Toscana
Da un giardino un premio per l’ambiente
DI MARCO LAPI
Il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze Edoardo Speranza e lo storico dell’arte Philippe Daverio hanno presentato nei giorni scorsi a Firenze la prima edizione di «Il Monito del Giardino», premio internazionale istituito per valorizzare progetti, studi e personalità di tutto il mondo che, dal giardinaggio all’economia, dalla letteratura all’industria, dalla chimica degli elementi a quella della politica, abbiano offerto speciali contributi alla difesa dell’ecosistema terrestre. Due i riconoscimenti: uno simbolico per governanti o amministratori e una somma pari a 30 mila euro riservata a scrittori, artisti, scienziati. A gennaio-febbraio 2008 saranno proclamati i vincitori. Nel maggio successivo è invece prevista la cerimonia di premiazione. Fatte le debite proporzioni, la selezione dei candidati e le scelte finali seguono le sperimentate procedure del premio Nobel (www.bardinipeyron.com).
«Il Monito del Giardino» si ispira al parco medievale di 4 ettari, contiguo al giardino di Boboli e al Forte di Belvedere, acquistato e ristrutturato agli inizi del Novecento dal noto antiquario e collezionista d’arte Stefano Bardini. Dopo quarant’anni di abbandono, in questi giorni il Giardino Bardini vede appunto completarsi un radicale processo di salvataggio con la conclusione dei restauri della secentesca villa omonima (presentazione il 15 giugno), destinata a ospitare la Fondazione Pietro Annigoni e la Fondazione Capucci, che lascia così Roma per Firenze. I restauri sono stati finanziati dall’Ente Cassa di Risparmio che insieme alla Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron promuove Il Monito del Giardino.
Il premio, ideato e coordinato dal giornalista Riccardo Monni, direttore della rivista «Doc», si avvale di una giuria cosmopolita e multidisciplinare. La presidenza affidata a Daverio, protagonista del programma Rai «Passepartout», sottolinea il profilo estetico-artistico che distingue l’iniziativa. «Il Monito del Giardino» è infatti legato alla storia della Toscana e alla cultura che ha generato il suo particolarissimo, straordinario paesaggio: ovvero guarda non tanto alla natura selvaggia e incontaminata, quanto alla natura antropizzata, all’opera intelligente dell’uomo che ha fatto dell’habitat toscano, delle sue campagne e dei suoi giardini, un unicum armonioso ammirato in tutto il mondo.