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DARFUR: COMUNICATO DEI VESCOVI CATTOLICI DEL SUDAN

Preoccupati per la “tragica situazione in Darfur”, i vescovi cattolici del Sudan, riuniti a Jinja in Uganda, località facilmente accessibile per tutti loro, in un comunicato hanno rivolto in più direzioni – Onu, comunità internazionale, governo sudanese, i due movimenti dei ribelli Sudanese Liberation Movement/Army (Slm/a) e Justice and Equality Movement (Jem) – un appello pressante e urgente affinché “il popolo del Sudan venga soccorso nel suo presente travaglio” e in conclusione invitano “ tutti coloro che anelano alla giustizia e alla pace a offrire preghiere e assistenza per il popolo sofferente del Darfur”. Il comunicato dei vescovi, di cui la MISNA ha ottenuto copia in e-mail, si compone in totale di 60 righe divise in 13 capoversi sotto il titolo “Dichiarazione dei vescovi cattoli del Sudan sulla critica situazione in Darfur”.

I primi cinque paragrafi, un terzo del documento, offrono cifre ed elementi riassuntivi sullo stato delle cose nella regione occidentale del Paese in cui è in corso il conflitto. Tra l’altro si afferma: “Già nell’ultimo anno e mezzo, circa 35.000 persone hanno perso la vita e si prevede che questo numero possa aumentare nei prossimi giorni a causa dell’ostruzionismo incontrato dagli enti di soccorso”. Si sottolinea quindi che “i Janjaweed non avrebbero potuto comprare armi sofisticate e munizioni” perché non hanno neppure il danaro per pagare loro stessi e perché “non dispongono di bombardieri con cui sganciare bombe su civili innocenti”.

Nella parte centrale del documento, i vescovi si rivolgono prima di tutto all’Onu e alla comunità internazionale “affinchè esercitino pressioni sul governo del Sudan non solo perché smetta di armare i Janjaweed ma anche perché li disarmi e porti i responsabili di fronte alla giustizia”. Si aggiunge: “Se il governo di Khartoum fosse riluttante ad assumere questa responsabilità chiediamo allora alla comunità internazionale di intervenire immediatamente. Il fattore tempo è cruciale allo scopo di salvare vite preziose e innocenti”. Rivolgendosi al governo di Khartoum i vescovi chiedono che “spalanchi le porte” agli enti umanitari, “rispetti la dignità dei suoi cittadini, negozi una soluzione giusta e pacifica del conflitto”.

Ai due movimenti ribelli i vescovi ricordano “non è la guerra il modo migliore di affrontare le loro rivendicazioni…guerra e uccisioni non risolvono i problemi”. Alla comunità internazionale si chiede di “evitare ulteriori discussioni e compromessi… non c’è più spazio per altre dichiarazioni, discussioni o deliberazioni; è tempo per un’azione che salvi gente innocente”, all’Onu i vescovi chiedono di “assumere le sue responsabilità” e si aggiunge :”L’olocausto dell’etnia africana in Darfur è pulizia etnica… la comunità internazionale dovrebbe interferire e offrire l’assistenza necessaria”.

Nel comunicato si aggiunge che il caso del Darfur non dovrebbe mettere in stallo i colloqui di pace di Naivasha (Kenya) per il sud Sudan. “ Vogliamo qui sottolineare – afferma il comunicato – che è contraddittorio negoziare la pace con alcuni mentre altri vengono totalmente eliminati…ribadiamo che qualsiasi pace senza giustizia non è pace”.Misna