Opinioni & Commenti
Da Lisbona a Livorno la variabile calcistica dei sentimenti
Cristiano Lucarelli, bomber del Livorno della storica promozione in A (nella foto il 29° gol segnato in serie B con il Livorno), sta salendo in questi giorni agli onori delle cronache, dopo la pubblicazione del libro Tenetevi il miliardo, come un fenomeno da studiare in laboratorio. La scorsa estate scende di categoria e si decurta lo stipendio di un miliardo (di vecchie lire) pur di giocare finalmente nella squadra del suo cuore, della sua città, della sua infanzia. «O Livorno, o morte!».
Un diktat che fece ridere i suoi colleghi pallonari. In questo mondo del calcio, per dire un’assurdità, è come se un giorno, di punto in bianco, nell’Europeo delle stelle iperstipendiate, vincesse la coppa un manipolo di poveri greci semisconosciuti. Ma quando mai? È come se, nella logica dei miliardi e del divismo, si intrufolasse una variabile impazzita fatta di poveri sentimenti: l’amore vero per una maglia, per la tua gente. È come se si illuminasse una lampadina nel buio della notte a dirti che un calcio senza soldi è ancora possibile, che i veri valori in fondo esistono sempre. Lucarelli ci ha fatto anche scrivere un libro dal suo procuratore, perché nel mondo di oggi la sua è la storia dell’eccezione.
Eppure, diciamocela tutta, non ha fatto niente di eccezionale: ha scelto i sentimenti e sempre miliardario è rimasto. Un gesto come nella vita vera (fortunatamente) se ne vedono ancora. Nella vita vera appunto, non nel calcio di oggi.