Mondo
David Sassoli, portabandiera di un’Europa gentile, aperta e giusta
“Ci risentiamo dopo le feste. Auguri!”. Sono le ultime parole che ho sentito pronunciare da David Sassoli. Accompagnate da quel sorriso generoso cui ci aveva abituati. Era il 15 dicembre scorso.
Nella sede al Parlamento europeo eravamo in coda per un tampone molecolare. La mattina avevamo scambiato due chiacchiere per un progetto comune: nel pomeriggio era tornato sulla faccenda. Poi il test, e via, verso Bruxelles, dove il giorno successivo si sarebbe svolto il Consiglio europeo. Il suo ultimo summit, aperto, come sempre, da un discorso appassionato, esigente, programmatico. Spalancato sul futuro.
Nell’attività istituzionale, nei discorsi ufficiali, nelle conferenze stampa, nelle riunioni informali fra Strasburgo e Bruxelles richiamava con insistenza alcune sfide che attendono l’Europa e il mondo: la tutela dei diritti umani, l’attenzione prioritaria alle persone fragili ed emarginate, l’urgenza migratoria e il dovere dell’accoglienza, uno sviluppo economico sostenibile, la difesa del lavoro, le opportunità per i giovani, la lotta al cambiamento climatico, l’orizzonte digitale, la cooperazione internazionale, l’edificazione della pace in ogni angolo del pianeta…A Natale aveva inviato gli auguri con un toccante videomessaggio: “In questo anno abbiamo ascoltato il silenzio del pianeta, abbiamo avuto paura ma abbiamo reagito, costruendo una nuova solidarietà, perché nessuno è al sicuro da solo”. “Abbiamo visto nuovi muri e i nostri confini in alcuni casi sono diventati confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro persone che chiedono riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà”. Sassoli aggiungeva: “abbiamo lottato accanto a chi chiede più democrazia, più libertà, accanto alle donne che chiedono diritti e tutele. A chi chiede di proteggere il proprio pensiero. Accanto a coloro che continuano a chiedere un’informazione libera e indipendente”.