirituale ai sacerdoti accompagnatori. A Madrid sono arrivati nel frattempo don Francesco Barsotti, don Roberto Filippini con il resto dei seminaristi, don Francesco Bachi: una piccola task-force che si mette in ascolto dei ragazzi.Tutti hanno modo di conoscere la cucina spagnola, potendo utilizzare i buoni pasto spendibili nei pub e nei ristoranti Gmg-friendly disseminati per la capitale.Intanto al campo-base arriva la notizia che più di un milione di giovani si recheranno all’indomani alla spianata dei Cuatro Vientros per partecipare alla veglia con il Papa. La delegazione pisana decide di partire già al primo mattino di sabato 20 agosto per «conquistare» in tutta calma l’area assegnata. Il sole cocente, la temperatura che tocca i 44 gradi, però, rende l’attesa piuttosto difficile. Alcuni si attrezzano con delle tende, per cercare un po’ di riparo. La scorta di due litri e mezzo che ciascuno conserva nello zaino si rivela insufficiente, così come l’intervento dei pompieri che passano tra la folla con gli idranti per dare un po’ di refrigerio. Alla sera, l’incontro con Benedetto XVI è invece «salutato» da un violento acquazzone.Ma i nostri, «stoici», non vogliono perdersi un attimo di questo momento speciale. E si commuovono quando il Papa ottantenne resta con loro, nonostante i cerimonieri lo invitino a lasciare il palco e trovare miglior riparo. Notte nella spianata in attesa della celebrazione domenicale.All’indomani Benedetto XVI si rivolgerà ai ragazzi così: «Cari giovani, ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo visti. Spero che abbiate potuto dormire almeno un poco, nonostante l’inclemenza del tempo. Sono sicuro che all’alba di oggi avete levato gli occhi al cielo più di una volta e non solo gli occhi, ma anche il cuore, e questo vi avrà permesso di pregare. Dio sa ricavare il bene da tutto». Iniziando la celebrazione eucaristica.Conclusa la Gmg, le «comitive» si dividono: chi ha scelto il pellegrinaggio «corto» se ne torna a Barcellona.I 120 del pellegrinaggio «lungo», invece, restano a Madrid anche il giorno successivo, prima di tornare a Tres Cantos, e da qui a Barcellona. Gli autobus «scaricano» i pisani alle 7 del mattino, dunque 13 ore prima dell’imbarco. Alcuni sacerdoti contattano una parrocchia locale, dove tutti possono depositare i pesanti zaini del ritorno ed utilizzare così liberamente il tempo restante per visitare la città e celebrare la messa conclusiva del pellegrinaggio.Mercoledì 24 agosto, il ritorno in nave a Civitavecchia. Stanchi ma contenti. Riconoscenti gli uni gli altri per il dono ricevuto.E adesso?«Adesso – dice Giuseppe Colombino, 36 anni, che ha curato la segreteria della delegazione pisana a Madrid – viene il bello. Dovremo lavorare sugli stimoli ricevuti in queste settimane. Cercando di capire come tradurre nella vita di tutti i giorni, in casa, a scuola, a lavoro, in parrocchia quello che abbiamo vissuto in questo evento straordinario».