Pisa

DESTINATO A CRESCERE IL NUMERO DELLE UNITA’ PASTORALI

di Giovanni Paolo Benotto, arcivescovo

Carissimi Sacerdoti, Diaconi, Religiose, Religiosi e Fedeli tutti della Chiesa pisana,a voi pace, gioia e pienezza d’amore da Dio nostro Padre, per mezzo di Gesù Cristo Signore, nello Spirito Santo Consolatore.A quasi un anno dall’inizio del mio ministero episcopale a Pisa, dopo aver visitato gran parte delle nostre comunità parrocchiali ed aver incontrato numerose associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, oltre ad aver avuto non pochi contatti con le realtà sociali e le Istituzioni del nostro territorio, credo sia doveroso riflettere con voi e in qualche modo fare il punto della situazione diocesana. E lo faccio all’inizio della Quaresima con la disponibilità interiore a lasciarmi guidare dalla luce della Parola di Dio che ci chiama a conversione e che vuole condurci sulla strada di una sempre maggiore fedeltà al Vangelo. Ringrazio innanzi tutto il Signore per i doni meravigliosi che ha donato e continua a donare alla nostra Chiesa pisana, così come ringrazio tutti voi che con grande generosità vi spendete al servizio della nostra Chiesa perché il Vangelo di Gesù possa essere annunciato a tutti e in particolare a quanti sono lontani dalla fede, ma non dall’amore del Padre celeste.Ringrazio i catechisti, un vero esercito; gli animatori dei vari settori della pastorale, dal servizio della carità alla pastorale giovanile; dalla pastorale della salute all’impegno nella cultura, nell’università e nella scuola; dal mondo del lavoro a quello delle comunicazioni sociali, dall’impegno educativo alle realtà socio-assistenziali e cooperativistiche, dal servizio alle missioni a quello tra i più poveri ed emarginati, dalla catechesi ad ogni livello alla celebrazione della liturgia e tutti coloro che operano con generosità nelle tante realtà che impreziosiscono la nostra testimonianza ecclesiale. Di tutto e per tutti, siano rese grazie a Dio!In questo anno sono stati riattivati gli Organi di partecipazione ecclesiale che, secondo il Diritto Canonico, decadono con l’avvicendamento del vescovo: il Consiglio Presbiterale e il Consiglio Pastorale diocesano; così come ha ricevuto nuovo vigore la Consulta per le Aggregazioni laicali che ha rinnovato la propria presidenza e che con generoso entusiasmo ha iniziato un itinerario che spero ricco di frutti per il variegato mondo delle associazioni ecclesiali.Il Consiglio Pastorale sta iniziando il proprio lavoro di riflessione in vista della formulazione del Piano pastorale diocesano per il prossimo quinquennio che andrà ad incrociare l’inizio del decennio che la Conferenza Episcopale Italiana dedicherà ad una più incisiva azione per dare risposta a quella che il Papa ha chiamato “emergenza educativa”. Il Consiglio Presbiterale e i Vicari Foranei hanno invece affrontato il tema dell’assetto diocesano a partire dalla attuale configurazione delle nostre parrocchie, tenendo conto del numero e dell’età dei presbiteri e dei parroci in particolare e delle prospettive vocazionali della nostra Chiesa.Un quadro capace di “far tremare le vene e i polsi” e che richiama tutti ad una necessaria ed urgentissima revisione dell’attuale assetto parrocchiale della nostra Chiesa, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei sacerdoti sul territorio diocesano.In questo momento, su 166 parrocchie erette canonicamente, 76 hanno un proprio parroco residente, mentre altri 37 parroci curano le restanti 90 comunità.  I sacerdoti incardinati e presenti in diocesi sono in totale 138, dei quali 12 sono inabili in quiescenza. Il 26% ha più di 75 anni; il 31,5% ha dai 60 ai 75 anni; il 35% ha dai 40 ai 60 anni; il 7% ha meno di 40 anni. Sono poi in servizio nella nostra diocesi altri 7 sacerdoti non incardinati. Le parrocchie senza parroco residente sono 56.Da quando sono arrivato ho celebrato le esequie di 7 sacerdoti e di 2 diaconi permanenti.In Seminario, per grazia di Dio, ci sono attualmente 15 seminaristi, ma per la prima ordinazione sacerdotale, a Dio piacendo, ci sarà da attendere ancora due anni.Considerando questi numeri, la prospettiva che ci si apre davanti è quella di una ulteriore e drastica diminuzione di clero che ci porterà ad avere, nel giro dei prossimi quattro-cinque anni qualche altra decina di parrocchie senza parroco residente.Che cosa fare? Quali strategie possiamo adottare per non intristirci in un fatalismo sconsolato che finirebbe per paralizzare ogni energia?Certamente viene chiesto a tutti un supplemento di fede: Dio non ha mai abbandonato la sua Chiesa e mai la abbandonerà; per cui siamo sicuri che c’è