Ventotto Paesi hanno terminato l’iniziativa di cancellazione del debito. Laddove questa iniziativa si è legata rigorosamente alla lotta alla povertà per il futuro e con il coinvolgimento della società civile, i risultati sono stati positivi. Questa cifra però va messa in relazione alla totalità dei Paesi, circa 70, che hanno un grave problema di debito. Lo ha detto Riccardo Moro, già direttore della Fondazione giustizia e solidarietà, illustrando stamattina i risultati del Rapporto sul debito 2005-2010 presentato nell’ambito del seminario promosso dal Tavolo giustizia e solidarietà della Cei, sul tema A dieci anni dalla Campagna ecclesiale sul debito estero. Se il risultato delle campagne giubilari non ha sempre ottenuto cancellazioni ha spiegato Moro c’è stato però un buon risultato a livello politico. A differenza del passato, oggi questi principi sono riconosciuti e accettati e hanno prodotto un clima nuovo. In particolare, nel biennio tra il 1999 e il 2000, siamo entrati nella logica d’inserire il problema del debito nella prospettiva più ampia della lotta alla povertà, ponendo il tema dei finanziamenti allo sviluppo.Oltre all’impegno per i Paesi non toccati dalle cancellazioni, tra gli obiettivi per il futuro il Rapporto indica quelli di far crescere strumenti per costruire nuove regole di prestito più responsabile o per un arbitraggio delle crisi, etc.. La giustizia si costruisce ricostruendo relazioni umanizzanti tra i popoli. In tal senso è un lavoro che tocca la responsabilità di tutti i cittadini della società civile. Questa, ha aggiunto Moro, l’idea di fondo che ha guidato 10 anni di lavoro per la conversione del debito in Guinea e Zambia dove sono stati finanziati oltre 1.100 progetti. Su questa linea il Tavolo giustizia e solidarietà continua il percorso iniziato con la campagna giubilare realizzata in Italia tra il 1999 e il 2001 richiamando all’impegno di tutti i cittadini nella società civile. Rispetto al futuro il Rapporto 2005-2010 evidenzia come la questione del debito presenta un nuovo rischio di vulnerabilità di fronte alla crisi finanziaria. Di qui l’urgenza di una seria governance finanziaria in cui tenere aperta anche l’attenzione per i finanziamenti allo sviluppo, la sfida della formazione su questi temi, l’attenzione all’ambito del lavoro. Piste d’impegno civile individuate dal Tavolo per un’azione futura.Sir