Caro Direttore,sono uno dei tanti che ha seguito in tv il bellissimo film su De Gasperi. Tuttavia per i più giovani sarà stata incomprensibile la sequenza dove si manifestava la pressione del Vaticano per una coalizione al comune di Roma della Dc e di una lista civica comprensiva di monarchici e missini. Per me, che di anni ne ho abbastanza, è invece comprensibile considerando che negli anni ’50 Stalin era ancora vivente e anche il Pci faceva riferimento a lui. Molti ricorderanno le persecuzioni nei confronti dei cattolici (e di tutte le religioni) in tutti in paesi comunisti. Molti sacerdoti e vescovi venivano uccisi o imprigionati, le chiese chiuse e chi praticava una religione veniva severamente punito. Insomma ciò che oggi sarebbe definita «una ingerenza» allora era semplicemente doveroso per la salvezza non solo della Chiesa ma della libertà di tutti. Altrimenti oggi anche l’Italia sarebbe stata nelle stesse condizioni della Russia o dell’Albania.Ivano Goranaranstone2000@yahoo.itCaro Direttore,la ricostruzione fatta dalla Cavani su De Gasperi è un vero capolavoro, che descrive con verità tutta la saggezza di un grande uomo politico. Scriveva Enzo Biagi, confrontando la bassezza delle idee e la preminenza dei propri interessi personali degli attuali governanti, che si dovrebbero vergognare anche quelli che un tempo gridavano: «Con De Gasperi non si mangia!».Noi cattolici, abbiamo anche l’altra figura di personaggio carismatico, Sindaco, che la povera gente considerava Santo già quando era in vita.Vorrei incoraggiare se possibile Bernabei a promuovere una fiction su La Pira, sarebbe un omaggio alla Pace nel mondo, una difesa della dignità umana in favore dei più deboli e del diritto alla vita.Gian Carlo GuivizzaniFaella (Ar)Il Presidente Ciampi, ricevendo i finalisti del premio televisivo «David di Donatello» ha detto di avere seguito la fiction tv «De Gasperi l’uomo della speranza» «con commozione». Credo sia stato davvero questo il sentimento prevalente negli spettatori, soprattutto in quelli che hanno vissuto, magari nella loro infanzia, quegli avvenimenti. La figura di De Gasperi uno dei pochi statisti che l’Italia ha avuto nel dopoguerra emerge in tutto il suo spessore politico e morale. La sua azione politica si caratterizza infatti per la chiarezza delle idee, la volontà di ricostruire e soprattutto per il coraggio delle scelte difficili, quelle che segnano la storia di una nazione. Valendosi della consulenza della figlia Maria Romana, Liliana Cavani ha ben delineato di De Gasperi anche la limpidezza della vita privata carica di affetti, che avvalora il suo stesso impegno pubblico. In un tempo in cui la politica tende diffusamente al grigio e il personale politico, ovunque si guardi, non edifica, ricordare De Gasperi significa anche consegnare alle giovani generazioni un messaggio: far politica con coerenza, dedizione e onestà è possibile. Alcuni hanno evidenziato dei limiti nella ricostruzione storico-politica che andava maggiormente approfondita; inoltre i personaggi di contorno meritavano di essere meglio delineati perché, almeno alcuni, avevano un loro spessore. Sono i limiti di ogni fiction a carattere storico che voglia rivolgersi ad un largo pubblico. Credo comunque che nel complesso si possa condividere il giudizio di questi due lettori.Nella fiction si fa riferimento alle incomprensioni e pressioni da parte del Vaticano in occasione di quella che fu chiamata «operazione Sturzo» in un momento in cui il pericolo comunista era una realtà. Al di là della rappresentazione un po’ troppo calcata e… gridata di padre Lombardi, pressioni ci furono ed anche in questa circostanza emerge la linearità di De Gasperi che rivendica, da credente, la giusta autonomia del laicato, in una concezione che anticipa il Vaticano II. Furono vicende che fecero molto soffrire un uomo di fede profonda e vissuta. In questa circostanza e non solo egli poté comunque contare sulla stima, l’amicizia ed anche l’aiuto dell’allora sostituto alla Segreteria di Stato, mons. Montini. È questo un aspetto che si poteva rilevare.