Toscana
Dall’altra parte del «Banco»
Podere Pilano e Laura e Renato ne vanno giustamente orgogliosi è stata la prima realtà toscana a convenzionarsi con il Banco Alimentare, al tempo in cui, quasi 10 anni fa, da semplice Caritas parrocchiale qual era cominciava a muovere i primi passi al di là della realtà fiorentina di San Salvi. «Già allora racconta Laura oltre ad aiutare i ragazzi eravamo diventati punto di riferimento per altre situazioni di bisogno. E la prima cosa che ci venne offerta dagli amici del Banco furono dei panettoni, graditissimi da tanta povera gente».
A pochi giorni dalla prossima Colletta Alimentare, la «spesa della solidarietà» fissata per sabato 27 novembre che anche quest’anno mobiliterà migliaia e migliaia di volontari, siamo voluti andare a vedere cosa c’è «dall’altra parte del Banco», contattando i responsabili di alcune delle associazioni di solidarietà convenzionate. Come la Cooperativa Sociale Madonnina del Grappa, che per conto dell’Opera fondata da don Facibeni gestisce la mensa di San Francesco Poverino, in piazza Santissima Annunziata a Firenze, che offre quotidianamente 300 pasti in quattro turni, da mezzogiorno alle due del pomeriggio. Una grande tavolata multietnica, visto che come ricorda il presidente Arrigo Canzani a volte in una sola giornata sono capitati commensali provenienti da una ventina di Paesi diversi. E una tavola oltretutto rispettosa delle diverse culture, dove non si serve maiale e dove la tradizionale preghiera all’inizio di ogni pasto viene guidata anche dai credenti di altre fedi quando sono in un certo numero, come spesso accade con gli islamici. Al mattino poi, grazie al contribuito di forni e pasticcerie, viene servita da settembre la colazione, appuntamento da non perdere per i tanti «senza fissa dimora» della città, che si ritrovano qui dopo il freddo della notte. Per stare con loro scende da Rifredi don Piero Paciscopi. Si mangia, si prende il caffé, si chiacchiera quasi come amici al bar, perché la mensa vuol essere anche un punto di ascolto e di aiuto al di là del bisogno materiale e immediato del calore e del cibo. E il Banco, oltre a fornire i prodotti alimentari, a volte fornisce anche… nuovi clienti, segnalando situazioni e necessità particolari di cui viene a conoscenza.
Ci sono poi le associazioni come la Ronda della carità o gli Angeli della città che svolgono consegne a domicilio e assistenza sulla strada. La Ronda, come ricorda la responsabile Willy Beudeker, di origine olandese, è una delle prime associazioni convenzionate con il Banco e prepara settimanalmente pacchi per 70-80 persone indigenti. Anche in questo caso, il rapporto umano e psicologico che si instaura con gli assistiti diventa di fatto l’aspetto più importante. E se qualcuno, grazie magari al riconoscimento di una pensione, può fare almeno del pacco è pronto a lasciare il posto a un altro. La stessa generosità tra poveri che, sottolinea la signora Beudeker, si riscontra magari facendo la Colletta quando qualche vecchietta che non se la passa certo bene lascia un po’ di spesa per chi ha meno di lei. Per gli Angeli della città il rapporto con il Banco è invece più recente ed è nato, come ricorda Anita , che ne è la presidente, grazie a un volontario preziosissimo, Domenico, che con il suo motofurgone continua a fare la spola con il magazzino di Calenzano per rifornire di generi alimentari l’associazione e di conseguenza i senza fissa dimora assistiti, ma anche alcuni ragazzi agli arresti domiciliari segnalati dagli assistenti sociali.
A portare pacchi alimentari a domicilio è anche la Misericordia di Firenze, che assiste ben 180 famiglie per un totale di 600 persone attraverso un proprio «Banco Aiuto Alimentare» di cui è responsabile Marcello Marinai. La convenzione con il Banco è tra quelle della prima ora e anche in questo caso il rapporto umano con gli assistiti conta moltissimo, ed è qualcosa cui i volontari tengono in modo particolare. «C’è gente racconta Marinai che quando ci vede arrivare si mette a piangere, perché non crede che ci siano ancora persone capaci di aiutare gli altri». E sulla disponibilità a lasciare immediatamente il posto agli altri se le condizioni economiche migliorano, la testimonianza è identica a quella di Willy.
Se il capoluogo ha anche senza dubbio il primato delle povertà e del bisogno, nel resto della regione l’apporto del Banco non è comunque meno importante ed essenziale. Ad Arezzo il locale Csa, Centro di solidarietà per ragazzi alle prese con la tossicodipendenza, gestisce tre strutture (accoglienza, comunità, reinserimento) che ospitano in totale un centinaio di giovani. Il rapporto con il Banco, iniziato nel ’98, è fondamentale, garantendo gran parte degli approvvigionamenti necessari, e si è esteso anche ad altre strutture legate allo stesso Centro e situate ad Abbadia San Salvatore, Grosseto e Città di Castello, in Umbria. Come sottolinea Cesare, l’economo che tiene i rapporti, c’è ormai un rapporto di amicizia immediato e la «spola» che i ragazzi della comunità terapeutica compiranno sabato 27 col furgone per ritirare i pacchi della Colletta ne è forse la testimonianza più bella.
A Piombino c’è invece il grande lavoro di un’attivissima San Vincenzo de’ Paoli, presiduta da Benito Ovidi. Una mensa da 80 pasti al giorno, pacchi viveri periodici per 25-30 famiglie, accoglienza e ospitalità estesa alle famiglie in visita ai detenuti di Porto Azzurro, cinque o sei degli stessi detenuti in affidamento. Un lavoro enorme, che in fondo all’anno si traduce in circa 30 mila pasti e 9000 pernottamenti garantiti. Di fronte a tutto questo il Banco è ovviamente vitale, ma anche la San Vincenzo lo è per la Colletta, «coprendo» una quindicina di punti vendita con 200 volontari. E la gente, come sempre, risponde, salvo poche eccezioni.
E arriviamo così a Nomadelfia, il cui rapporto con il Banco Alimentare è iniziato già a metà degli anni ’90 e da subito è stato caratterizzato da amicizia e cordialità. «Abbiamo subito constatato sottolineano i figli di don Zeno la disponibilità dei volontari che lavoravano per il Banco. A tal proposito vogliamo ricordare uno dei tanti che a qualsiasi ora era sempre disponibile per venire a caricare il camion: Gabriele, che ci ha lasciato qualche anno fa. Bastava uno squillo al cellulare ed era pronto per venire a caricarti i viveri necessari. Una volta addirittura si è guastato il camion e lui ci è venuto incontro con la sua auto per assicurarci il soccorso e, riparato il guasto, era pronto con il carrello elevatore come se niente fosse accaduto». Un’amicizia che ha richiamato e richiama a un grande impegno comune, quello di «trasformare la nostra vita, perché i beni della terra sono per tutta la famiglia umana e non possiamo egoisticamente pensare solamente a noi stessi».