Prato

«Dal dolore l’impegno a una città più umana»

Pubblichiamo integralmente l’omelia pronunciata da don Helmut Szeliga, parroco dei Santi Martiri, in occasione dei funerali di Mariso Mordini, il pratese di 72 anni ucciso con una coltellata al cuore davanti all’ospedale di Prato nella notte fra martedì 15 e mercoledì 16 settembre da una giovane di origine Rom per motivi ancora da appurare. I funerali si sono tenuti sabato 19.

di Helmut Szeliga *Siamo consapevoli che, soprattutto di fronte ai grandi misteri (della bellezza, della vita, della morte), le nostre parole sono troppo povere per esprimere ciò che sentiamo. E allora, qualche volta, scegliamo il silenzio come il linguaggio umile, discreto, rispettoso della nostra partecipazione.Può darsi che alcuni di voi abbiano scelto proprio questo modo per esprimere, da una parte, la stima, l’amicizia, la riconoscenza verso Mariso, e, dall’altra, la solidarietà, condivisione con Sara, Fabio, Zelia e gli altri familiari.Ogni evento, però, sfida la nostra intelligenza e ci chiede di essere interpretato. Vogliamo che questa interpretazione ce la suggerisca Lui, il Signore. Abbiamo, quindi, aperto la Bibbia e abbiamo ascoltato la Sua Parola per trovare ispirazione, luce, coraggio, consolazione e speranza. Questa Parola ci provoca. La prima provocazione è il conflitto tra ciò che sentiamo dentro di fronte a questa morte così violenta e ciò che San Paolo espone nell’inno alla Carità. San Paolo dice che solo l’amore conta, solo l’amore è pienamente umano, niente e nessuno può uccidere l’amore. E aggiungiamo: solo questo amore che «non si vanta, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adora, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, che tutto spera…», questo amore potrà essere il principio risanatore della nostra città. Ci rendiamo sempre più conto che qualsiasi misura esterna di protezione (necessaria! necessaria!) non sarà mai pienamente efficace se non accompagnata dalla promozione della cultura del rispetto della persona. Solo così, un «nuovo cielo e una nuova terra», delle quali parlava il Libro di Apocalisse, si realizzeranno tra noi, oggi, nella nostra città di Prato.La nostra partecipazione a questo momento di preghiera, così densa, sarebbe una partecipazione solo a metà se uscissimo da questa chiesa senza un proposito ispiratore chiaro, luminoso per oggi e per domani. In quanto ci sentiremo dei promotori dell’edificazione della nostra città, dei nostri quartieri, come luoghi di condivisione, di rispetto, della gioia di vivere il dono più bello che il Signore ci ha regalato (la vita stessa!), in tanto faremo onore alla vita e alla memoria di Mariso, anche lui entusiasta e amante della vita.Dalla morte spesso diciamo che «è il passaggio all’altra vita», che «è la porta che conduce verso l’eterno». Ma la Chiesa usa spesso anche un’altra espressione: la morte è l’inizio di una vita nuova. Certo, per Mariso questa vita nuova sarà così come la descrive San Giovanni: vita dove non ci sarà né lutto, né pianto, né lamento, né affanno. Per noi, invece, ancora pellegrini, questa vita nuova vorrà dire un impegno morale ancora più deciso, entusiasta (portato da ognuno di noi, personalmente) a promuovere una città con il volto più umano, una vera dimora di Dio con gli uomini.* parroco dei Santi Martiri

(dal numero 34 del 27 settembre 2009)