Italia

Debito estero: non è ancora rimesso

di Patrizia Caiffa A cinque anni dalla Campagna promossa dalla Chiesa italiana in occasione del Giubileo, il problema del debito estero non è ancora risolto. Lo denuncia il primo Rapporto sul debito estero, curato dalla Fondazione giustizia e solidarietà, promossa dalla Cei per dare continuità all’iniziativa dell’anno 2000, che portò alla cancellazione del debito verso l’Italia della Guinea Conakry e dello Zambia. Il volume, intitolato “Impegni di giustizia” viene presentato dal direttore della Fondazione Riccardo Moro nel corso del convegno “Debito estero. A cinque anni dal Giubileo”, il 13 maggio a Milano (Cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica). Con il Rapporto sul debito la Fondazione intende mettere a disposizione della società civile italiana, delle Istituzioni pubbliche e della politica uno strumento per misurare il grado di mantenimento degli impegni. Tra i partecipanti all’incontro: l’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, rappresentanti dello Zambia e della Guinea Conakry, della Banca mondiale e del Governo italiano, il card. Attilio Nicora, già presidente della Campagna ecclesiale del 2000, Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica, e mons. Fernando Charrier, presidente della Fondazione giustizia e solidarietà.

DA 2.300 MILIARDI DI DOLLARI A 2.600. DEBITO IN AUMENTO? Prima del Giubileo il peso del debito che i Paesi in via di sviluppo avevano verso soggetti stranieri era di circa 2.300 miliardi di dollari, informa il Rapporto. “Ad oggi risulta che quella stessa cifra sfiora i 2.600 miliardi di dollari: apparentemente, dunque, il debito è aumentato e una lettura non approfondita potrebbe far ritenere che nulla è cambiato e che la situazione è peggiorata”. Dall’analisi del Rapporto risulta “che poco o nulla è stato offerto ai cosiddetti Paesi a medio reddito pro-capite, come l’area latinoamericana o quella del Sud Est asiatico, e nulla si è fatto per i Paesi a basso reddito che secondo la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale hanno un debito sostenibile”. L’azione internazionale si è invece concentrata su una quarantina di Paesi a basso reddito localizzati soprattutto in Africa. L’iniziativa internazionale Hipc (Heavily indebted poor countries), rivolta ad una quarantina di Paesi e attivata per ora solo con ventisette, ha effettivamente avviato un processo che ha contribuito a cambiare lo stile delle relazioni tra questi Paesi e il resto del mondo. Ma “da più parti – precisa il Rapporto – è richiesta una modifica della soglia di sostenibilità del debito, attualmente limitata a un numero troppo esiguo di Paesi”.

L’ITALIA DEVE FARE DI PIÙ. “Molto è stato realizzato, ma moltissimo resta ancora da fare”, si legge nel volume, che chiede il “rafforzamento dell’azione italiana”. “Mentre le cancellazioni seguono il ritmo dell’iniziativa internazionale – si legge – mancano le attività di monitoraggio che verifichino in che modo vengano utilizzate le risorse ottenute con la cancellazione del debito”. L’impegno della Chiesa italiana nel 2000 ha portato, tra l’altro, alla legge italiana sul debito (209/00), una delle più avanzate tra quelle dei Paesi creditori. Ma l’Italia – denuncia il Rapporto – “oggi non ha ancora applicato in maniera adeguata la legge: solo con 24 Paesi, sull’ottantina previsti, è stato firmato un accordo di cancellazione”.

BUONI RISULTATI IN ZAMBIA E GUINEA. L’impegno della Chiesa italiana sta invece dando buoni risultati. In Guinea Conakry è stato creato un fondo finanziato dal Governo locale, che utilizza il denaro proveniente dalla cancellazione del debito e dalla Fondazione, che alimenta il fondo con il ricavato dalla colletta effettuata in tutta Italia durante il Giubileo. Dal 2003 ad oggi sono stati spesi 2 milioni di euro per iniziative di sviluppo. In Zambia le attività si stanno avviando, scontando, però, un ritardo dovuto alle difficoltà incontrate nel rapporto con il governo italiano e zambiano.

MA TANTE ALTRE SONO LE SFIDE. “La remissione del debito – si legge nel Rapporto – è una delle componenti del finanziamento dello sviluppo, ma non l’unica”. La trasformazione del debito in finanziamento della lotta alla povertà è infatti uno “dei passaggi necessari, ma non sufficienti, che la comunità internazionale deve affrontare”. Nella situazione odierna, assorbita da problemi, pur gravi quali le guerre, il terrorismo, “non possiamo dimenticare la sfida della povertà e della fame”.

IMPEGNARSI NEL QUOTIDIANO. Ciò che si può fare invece a livello di singoli e di gruppi è invece “Impegnarci nel quotidiano, guardando lontano”. È questo lo slogan che fa da sfondo alla scelta personale di stili di vita alternativi. Tra le indicazioni per “consumare e risparmiare criticamente”: “Smettere di comprare tutto ciò che la pubblicità impone e utilizzare i risparmi badando solo al nostro interesse; rivolgersi ai negozi del commercio equo e investire i risparmi nel circuito della finanza etica…”.