DI MARCO LAPIPassi avanti per i piccoli comuni. Come avevamo annunciato, la discussione in Parlamento sulla proposta di legge Realacci-Molinari ha avuto inizio e ora si attendono gli sviluppi. Da parte nostra, contemporanemente, continueremo il viaggio nella «piccola grande Toscana» iniziato sul numero 10 con Sestino. Questa settimana, però, vogliamo offrire il quadro generale emerso, per la nostra regione, dalla recente indagine Serico-Gruppo Cresme sui centri con meno di 2000 abitanti, effettuata per conto di Legambiente e Confcommercio a circa un anno dalla analoga ricerca sull’«Italia del disagio insediativo». Perché, se da una parte la proposta di legge riguarda tutti i comuni con meno di 5000 abitanti (che, come si può leggere nell’altra pagina, anche in Toscana non sono certo pochi), dall’altra è chiaro che il suo scopo è soprattutto il sostegno verso i centri ancora più piccoli, che come vedremo comprendono, almeno da noi, paesi con notevoli problemi ma anche oasi felici ed economicamente prospere, nonché le immancabili «vie di mezzo».Nella nostra regione i comuni sotto i 2000 abitanti interessati dall’indagine sono 63 su 287, pari al 22% per cento del totale: in proporzione, neppure la metà rispetto al dato nazionale, attestato al 45%. E in questa graduatoria non c’è nord o sud che tenga, ma solo la maggiore o minore frammentazione amministrativa, legata a ragioni storiche. Siamo una regione piuttosto popolosa ma non con tantissimi municipi e quindi, necessariamente, quelli poco abitati non sono molti. Le percentuali più alte dei comuni con meno di 2000 abitanti le troviamo nelle due regioni più piccole, la Valle d’Aosta (79,7%) e il Molise (73,5), ma il Piemonte (73,1) viene subito a ruota. Quasi nella media nazionale sono la Lombardia (45,5) e poco al di sotto Lazio (43,6) e Marche (43,1), mentre vicine alla Toscana quartultima sono invece il veneto (22,1) e, sotto, la Sicilia (20,3), l’Emilia Romagna (15,0) e la Puglia (10,9).Ma al di là del dato generale, è interessante vedere come i piccoli comuni toscani si collocano in ordine ai gruppi e sottogruppi individuati dalla ricerca. Il «gruppo a rischio disagio» comprende in tutto 24 comuni (pari all’8,4% del totale, contro il 23,1% a livello nazionale) ed è caratterizzato soprattutto da «forte dipendenza occupazionale dal settore pubblico» e «territorio in deficit imprenditoriale». Altre peculiarità di questi comuni possono essere la «rarefazione insediativa», «un grande patrimonio non utilizzato», «un basso tasso di scolarità», con «pochi laureati e pochi diplomati», una «grande dipendenza economica dai pochi occupati», un «territorio poco frequentato» con «strutture turistico-ricettive» come «risorsa sottoutilizzata», «pochi sportelli bancari e pochi depositi», «un patrimonio immobiliare povero» e, infine, «un forte disagio economico».Nella nostra regione sono appena cinque i centri compresi nei due sottogruppi più problematici del «rischio disagio», caratterizzati rispettivamente secondo le «frasi chiave» dell’inchiesta da «un marcato depauperamento tra vocazione rurale e natalità» e da «meno istruzione, meno produttività, meno servizi in area appenninica». Di questi, ben quattro sono garfagnini e uno casentinese. Ben più numeroso e variegato, invece, il terzo sottogruppo, nel quale invecchiamento e isolamento rendono insufficiente anche il relativo benessere economico dei territori interessati. Qui i comuni sono ben 19, soprattutto montani ma sparsi in sette province (restano fuori Firenze e Pisa, oltre a Prato che non ha però comuni sotto i 2000 abitanti), con presenze maremmane e senesi (Val di Merse e Crete). Il gruppo più numeroso è proprio quello dei comuni grossetani e in particolare amiatini. A ruota, troviamo altri centri garfagnini cui si affiancano tre territori della Lunigiana.Garfagnana bene in vista anche nel «gruppo intermedio», con il suo unico sottogruppo denominato «le virtù fievoli della medietà». I municipi interessati sono nel complesso 15 e un terzo sono targati Lucca, quasi tutti meno uno situati nell’alto bacino del Serchio. Ma altrettanto numeroso è il gruppo delle colline pisane, mentre il restante terzo se lo dividono la provincia di Siena e la Valtiberina aretina.Infine, il «gruppo delle migliori performance insediative», anche questo come il suo opposto composto da 24 comuni, pari all’8,4% del totale, a fronte però di una percentuale nazionale (16,9) inferiore all’altra. Qui le caratteristiche si possono riassumere soprattutto in un «ottimo indicatore occupazionale» con «scarsa dipendenza dal settore pubblico», nella «grande risorsa delle strutture turistico-ricettive» (in un territorio che risulta dunque «frequentato») e, nonostante il deficit di laureati, in una presenza di diplomati abbastanza buona (la ricerca parla infatti di «debole carenza»). Ma anche qui abbiamo comunque «ancora un quadro di rarefazione insediativa» e «un grande patrimonio non utilizzato», nonché «un basso tasso di scolarità» complessiva. «Molti», invece, gli sportelli