Opinioni & Commenti
Decreto sicurezza, un provvedimento insensato e inefficace
di Giuseppe Anzani
Il «pacchetto sicurezza» è un provvedimento corposo, a molte facce, con orizzonti diversi; ma sul versante che esso dedica agli immigrati presenta alcuni profili di crudeltà che sgomentano e alcuni profili di insensatezza che impensieriscono.
È una legge crudele, che produrrà dolore. Trasforma di colpo una moltitudine di gente in una massa criminale. Dalla sera alla mattina, ecco 600mila persone che diventano delinquenti, per decreto. Ammenda fino a 10mila euro ed espulsione. Dice il ministro Maroni che non è così perché la legge non è retroattiva; sta di fatto che il reato previsto non è solo quello dell’ingresso clandestino, ma anche del soggiorno, e il soggiorno, un minuto dopo che la legge sia entrata in vigore, è un fatto successivo e dunque un reato punibile. Se davvero il ministro Maroni vuole escludere il reato promuova una legge di interpretazione autentica: «il soggiorno di chi era già entrato non è reato». Sennò è grottesco. Ancora profili di crudeltà si rinvengono nel condizionare al permesso di soggiorno l’accesso agli atti di stato civile (nascita, filiazione, matrimonio, morte) e per fruire dei servizi pubblici (compresa l’energia elettrica, l’acqua, il gas, eccetera). Ogni rapporto con pubblici ufficiali genera denuncia. Senza il permesso di soggiorno non si ha praticamente il diritto di esistere. È prevedibile che la disperazione di chi si trova in una simile tragica marginalità lo esponga a più pesanti rischi di sfruttamento, di ricatto, di paura. Nei centri di espulsione si può restare chiusi fino a sei mesi.
È una legge insensata. Secondo i principi elementari del diritto, un reato ha senso se il precetto o il divieto che la norma impone è praticabile; altrimenti è un controsenso. Ora, si possono precettare 600mila persone di sparire d’un colpo, per evitare il reato di soggiorno clandestino? Di più: la legge è insensata perché getta nell’angoscia migliaia e migliaia di famiglie già colpite dal dolore; famiglie assistite da 500mila badanti che abitano dentro le nostre case, che curano i nostri vecchi, i nostri malati non più autosufficienti.
Che cosa accadrebbe se non ci fossero più? Ora si sente dire in sede politica che bisogna trovare un rimedio; speriamo che sia un rimedio intelligente, senza la regola demenziale del ritorno della badante al suo Paese a chiedere là un visto italiano per rientrare secondo i flussi. E poi, un rimedio limitato alle badanti sarebbe discriminante verso gli altri stranieri che svolgono altri onesti lavori, e hanno eguale dignità umana.
È una legge inefficace, che s’illude di scrollarsi via un problema angoscioso inasprendo la sventura dei deboli. Avrà frutti magri, fatti di lacrime, e un sovrappiù di dolore sommerso, nascosto.
Potrà sparare nel mucchio, come capita, perché processare 600mila persone (ogni singolo reato comporta comunque un processo, vale a dire un pubblico ministero, un giudice, un avvocato difensore d’ufficio, eventualmente un interprete, costi enormi) è un’immagine apocalittica per la quale lo stesso Consiglio superiore della magistratura ha parlato di «collasso». Inefficace, insensata, crudele: una legge sbagliata e cattiva.