Pisa

Dal supermarket alla tavola. Dei poveri

di Francesco Paletti

Oltre diciassette tonnellate di alimenti freschi in sei mesi: frutta, verdura, latticini, formaggi freschi e carne con il solo «difetto» di essere prossimi alla scadenza che prima finivano direttamente dal banco del supermercato al cassonetto, e che da un paio d’anni, invece, arrivano sulle tavole dei poveri. Il dato è parziale e sottostimato «perché tiene conto soltanto dei generi alimentari che raccogliamo quotidianamente all’Ipercoop di Navacchio, il più grande dei quattro supermercati con cui collaboriamo», spiega il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli. Ad esso, infatti, vanno sommati i generi alimentari raccolti al Carrefour di La Fontina e alle Coop di Cisanello e Calci, «più o meno altre dieci tonnellate di cibi freschi». Fatti due conti, gli alimenti donati  corrispondono ad un valore commerciale di oltre 151mila euro. «Non tutti gli alimenti raccolti sono utilizzabili – precisa don Morelli -: prima di inserire i diversi prodotti nei pacchi spesa o di metterli sulle tavole delle mense, infatti, dobbiamo controllarli e selezionarli, in modo da separare quelli non più salubri dagli altri. Le confezioni scartate sono poco meno di un terzo».Accogliendo questa precisazione, comunque, restano diciannove tonnellate di alimenti freschi destinati alle tavole delle tre mense della Caritas diocesana e ai pacchi spesa consegnati alle famiglie in condizione di difficoltà dai centri di distribuzione delle parrocchie di San Giusto e Ghezzano.Merito di «Coop buon fine», il progetto dell’Unicoop regionale che si propone di ridurre lo spreco degli alimenti rimasti invenduti negli scaffali: «Nel giugno 2007 abbiamo siglato il primo protocollo d’intesa con l’Ipercoop di Navacchio che, successivamente, è stato esteso anche ai punti vendita di Cisanello e Calci» dice don Emanuele Morelli. Merito, più in generale, della buona coscienza delle tante persone che stanno dall’altra parte del banco. Emblematica, al riguardo, la vicenda del Carrefour: «La convenzione con la direzione è piuttosto recente, ma in realtà sono quasi otto anni che i nostri volontari si presentano quotidianamente al supermercato a ritirare il cosiddetto fresco».Già, perché nulla di quanto finora descritto potrebbe esistere senza l’impegno giornaliero dei volontari, una «catena della gratuità» che coinvolge circa trecento persone. Dieci sono quelli che tutte le mattine (inclusi sabato e domenica) salgono sul furgoncino della Caritas e fanno il giro dei supermercati coinvolti: caricano i prodotti e li consegnano ai centri di distribuzione dei pacchi spesa e alle mense. Venticinque quelli che operano nei centri di distribuzione: selezionano i prodotti e compongono i pacchi spesa da consegnare alle famiglie. «San Giusto è aperto tutti i pomeriggi lavorativi, ad eccezione del mercoledì, giorno in cui è attivo quello di Ghezzano -spiega il direttore della Caritas -. I pacchi sono consegnati solo a chi è in possesso del buono rilasciato dal Centro d’ascolto. Questo perché è fondamentale fare un lavoro di discernimento per capire la portata e la tipologia del bisogno, in modo da dare a chi bussa ai nostri sportelli la risposta più opportuna; una risposta non solo assistenziale, ma anche educativa e promozionale: per questo riteniamo che siano fondamentali il colloquio e la relazione con le persone». Lo stesso vale per le mense: quelle di San Francesco e del Cottolengo, aperte ogni giorno ad ora di pranzo, e quella di Santo Stefano Extra Moenia, che svolge il servizio in orario serale. In tutto preparano e servono ogni giorno (fine settiman inclusi) circa cento pasti, grazie alla presenza di duecentocinquanta volontari. «Le famiglie in condizione di bisogno seguite con i pacchi spesa, invece, sono centodiciannove e, purtroppo, sono in crescita da qualche anno», racconta don Morelli. L’iniziativa di solidarietà promossa dai alcuni supermercati della diocesi in collaborazione con il mondo del volontariato secondo il direttore della Caritas diocesana, ha almeno due pregi: «In primo luogo permette di ridurre lo spreco, diminuendo l’impronta ecologica del consumo, grazie alla sinergia fra soggetti diversi. E poi consente di ridistribuire la merce recuperata nel circuito della solidarietà alle persone che ne hanno bisogno». Per chi frequenta gli sportelli di realtà come la Caritas si tratta anche di un importante boccata d’ossigeno. Perché gli effetti della crisi economica cominciano già a farsi sentire: «In realtà il fenomeno delle povertà, vecchie e nuove, è in crescita già da qualche anno, ma inevitabilmente l’attuale congiuntura negativa implicherà un ulteriore aumento». I primi dati dell’Osservatorio diocesano sulle povertà, attualmente in corso di elaborazione, sono emblematici: «in un anno le persone che si sono rivolte ai nostri servizi sono aumentate del 34%. Erano 1.500 a fine 2007 e 2.014 allo scorso dicembre».