Lettere in redazione

Deluso dall’«affitto concordato»

L’ampio spazio dedicato nel numero 12 del 14 marzo mi ha spinto a raccontarvi la mia esperienza sugli «affitti a canone concordato», nella convinzione che le volontà politiche si manifestino anche nelle «piccole cose burocratiche». Lo scorso anno ho avuto a disposizione un piccolo appartamento e mi è parso giusto di affittarlo a canone concordato (tra l’altro ad una famiglia suggerita dalla Caritas). In breve i fatti rilevanti sono questi:

1) L’accordo previsto dalla legge 431/98 è stato siglato a Firenze tra Comune e organizzazioni degli inquilini e dei proprietari il 16 luglio 1999 (depositato il 2-2-2000), prevedeva una revisione entro 18 mesi, a febbraio 2003 non era stato rivisto, nè sembra rivisto a tutt’oggi.

2) L’accordo prevedeva dei canoni ragionevoli (all’epoca erano dichiarati inferiori del 20% ai prezzi di mercato) e una clausula di un modesto incremento con l’Istat (tipo equo canone). La cosa buffa è che i nuovi contratti devono – viceversa – rispettare rigorosamente i canoni fissati nel ’99 senza nessun incremento. Poiché l’accordo non è stato rivisto, adesso questi canoni forse sono inferiori al 50% del mercato

3) Un altro aspetto minore riguarda lo «sconto ICI», per cui viene richiesto di fare due pratiche, sempre verso il Comune, completamente diverse, a due uffici diversi, situati in due punti diversi della città, con scadenze diverse e una anche in carta da bollo, sembrerebbe da ripetere ogni anno. Per ora mi sono arreso per una delle due…E poi bisogna fare una ulteriore pratica per la riduzione dell’Irpef…Paolo MaurenzigFirenze Nonostante la sua esperienza negativa (soprattutto sotto l’aspetto burocratico, mi sembra di capire), la novità degli «affitti concordati», introdotta dalla legge 431/98 per le aree a forte tensione abitativa, sembra aver funzionato abbastanza. E dalle indagini in circolazione (cito quella del «Sole24ore») risulta che l’accordo firmato a Firenze nel 1999 dalle organizzazioni di categoria è tra quelli più «realistici», garantendo vantaggi sia al proprietario che all’affittuario. Certo, un po’ di coraggio in più (eliminando ad esempio l’Ici per questi immobili) avrebbe potuto favorire una maggiora diffusione di questo tipo di contratti che ha anche il merito, non secondario, di far emergere dal «nero» tanti contratti di locazione. E da parte dei Comuni basterebbe un po’ di buona volontà per semplificare anche le procedure.Claudio TurriniSe il sogno di un tetto diventa un miraggio

Osservatorio sul mercato immobiliare del Sole24ore