Toscana

Dal 2012 l’accesso ai servizi solo con l’Isee

di Simone Pitossi

«Chiedere di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno». Così il presidente Enrico Rossi lancia l’Isee obbligatorio per tutti. Così, dal prossimo anno in Toscana i servizi regionali saranno erogati con tariffe stabilite in base a questo indicatore della situazione economica equivalente. Questo il senso dell’intesa siglata da Regione, Anci, organizzazioni sindacali e gli Atenei di Firenze, Siena e Pisa. «I tagli del governo riducono le risorse a nostra disposizione – commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi –. Prima di tagliare i servizi e smontare l’attuale welfare ho già detto che è preferibile chiedere un aiuto ai cittadini: tutelando però chi ha di meno. Da qui l’importanza di utilizzare l’Isee, che non voglio dire che sia uno strumento perfetto ma sicuro garantisce una maggiore equità».

L’Isee è l’indicatore inventato ed adottato in Italia nel 1998 e che tiene di conto, per misurare la capacità economica, non solo degli stipendi, ma anche di case, conti correnti, titoli e, soprattutto, della composizione di una famiglia e di spese come mutuo o affitto. Dal 1 gennaio sarà l’Isee (quello standard) a decidere l’accesso ai servizi e per quanto ognuno dovrà eventualmente partecipare alla spesa.

L’Isee, calcolato ovunque allo stesso modo, varrà per la Regione: già è stato utilizzato dall’estate per il ticket aggiuntivo sui farmaci richiesto dal governo e per gli esami specialistici. Varrà per i servizi sociali e scolastici dei Comuni. Varrà per tasse e borse di studio universitarie. Varrà in futuro, magari, anche per gli abbonamenti di bus e treni regionali. Una misura di equità. «L’Isee è sicuramente preferibile alla sola dichiarazione dei redditi – dice Rossi –. Per questo l’abbiamo scelto.

Ma occorre, perché sia davvero uno strumento equo, che ovunque venga applicato allo stesso modo e per servizi analoghi. Occorre anche aumentare poi i controlli. E solo con uno stesso identico Isee, che prenda in considerazione beni censiti, si possono rendere più incisivi e possibili i controlli, oltre che semplificare la vita ai cittadini».

Su questo punto c’è totale convergenza con i sindacati. «La Toscana – sottolinea Riccardo Cerza, segretario regionale della Cisl – conferma di non operare tagli lineari ai cittadini ma di operare in modo selettivo. L’Isee è uno strumento che mette insieme reddito e patrimonio: andare oltre, in questo momento, ci esponeva a possibili ricorsi. Il punto è invece verificare i redditi e incidere sull’evasione fiscale.

In secondo luogo, dobbiamo semplificare la vita al cittadino per non affogarlo nella burocrazia». Anche per il rettore dell’Università di Firenze Alberto Tesi «questo è un punto di partenza importante».

L’adozione diffusa ed omogenea dell’Isee standard è l’impegno preso per il 2012. Il passo successivo sarà l’elaborazione di un Isee diverso, che tenga conto di più indicatori ed eventuali correttivi. Un Isee ancora più equo che la Toscana si impegna e vuole costruire, discutendone prima tra tutti gli attori del sistema regionale e proponendo poi le modifiche al legislatore nazionale. L’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Toscana, è già al lavoro al riguardo. Ci sono Comuni, ad esempio, che già oggi soppesano l’eventuale possesso di uno o più auto di una certa cilindrata oppure considerano eventuali abbonamenti alla pay-tv. Ma i correttivi potrebbero essere anche semplicemente considerare in modo diverso gli attuali «mattoni» che compongono l’Isee. Tutto questo non riguarda comunque il 2012.

L’applicazione dell’Isee standard avrà comunque alcune deroghe. L’indicatore potrà infatti continuare ad essere integrato nell’ambito del diritto allo studio universitario, in modo da tenere di conto dei soggetti che effettivamente sostengono l’onere del mantenimento dello studente. Lo stesso vale per la non autosufficienza e la disabilità. Ogni ente manterrà inoltre la facoltà di regolare l’accesso ai servizi erogati secondo fasce diversificate. Stesso strumento, stessi parametri e controllo dunque unico, ma soglie di accesso non per forza uguali. Dipenderà dal servizio e dall’ente.

Il cittadino avrà comunque un vantaggio immediato, subito dal prossimo anno: non sarà più costretto a compilare una nuova autocertificazione ogni volta che richieda un nuovo servizio ad un ente diverso. Però, la mancata presentazione dell’Isee al momento dell’erogazione del servizio, ha spiegato Rossi, «comporterà l’automatica applicazione della fascia piu’ alta di reddito».

