Lucca

Da un’esperienza estiva è nato un romanzo

Il romanzo è ambientato sull’isola ciclàdica di Mykonos che per l’autore è «un abito pesante da indossare nonostante il caldo dell’estate e al posto della tiepida vestaglia con cui affronti la pioggia autunnale e il freddo invernale. Su quell’isola non esistono bugie e omissioni, soltanto la realtà da vivere fino a quando non cala il sipario sopra una vacanza, lasciandoti ricordi e conclusioni da raccontare solamente ad amici complici e amiche omertose. Là nessun momento o personaggio è insignificante, le persone ignote diventano miti e le vicende banali si fanno cinematografiche». 

«Quello che succede a Mykonos» è una storia in cui viaggio, caldo estivo e crocevia di umanità si fanno inevitabile intreccio. 

Come sta andando? «È terminato su tutti i canali più importanti, quindi su Amazon, Mondadori, Libreria Universitaria, Libraccio, Ibs. Lo hanno rimesso da poco su Amazon e Mondadori. Sono finiti in dieci giorni, senza pubblicità».  Quanto hai lavorato a «Quello che succede a Mykonos»? «Un anno intero. Quello che mi ha portato a metterci un anno a scrivere questo libro, è stato trovare il mio stile, giusto. Mi sono messo nei panni del lettore». 

Il romanzo, sottolinea Antonetti, ha raggiunto il bersaglio grazie al prezioso labor limae di Sara Raimo, editor di Porto Seguro, ed è stato scritto a partire dal lockdown del 2020 per raccontare «una vicenda durata un anno, iniziata con una vacanza a Mykonos dieci anni fa e che per me ha avuto un miriade di significati: non solo per la ragazza che, rispetto agli altri personaggi, ha trovato il modo di farsi ricordare maggiormente e che indirettamente ha provocato questa storia: l’ho raccontata perché girava intorno a lei. L’anno che racconto gira intorno ai sei giorni passati insieme e al desiderio di rivederla. Partendo da una vacanza a Mykonos, che è un luogo notoriamente leggero, superficiale, dove si va per non pensare a niente se non a esagerare… ma ci sono una marea di aspetti positivi, ho incontrato una tante persone, oltre ai ragazzi che erano con me, che mi hanno fatto provare dei momenti indimenticabili. In questi momenti indimenticabili, quelli che hanno avuto maggior peso sono quelli vissuti con questa ragazza. Questa ragazza in qualche modo ha provocato questo libro, perché non riuscivo a dimenticare la vicenda e soprattutto mi ha dato noia come è finita. Ho scritto un tratto della mia vita dove in realtà oltre a quei sei giorni c’è stato anche un anno vissuto nella speranza di rincontrare questa ragazza, tra la mia vita normale e i fatti che mi avrebbero potuto riportare da lei». 

Qual è il messaggio di quello che racconti? «Non è una storia d’amore, anche perché non si parla di amore: è un modo di prendere la vita: rendere speciali o saper dare il peso giusto a ogni singolo momento che può essere anche stupido e superficiale. Il saper dare valore alle persone e ai momenti anche più imbarazzanti, è il messaggio più universale».