Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Dalla notte di Sansepolcro, ripartiamo per un’altra Civitas

In questi giorni Sansepolcro si è trovata, suo malgrado, sotto la luce dei riflettori per essere stata teatro di un fatto di cronaca che, se confermato (si parla di stupro su una 15enne, ma al momento in cui scriviamo i contorni non sono ancora del tutto chiari), segnerebbe in maniera assolutamente negativa un anno come quello del Millenario che dovrebbe essere solo di festa. Lungi da noi la volontà di emettere sentenze.

Sentiamo solo l’esigenza di aggiungere degli elementi al dibattito che in questi giorni si è sviluppato. L’episodio si è verificato all’interno di una manifestazione che già di per sé non sembra avere tutti i criteri dell’originalità. Sansepolcro, ne siamo sicuri, è in grado d’inventarsi qualcosa di meglio di una Notte bianca che sembra tanto il «copia e incolla» di qualcosa di già visto altrove. In ogni caso non si tratta di prendersela semplicemente con questo evento in sé per sé

Al contrario occorre partire da un domanda ben precisa: quale modello di città vogliamo? Che idea di comunità abbiamo? Ebbene, la visione che sembra spesso prevalere è quella del «ognun per sé», che comprende anche le varianti del «senza regole» e del «tutto è permesso». Capoluogo di tutto ciò è la Città dei balocchi: una realtà senza ritorno e senza senso. Il terreno comune è quello del divertimento fine a se stesso, per il resto tutti liberi di fare ciò che si vuole, ciascun per sé. Ognuno con la propria serie di eventi eclatanti e spettacolari da ostentare.

Ma la notte prima o poi finisce e quando ci si risveglia quello che resta è una realtà abbastanza desolante.Civitas. Questa è la via d’uscita. Un concetto che rovescia completamente la precedente prospettiva. Non disimpegno, ma impegno. Non «ognuno faccia quello che vuole», ma «costruiamo insieme una città migliore». Regole comuni, su cui si può anche discutere, non anarchia. Di cittadinanza, neanche a farlo a posta, se n’è parlato molto in questi mesi a Sansepolcro. Da questo concetto occorre ripartire. Educare buoni cittadini è la sfida. Ragazzi che oggi capiranno che non c’è divertimento nello spaccare vetrine (o nel fare di peggio) e domani magari non evaderanno le tasse, perché sentono che quello che li circonda è anche il loro, ne fanno parte, ne sono coinvolti. La Chiesa da parte sua può metterci la proposta degli oratori. Da altre parti dovrebbero arrivare altri passi fondamentali (che a dire la verità fin qui sono mancati). Ad esempio, il sostegno alla prima agenzia educativa: la famiglia. Quella stessa famiglia esclusa (sempre a Sansepolcro) da alcuni bandi per alloggi popolari, a favore di chi preferisce la semplice convivenza.Lorenzo Canali