La rivoluzione avviata si tradurrà così in procedure più semplici. La tessera sanitaria, che tutti possiedono, diventerà nel 2012 la chiave per accedere agli archivi dell’Inps, dove finiscono tutti gli Isee calcolati. Basterà presentare questa. La Regione sta prendendo accordi al riguardo con l’ente di previdenza per mettere a punto la procedura informatica. L’importante è attivare la tessera.

Finora l’ha fatto un toscano su quattro. Per farlo basta rivolgersi alla Asl, dove sono stati predisposti sportelli dedicati, e in futuro anche alle farmacie, un po’ come avviene oggi per le prenotazioni delle visite.

La schedaNato nel 1998, l’Isee calcola la ricchezza di una famiglia non solo sugli stipendi, ma anche tenendo conto del patrimonio: ovvero case, conti correnti e titoli. E se una famiglia è più o meno numerosa, se lavorano marito e moglie o solo uno dei due, se ci sono figli minori, mutui da pagare, le spese possono essere molto diverse. Così lo stesso reddito e lo stesso patrimonio possono avere un peso assai diverso. Con l’Isee chi oggi è esente potrebbe diventarlo, ma anche viceversa: a seconda delle fasce che saranno applicate.

Per dodici anni l’Isee è stato utilizzato per accedere a numerosi servizi: dalla determinazione delle rette per il ricovero degli anziani in strutture assistite al calcolo delle soglie di esenzione per determinate prestazioni sanitarie, dall’accesso agli asili nidi alle borse di studio o al rimborso dei libri scolastici, anche per determinare l’importo dei buoni pasti comunali per la scuola o la retta dell’asilo. Ma non da tutti e non in modo omogeneo. In rete sono disponibili programmi che aiutano a calcolare l’Isee: anche sul sito dell’Inps. Basta digitare: www.inps.it/servizi/isee/simulazione/simulazionecalcolo.asp. Ma è solo una simulazione. L’unico documento valido è quello compilato dai centri di assistenza fiscale o dall’Inps stessa. Il rilascio dell’attestazione è gratuito e il certificato vale un anno. Chiunque può chiedere che gli venga calcolato l’indicatore Isee: anche gli stranieri, purché in possesso di permesso di soggiorno valido o in attesa di rilascio.

Ma è davvero equo?di Nicola SangiacomoIsee, una sigla come tante, ma che diventerà di uso sempre più quotidiano per tutti, soprattutto in Toscana. È un’abbreviazione di una di quelle terminologie scritte in burocratese «Indicatore della situazione economica equivalente» che sta ad indicare un meccanismo di calcolo della capacità economica di un cittadino in base alla quale si determina il prezzo da pagare per la prestazione di un servizio pubblico come, ad esempio, un ticket sanitario o le tasse universitarie.

Con questo indicatore, che la Regione Toscana ha annunciato utilizzerà per definire i prezzi di tutti i servizi pubblici che erogherà a partire dal prossimo anno, si intende perseguire il principio di equità in base al quale ognuno deve contribuire alla spesa pubblica secondo le proprie capacità economiche. Capacità che vengono determinate sommando oltre che i redditi dichiarati, anche il patrimonio mobiliare ed immobiliare del nucleo familiare. Se il principio che punta all’equità nell’utilizzo della spesa pubblica è certamente apprezzabile, la sua realizzazione appare, per certi aspetti, davvero carente. A cominciare dalla discriminazione della famiglia fondata sul matrimonio. Con questo metodo, ad esempio, risultano certamente svantaggiate le famiglie sposate rispetto a quelle di fatto.

Per calcolare l’indicatore infatti si sommano i redditi e i patrimoni di tutti i componenti il nucleo familiare. Una coppia convivente non sposata risulta così favorita in quanto i  redditi e i patrimoni personali non si cumulano anche se la situazione, di fatto, non è diversa da quella di una coppia sposata. Ecco perché si può dire che, con l’attuale calcolo dell’Isee, il matrimonio non «conviene». Questa regolamentazione rischia così di incentivare non solo la scelta di non sposarsi, ma anche quel fenomeno già molto diffuso delle separazioni fittizie, concluse per esclusivi motivi di convenienza economica.

Così, in un Paese in cui la Costituzione riconosce «la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» e per principio «agevola con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi» una coppia sposata paga i servizi pubblici più di una coppia di fatto che si trova nella stessa situazione economica. Una contraddizione con il dettato costituzionale tanto evidente, quanto rischiosa per il futuro del Paese. Un futuro che dipende molto dalla capacità di tenuta socio- economica delle famiglie italiane.

Se il fine è l’equità, l’Isee ha bisogno quindi di essere corretto nel suo metodo di calcolo e nella sua applicazione pratica. Per non farlo diventare un altro strumento «contro» la famiglia.