bancari e consistenti i depositi, nel contesto di una condizione economica che si può definire «privilegiata».Nel primo dei due sottogruppi a «migliori performance» («I comuni nella corona del successo: produzione e prospettive») troviamo che quattro centri su dieci sono della provincia di Pisa, e tra questi abbiamo i cosiddetti «Tre comuni» della Bassa Val di Cecina, ossia Casale Marittimo, Guardistallo e Montescudaio. Il resto è sparso, ma, come nel successivo sottogruppo «Il valore aggiunto nell’essere piccoli: qualità della vita e opportunità di sviluppo»; 14 municipi colpisce l’assenza di comuni lucchesi e amiatini, mentre invece le altre aree montane o pedemontane sono in qualche modo presenti. Da notare, per contro, la presenza dei centri elbani e dell’Arcipelago (Capraia e Giglio), delle località sciistiche pistoiesi (Abetone e Cutigliano), di tre territori senesi «qualificati» e degli unici tre territori fiorentini sotto i 2000 abitanti.Il quadro complessivo che emerge dalla ricerca Serico-Gruppo Cresme evidenzia dunque la presenza di zone più deboli in Lunigiana, in Garfagnana, nell’area amiatina e in quella maremmana ad essa contigua. Una conclusione confermata dall’indagine precedente che riguardava tutti i comuni, indipendentemente dalla loro popolazione. I comuni toscani «a rischio disagio insediativo» al di sopra dei 2000 abitanti risultavano quindici, cinque dei quali in Lunigiana (compreso Fivizzano, centro di oltre 9000 anime), cinque in provincia di Grosseto e due in quella di Lucca, tra cui Stazzema, non garfagnino ma comunque apuano. Sono soprattutto queste, dunque, le zone che potranno beneficiare della legge per puntare a un miglioramento delle condizioni di vita, tutt’altro che impossibile visto che anche qui non sono certo le risorse potenziali a mancare.. Ma la legge varrà per centoquarantunoSono circa 141 su 287 (quindi quasi la metà) i comuni toscani interessati all’approvazione della legge Realacci. Il «circa», anche se può apparire strano, è d’obbligo perché i dati del censimento 2001 potrebbero cambiare qualcosa per i centri «vicini al limite», ovvero con una popolazione secondo le stime più recenti poco al di sopra o poco al di sotto dei fatidici 5000 abitanti. Nell’elenco che di seguito pubblichiamo suddiviso per province e in ordine decrescente di popolazione abbiamo pertanto deciso di inserire anche quelli che, almeno per ora, risultano appena oltre tale cifra, indicandoli in corsivo chiaro, mentre gli altri che, pur non raggiungendola, vi si avvicinano quindi «a rischio esclusione», se gli abitanti dovessero crescere sono indicati in carattere tondo chiaro.Provincia di ArezzoLoro Ciuffenna, Capolona, Lucignano, Laterina, Castel Focognano, Pieve Santo Stefano, Pergine Valdarno, Pratovecchio, Stia, Castel San Niccolò, Castelfranco di Sopra, Marciano della Chiana, Chiusi della Verna, Castiglion Fibocchi, Monterchi, Caprese Michelangelo, Sestino, Badia Tedalda, Talla, Chitignano, Ortignano Raggiolo, Montemignaio.Provincia di FirenzeVaglia, Dicomano, Firenzuola, Gambassi Terme, San Piero a Sieve, Barberino Val d’Elsa, Marradi, Montaione, Londa, Palazzuolo sul Senio, San Godenzo.Provincia di GrossetoScansano, Castel del Piano, Pitigliano, Arcidosso, Sorano, Capalbio, Magliano in Toscana, Civitella Paganico, Scarlino, Santa Fiora, Cinigiano, Campagnatico, Castell’Azzara, Isola del Giglio, Semproniano, Montieri, Roccalbegna, Monterotondo Marittimo, Seggiano.Provincia di LivornoCampo nell’Elba, Porto Azzurro, Capoliveri, Bibbona, Suvereto, Rio Marina, Marciana, Marciana Marina, Rio nell’Elba, Sassetta, Capraia Isola.Provincia di LuccaCoreglia Antelminelli, Montecarlo, Pescaglia, Gallicano, Stazzema, Piazza al Serchio, Minucciano, Pieve Fosciana, Camporgiano, Castiglione di Garfagnana, Villa Basilica, San Romano in Garfagnana, Villa Collemandina, Molazzana, Vagli Sotto, Sillano, Fosciandora, Careggine, Giuncugnano, Fabbriche di Vallico, Vergemoli.Provincia di Massa CarraraLicciana Nardi, Villafranca in Lunigiana, Fosdinovo, Mulazzo, Filattiera, Tresana, Bagnone, Podenzana, Zeri, Casola in Lunigiana, Comano.Provincia di PisaCapannoli, Peccioli, Palaia, Terricciola, Crespina, Casciana Terme, Fauglia, Castelnuovo Val di Cecina, Montecatini Val di Cecina, Castellina Marittima, Chianni, Santa Luce, Montescudaio, Lajatico, Riparbella, Lorenzana, Guardistallo, Casale Marittimo, Monteverdi Marittimo, Orciano Pisano.Provincia di PistoiaUzzano, Chiesina Uzzanese, Marliana, Piteglio, Cutigliano, Sambuca Pistoiese, Abetone.Provincia di PratoCantagallo.Provincia di SienaMontalcino, Rapolano Terme, Sarteano, Piancastagnaio, Buonconvento, Cetona, Casole d’Elsa, Castellina in Chianti, Castiglione d’Orcia, San Quirico d’Orcia, Gaiole in Chianti, Pienza, Murlo, Chiusdino, San Casciano dei Bagni, Radda in Chianti, Monticiano, Trequanda, Radicofani, Radicondoli, San Giovanni d’Asso.Altri servizi:Piccoli centri, grande ricchezzaSestino: le origini storiche di confini «rompicapo»LA PICCOLA GRANDE TOSCANA: Sestino, là dove sorge il sole