Cultura & Società
Dal gospel agli etnici: il Saint Jacob’s choir
di Sara D’Oriano
Musica religiosa afro-americana, il Gospel è un genere nuovo, moderno, ormai entrato da una decina di anni a far parte della tradizione corale del nostro paese, e che in genere riscuote un buon successo, soprattutto tra i più giovani. Genere dinamico e estremamente vivo, affonda le sue radici nelle forme più spontanee di devozione religiosa delle Chiese dei Santi degli Stati Uniti nel XIX secolo, dove i singoli fedeli venivano incoraggiati a «dare testimonianza» della loro fede, parlando e suonando (e talvolta danzando), durante la celebrazione.
In Toscana, a rendere omaggio a questo genere sono in totale una decina di esperienze corali. Non potendo naturalmente descriverle tutte, ci limitiamo qui a dare voce a una delle più significative.
Il Saint Jacob’s choir (www.coralesanjacopo.it) nasce nel 1991 a Montecalvoli, in provincia di Pisa. Da semplice coro parrocchiale, oggi il coro conta 44 voci e 3 strumenti per eseguire un repertorio composto per la maggior parte di musiche inedite per l’Italia di famosi autori americani di musica sacra, oltre a un nutrito repertorio di spirituals e gospel. «Abbiamo passato anni duri (si parla di fine anni ottanta, primi anni novanta) spiega Massimo Bracci, direttore del St. Jacob’s in cui questo genere era quasi sconosciuto. Nelle chiese era veramente problematico fare concerti, si doveva cantare con i testi in italiano, le ritmiche erano viste di malocchio. Far conoscere il Gospel e gli Spirituals al pubblico era in quegli anni difficile. Poi magari dopo il concerto la gente era talmente entusiasta che non ti mandava più via dalla richiesta continua di bis; era invece a livello organizzativo che si aveva un freno. Era veramente difficile convincere gli organizzatori a proporre un concerto gospel. Ora le cose sono notevolmente cambiate, e meno male. Si è capito che quello che conta è il messaggio religioso che si vuole inviare e non il modo in cui lo esprimi».