Lettere in redazione
Dal relativismo etico al sacrificio di don Mei
Mi può spiegare che cos’è il relativismo etico? Ho un vocabolario vecchio che non mi ha soddisfatto.
Spesso il mio parroco parla dell’obbedienza e dice che è stato scritto anche un libro per affermare che non è più una virtù, ma non è vero: è una virtù. Penso si riferisca a don Milani, di cui ho letto la vita e le opere, però non il volumetto sull’obbedienza. Però mi sembra che volesse riferirsi all’obbedienza a ordini cattivi, o sbaglio?
Su Toscana Oggi di questa settimana ho letto che don Renzo Rossi è stato mandato alla Comunità delle Piagge, a sostituire don Santoro. Ma si tratta di un grande amico di don Milani, a quel tempo parroco di Vicchio e primo missionario mandato in Brasile dalla diocesi di Firenze? Mi piacerebbe sapere la sua età.
Che cosa vuol dire pregare per le intenzioni del Papa. Forse ne può avere di cattive? Mi sembra assurdo.
Sono lucchese e quindi molto contenta che il vescovo Bartoletti venga al più presto beatificato. Però non so perché non è stato mai avviato un processo di beatificazione per don Aldo Mei, un sacerdote ucciso dai tedeschi e costretto a scavarsi la fossa nel lontano 1944 e non solo questo: ha lasciato un testamento spirituale scritto in carcere sui margini del suo breviario, con parole di grande amore a Dio e di perdono per i suoi carnefici.
Grazie anticipate per le risposte che potrà darmi.
Lettrice lucchese
Provo a rispondere sinteticamente e con parole semplici alle sue tante domande. Partiamo dalla più diffcile. Il «relativismo etico» è una concezione della vita nella quale si nega che possano esistere dei «valori» immutabili, accettati da tutti e ai quali ogni cultura o società deve adeguarsi. A loro posto affermano i «relativisti» andrebbero adottati quei valori scelti, di volta in volta, dalla maggioranza delle persone, a seconda dei tempi e delle culture. Così, per fare un esempio, per loro aborto o schiavitù sono legittimi se la maggioranza delle persone li ritengono «giusti». Il «relativismo etico» è perciò il contrario di ogni fede religiosa (non solo di quella cristiana) perché esclude alla radice che possa esserci un fondamento del bene e del male.
Quanto all’obbedienza le consiglio di leggere lo scritto di Don Milani, così si potrà rendere conto che il suo insegnamento era perfettamente in linea con la dottrina della Chiesa. Per il cristiano la «virtù» è «una disposizione abituale e ferma a fare il bene» (Catechismo Chiesa cattolica, § 1803). Oltre alle virtù «teologali» che hanno per oggetto Dio (fede, speranza e carità) ce ne sono anche «umane», di cui quattro vengono considerate «cardinali» (perché costituiscono i «cardini» della vita virtuosa): prudenza; giustizia, fortezza e temperanza. Attorno a queste quattro si collocano tutte le altre (come la gioia, la mitezza) tra cui anche l’«obbedienza» a chi ha legittimamente autorità su di noi. Ma la Chiesa ha sempre ripetuto come disse Pietro davanti al Sinedrio che «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini». Perciò il cristiano deve ascoltare prima di tutto la sua coscienza, illuminandola con la Parola di Dio e con il magistero della Chiesa. Don Milani usò questa espressione in risposta a parole fuori luogo scritte in un comunicato da 20 cappellani militari (che bollavano come «vili» gli obiettori di coscienza). Voleva solo ribadire il primato della coscienza di fronte ad un ordine palesemente ingiusto, come poteva capitare ad un soldato. E sottolineare l’impossibilità di una «guerra giusta» nell’era atomica. Concetti che oggi sono tranquillamente accettati, anche se allora scandalizzarono molti buon pensanti.
Più brevemente le altre risposte. Don Renzo Rossi, incaricato dall’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori di sostituire don Alessandro Santoro come cappellano delle Piagge è proprio quel don Rossi che nel 1964 partì missionario per il Brasile dove si è fatto amare da tutti, anche dai più «lontani». Nonostante i suoi 84 anni ha detto ancora una volta «sì» al suo vescovo, rendendosi disponibile ad un incarico delicato.
Pregare per le intenzione del Papa, significa solo unirsi a lui nella preghiera. Lui che, come successore di Pietro, vede i problemi della Chiesa e del mondo da una prospettiva unica e sicuramente conosce ciò di cui hanno più bisogno.
Quanto a don Aldo Mei, fucilato a 33 anni dai militari tedeschi, sugli spalti delle Mura di Lucca, la sera del 4 agosto 1944, non so dirle perché la Chiesa non abbia mai iniziato per lui una causa di beatificazione. Anche se sono stati tanti i sacerdoti e religiosi uccisi in quegli anni in situazioni analoghe. Ma alla fine non credo sia poi così importante. La sua testimonianza è viva ancora oggi, indipendentemente dall’essere innalzato agli onori degli altari. Vorrei ricordare quanto scrisse poche ore prima della sua morte nel testamento spirituale: «Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio io che non ho voluto vivere che per l’amore! Deus Charitas est e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. [ ] Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati e per la santificazione dei sacerdoti».