Toscana
Dalla Toscana la sfida dei sindacati al governo
Alle 11 in Piazza Santa Croce non entrava più nemmeno un ago. Eppure, al discorso di Cofferati mancava più di un’ora. Qualcuno era lì dall’alba: i «manifestanti esperti», che si sono piazzati subito a ridosso delle transenne, sotto il palco, «così da poter vedere Sergio da vicino». Alle sei e mezzo era arrivato anche un furgoncino dell’Arcicaccia Toscana con 210 litri di vino rosso dei colli fiorentini, 180 chili di pane e 100 di affettati: salame, finocchiona e mortadella. Niente prosciutto: «troppo caro».
Ai lati della piazza da due bancarelle, gestite da una famiglia di ambulanti proveniente da Pescara, sono state vendute magliette e foulard «politici». A ruba le immagini del Che Guevara e una maglietta verde con su scritto «guerriglia» in giallo e una stella rossa. In distribuzione, ad offerta libera, anche una maglietta della Cgil con la scritta «Art 18 non ci sto».
«Non ci fermeremo dice Cofferati uno volta salito sul palco . Questa sera (lunedì scorso, ndr) la Camera voterà la fiducia, proprio nel giorno dello sciopero generale e su un provvedimento che noi siamo qui a contestare. Il governo si sta muovendo nella direzione esattamente opposta al dialogo. Non ci fermeremo fino a quando non avremo realizzato i nostri obiettivi».
Mentre i manifestanti continuano ad applaudire (35 le interruzioni in 45 minuti di discorso), il segretario della Cgil afferma che l’aver posto la fiducia peserà «come un macigno sul confronto», anche perché quella norma «sospende l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per le imprese che emergono e cancella la contrattazione collettiva, cosa che non era mai successa prima».
Sul palco, quasi commosso, applaude anche lo scrittore Antonio Tabucchi, che alla fine abbraccia il leader sindacale dicendogli: «Sei stato bravissimo». Tra la folla l’entusiamo è alle stelle. E qualche osservatore si preoccupa già per il ruolo di leader politico che Cofferati ha di fatto acquisito oltre a quello di leader sindacale.
Da Forza Italia, anche attraverso gli esponenti regionali, arrivano critiche all’iniziativa sindacale del 15 aprile: «È uno sciopero politico», dicono. «Uno sciopero politico? Bisognerebbe chiedere a chi ha sostenuto questa tesi se conosce ribatte Cofferati elementi più sindacali delle pensioni e delle regole del mercato del lavoro. Cercano di scoraggiare la partecipazione alle nostre iniziative. Lo sciopero ha ribadito il segretario generale della Cgil ha da sempre un fondamento etico e rappresenta una rinuncia gravosa soprattutto per chi ha una piccola retribuzione. Loro non lo capiscono, non è nella loro cultura, ma devono rispettare una parte importante della società. Questo governo ha osservato ancora Cofferati denigra i suoi interlocutori: lo ha fatto con i sindacati quando con parole gravi ci ha accusato di legami con il terrorismo. La nostra ha concluso è una cultura di rifiuto della violenza».