Toscana
Dai torrenti al museo, i «regali» dello Stato
di Ennio Cicali
C’è di tutto e di più nell’elenco dei 1.329 beni immobili che dallo Stato potrebbero passare in «regalo» a Regioni, Province e Comuni, grazie al decreto sul federalismo demaniale approvato di recente. Dall’ago al milione verrebbe da dire della miscellanea che comprende chiese, terreni, fabbricati, poligoni di tiro, aeroporti dismessi, miniere, rifugi antiaerei, eredità devolute allo Stato. Beni inventariati con cifre modiche, addirittura paradossali, ma il mercato sarà tutta un’altra cosa.
Ci sono beni appartenuti a un passato per molti sconosciuto come molte ex case del fascio o ex caserme della milizia (il braccio armato del partito fascista), ma anche ex stazioni dei carabinieri e poi alvei di torrente, ex campi di atterraggio di dirigibili come a S. Angelo a Lecore, alle porte di Firenze, o l’ex idroscalo di Orbetello, i terreni ferriferi demaniali dell’isola del Giglio, fabbricati e terreni dell’ex compendio minerario di Rio Marina nell’isola d’Elba.
Il decreto prevede che le risorse recuperate dagli enti con la vendita dei beni non potranno essere usati per investimenti, ma al 75% per ridurre il proprio debito e al 25% per ridurre quello statale.
L’elenco dei beni disponibili è suddiviso per province. Nell’elenco di Arezzo ci sono tratti e terreni delle ex ferrovie a scartamento ridotto Arezzo Fossato di Vico e il campo di tiro di Sansepolcro. Nella lista dei 110 beni di Firenze sono molte le ex case del fascio, tra le quali la sede della Sms Andrea del Sarto, al centro di una storica vertenza con lo Stato che dura da oltre 50 anni. E ancora appartamenti e terreni dentro e fuori l’aeroporto di Peretola.
La provincia di Livorno raccoglie il maggior numero di beni disponibili: 284. Molti sono all’isola d’Elba come l’intero «compendio minerario di Rio Marina», villaggio paese compreso (11 milioni di euro il valore di inventario), le antiche saline (1 milione 189 mila euro). Nel capoluogo è disponibile il complesso dell’ex consorzio ferrotranviario sull’Aurelia (800 mila euro), l’antica chiesa dell’Assunta in piazza del Luogo Pio (45 mila euro), i fabbricati della ferrovia Pisa Calambrone Livorno. A Piombino ci sono, tra gli altri, l’ex convento di S. Giovanni di Dio (152 mila euro) e un fabbricato demaniale all’isola di Gorgona (43 mila 490 euro).
Tra i beni di Lucca c’è l’istituto d’arte Passaglia in piazza Napoleone (1.492.300 euro) con annesso cantiere (582 mila euro). A Viareggio è disponibile addirittura un tratto di passeggiata lungomare viale della Repubblica (Marco Polo Fosso dell’Abate, inventariato per 2 milioni 410 mila euro). Sempre a Viareggio sono disponibili 14 fabbricati destinati alla cantieristica.
Tra i 129 beni di Massa Carrara ci sono l’ex polverificio militare di Pallerone (3.4 milioni di euro) e l’ex poligono di tiro di Pontremoli.
Nella lista ci sono anche immobili che non penseresti mai di trovare, come la Domus Galileiana di Pisa - il museo! – inventariato per 1 milione 192 mila euro. Sempre a Pisa sono disponibili fabbricati e terreni dell’ex villaggio Veneto Don Bosco (oltre un milione di euro) e dell’ex centro radio di Coltano (4. 832.647 euro).
Pochi i beni a Pistoia, solo 11, tra i quali l’ex campo di volo delle Ciliegiole (6 milioni 800 mila euro). Solo due immobili a Prato.
A Siena ci sono, fra le altre cose, l’ex cripta di San Domenico in via Camporegio (1.024.327,6 euro) e molti rifugi antiaerei, sia in città che in provincia. Nell’elenco figurano poi l’ex aeroporto di Pian del Lago a Monteriggioni, alcune aziende agricole e i terreni del Farma-Merse a Chiusdino, Monticiano (su alcuni doveva sorgere la diga del Farma, progetto poi abbandonato), l’ex tiro a segno a Chiusi e i fabbricati delle ex miniere di Piancastagnaio.
Le polemiche intanto abbondano mentre si fa strada una domanda chiave: i beni resteranno inalienabili o potranno essere ceduti anche a privati che cercano l’affare? Solo sulla risposta a questo interrogativo si potrà valutare la bontà dell’operazione.
Gli amministratori e il dubbio «fregatura»
Regalo o fregatura? Gli enti locali dovranno decidere se accettare o meno le proprietà demaniali che dovrebbero essere trasferite loro a titolo gratuito. L’elenco non è ancora ufficiale. Per ora si discute di proprietà apparse in una lista ufficiosa. «Mi conviene accettare oppure mi conviene rifiutarlo perché si tratta invece di un bene che succhierà parte delle già scarse risorse finanziarie del mio ente?». È questa la domanda che molti amministratori locali si fanno.
Le perplessità sono lecite perché beni come fiumi o bacini idrici non rendono nulla e richiedono molto per la loro manutenzione. Gli enti locali, dopo l’ufficializzazione della lista, hanno due mesi di tempo per decidere se prendersi in carico i beni ceduti dallo Stato oppure rifiutare. In questo caso, l’offerta viene estesa all’ente superiore. Se un Comune rifiuta, il bene viene offerto alla Provincia e se anche questa rifiuta, sarà interpellata la Regione.
Va anche chiarito che le caserme, che spesso sono i casi più evidenti di patrimonio pubblico in abbandono, non sono comprese nella prima fase di trasferimento. Il ministero della Difesa ha infatti ancora un anno di tempo per fare un elenco dei beni che possono essere ceduti, escludendo però quei beni per i quali ha già intrapreso per conto proprio delle procedure di alienazione.