in atto un disegno divino d’amore che se anche non riusciamo a capire pienamente, chiede sempre una generosa risposta di fede. Se dunque le prove si moltiplicano deve crescere la nostra fiducia nell’amore provvidente del Signore; ma contemporaneamente dobbiamo essere capaci di interrogarci sulla maturità della nostra fede e della nostra vita ecclesiale.In altre parole, nelle difficoltà che stiamo vivendo, di fatto il Signore ci sta rivolgendo un messaggio. Egli ha sicuramente qualcosa di grande da dirci e che dobbiamo riuscire a comprendere, aiutandoci gli uni gli altri, arcivescovo, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, in un rinnovato spirito di comunione. In questo aiuto che siamo chiamati a scambiarci reciprocamente, dobbiamo prima di tutto sostenerci a vicenda con la preghiera.Pregare gli uni per gli altri non è un atto accessorio del nostro essere cristiani, bensì è un fatto sostanziale e indispensabile, così come è indispensabile intensificare la preghiera della nostre comunità per le vocazioni sacerdotali e religiose.Non ci deve essere parrocchia in cui possibilmente ogni settimana, non ci sia almeno un’ora di adorazione al Santissimo Sacramento per le vocazioni; così come deve essere percepito come dovere di tutti sostenere e coadiuvare le iniziative di pastorale vocazionale promosse dalla Diocesi e dal nostro Seminario.Non possiamo poi esimerci da un rinnovato e fiducioso impegno di accoglienza e di fraterna collaborazione tra sacerdoti e laici, tra laici e sacerdoti per la crescita della nostra Chiesa pisana, nel rispetto dei reciproci doni e ministeri e nella consapevolezza che tutti siamo membra gli uni degli altri e che solo insieme si è capaci di offrire al mondo una immagine piena di che cosa significa essere Chiesa.Proprio in questo clima di reciproca stima e di fraterno incontro è allora possibile affrontare con sufficiente serenità il tema complesso e difficile di un nuovo assetto pastorale delle nostre parrocchie che dovranno sempre più tendere ad una vera e propria unità nell’azione pastorale, per non rischiare di dar vita non ad “Unità Pastorali”, ma solo ad accorpamenti di parrocchie dettati più dalle emergenze che non sostenuti da un cammino condiviso e da scelte razionali e saggiamente ponderate.Questa riflessione che dovrà portare in tempi assai brevi ad una nuova mappa delle nostre parrocchie, deve tener conto della situazione attuale che viene “fotografata” in un allegato in cui sono evidenziate le attuali unioni e accorpamenti di parrocchie realizzati a vario titolo e con le più diverse modalità.Il Consiglio Presbiterale ha già indicato alcuni criteri ai quali potranno aggiungersene anche altri, derivanti da una riflessione più ampiamente condivisa; tali criteri sono: la omogeneità del territorio con riferimento anche ai confini civili, e ai riferimenti istituzionali scolastici ed amministrativi; la facilità di comunicazione; l’equilibrio del numero di abitanti; l’esistenza di strutture pastorali adeguate che possano essere utilizzate in una pastorale unitaria; la valorizzazione di sinergie pastorali già in atto; la presenza e l’attività apostolica di Istituti religiosi presenti sul territorio.Sulla base di questi criteri, e partendo dalla situazione esistente, ogni vicariato dovrà individuare le possibili soluzioni di “Unità Pastorali” da realizzare sul proprio territorio e nello stesso tempo potrà e dovrà indicare le possibili modalità per la necessaria sensibilizzazione dei fedeli circa questo problema.Sono sicuro che nessuno che ami davvero la nostra Chiesa pisana si tirerà indietro in questo percorso; sicuramente nessuno si fossilizzerà su forme di individualismo o di campanilismo anacronistico, ma tutti, ne sono certo, ciascuno secondo la propria responsabilità, cercheremo di vivere questo difficile momento come occasione per riscoprire ed apprezzare ancora di più la vera comunione per la quale la gioia dell’uno è gioia dell’altro e la sofferenza e il dolore di uno è anche sofferenza e dolore di tutti.Sono convinto che se cresceremo tutti in questo spirito di carità fraterna, di condivisione autentica e di sostegno reciproco, non solo saremo in grado di rispondere alle necessità di questo particolare momento, ma saremo soprattutto capaci di dare nuovo impulso alla evangelizzazione che la nostra Chiesa è chiamata a svolgere, perché tutti, nessuno escluso, possano incontrare Gesù Salvatore, credere in Lui e credendo, avere la pienezza della vita.Affidandomi alla vostra preghiera e contando sul vostro aiuto, con l’augurio di una vera Quaresima di conversione, vi raccomando al Signore perché vi e ci benedica.