Distrutti dalla folle violenza di un vandalo il 25 novembre 2013 e ricollocati da poco nella loro posizione originaria, rispettivamente all’interno delle chiese di San Bartolomeo, in piazza Mercatale, e di San Pier Fiorelli, conosciuta da tutti i pratesi come San Pierino. Sono tornati a casa i due crocifissi tra i più venerati a Prato: quello conservato in San Bartolomeo è un’imponente opera lignea dei primi anni del 1300 di scuola fiorentina, attualmente collocato in una navata laterale della chiesa. I danni di tre anni fa erano stati inflitti con colpi di martello all’altezza dell’addome, con conseguente distaccamento delle braccia e danneggiamenti alle spalle. I lavori di restauro, durati circa un anno e curati da Daniele Piacenti in collaborazione con alcuni membri del Gruppo di restauratori Borgo al Cornio, come nel caso del restauro dell’opera di San Pierino, hanno permesso di portare alla luce la struttura interna del crocifisso, mai indagata prima d’ora. «Abbiamo fatto una tac al crocifisso – spiega Daniele Piacenti, restauratore che si è occupato dei lavori – e abbiamo scoperto il processo costruttivo che ne è alla base, con una fittissima rete metallica fissata con dei chiodini. Abbiamo trovato anche tracce di ridipinture: le abbiamo rimosse insieme alla polvere e al nerofumo. In seguito abbiamo ripristinato i piccoli distacchi del legno. Questo non è stato il primo intervento subìto dall’opera; intorno al 1950, infatti, venne restaurata da Averardo Lumini, in seguito agli ingenti danni dovuti ai bombardamenti della seconda guerra mondiale».«Siamo soddisfatti e lieti di questo ritorno; – afferma don Marco Natali, parroco di San Bartolomeo – il crocifisso è finalmente tornato nella sua posizione originaria e al suo splendore: il restauro è stato fatto a regola d’arte, lasciando in evidenza i segni del tempo». Il crocifisso di San Leonardo in Porto Maurizio è conservato nella chiesa di San Pier Fiorelli dal 1860. Si tratta di un’opera smontabile al fine di facilitarne il trasporto, in quanto il Santo francescano di cui porta il nome era solito portare la statua con sé nelle proprie predicazioni, che fecero il giro della Toscana. In seguito all’atto vandalico, l’opera aveva subìto ingenti danni, che hanno richiesto due anni di lavoro certosino: il crocifisso era stato gettato in terra e scaraventato più volte contro le navate, il volto calpestato. «È stato – afferma Daniele Piacenti – un restauro eccezionale: mai nella mia carriera di restauratore avevo visto un’opera in quelle condizioni. Il vandalo si è accanito con tale ferocia sul Cristo, da smembrarlo e sbriciolarlo quasi interamente. Per fortuna il crocifisso di San Leonardo in Porto Maurizio è costituito esternamente da stucco, mentre la struttura interna è in cartoncino. Facendo un complesso lavoro a ritroso, partendo cioè dagli ultimi frammenti distaccati dall’opera, e mettendo in atto tecniche per noi stessi innovative, siamo riusciti a riportare il crocifisso alla propria forma originaria. Ci sono stati di grande aiuto i riccioli dei capelli del Cristo, rimasti miracolosamente intatti, soprattutto nella ricostruzione dell’inclinazione esatta del volto, che non solo non conoscevamo, ma di cui esistevano anche poche fotografie».