«Vai a Tunisi e salva il salvabile». Sono queste le parole che tredici anni fa l’allora diplomatico presso la segretaria di Stato vaticana monsignor Fouad Twal, si sentì dire dal cardinal Casaroli in un’informale investitura ad arcivescovo di Tunisi. Twal è ormai abituato alle sfide difficili e non si sarà di certo intimorito quando, il 9 settembre 2005, Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo coadiutore del Patriarcato latino di Gerusalemme, carica che, secondo il codice di diritto canonico, lo designa a futuro successore dell’attuale Patriarca, Michel Sabbah. Chissà se anche quel giorno ha sentito pronunciare quelle stesse parole «Va e salva il salvabile, c’è bisogno di te».Giovedì 26 aprile Fouad Twal sarà a Sansepolcro (alle ore 18, nell’oratorio di San Rocco), così come fece un anno e mezzo fa Sabbah. Sarà un’occasione straordinaria per tutta la cittadinanza di ascoltare un’importante testimonianza di quanto sta accadendo in Terra Santa e soprattutto di qual è la condizione dei cristiani in questa parte martoriata del mondo. La città di Sansepolcro, nella sua storia, ha un legame profondo con Gerusalemme, che parte da quel sepolcro vuoto, là dove tutto doveva finire e dove invece tutto cominciò. Poi prosegue seguendo i passi dei pellegrini che, attratti dalla Buona Novella, percorrevano i sentieri d’Europa per vedere con i propri occhi che Cristo aveva vinto la morte. Due di questi pellegrini, uno di nome Egidio, l’altro di nome Arcano, si fermarono proprio in Valtiberina, dove sorse un Borgo che porterà nel suo nome la testimonianza di quanto a Gerusalemme era accaduto e che conserva nell’attuale oratorio di San Rocco, dove non a caso avverrà l’incontro con Fouad Twal, una copia del sepolcro.La visita del futuro patriarca della città santa diviene così anche l’occasione per rilanciare una proposta che nel 2005 era stata fatta dal nostro giornale: un gemellaggio tra Sansepolcro e Gerusalemme. Franco Polcri aveva dichiarato a riguardo: «E’ una bella idea, anche perché Sansepolcro è città della cultura della pace e Gerusalemme dovrebbe diventare il segnale primo di questa straordinaria condizione». A due anni di distanza, nulla ancora si è mosso ed anzi un rappresentante biturgense sta per recarsi in Russia per formalizzare la richiesta di gemellaggio con la città di Mosca. Chissà che l’arrivo di monsignor Fouad Twal, l’uomo delle sfide difficili, non riesca a smuovere qualcosa.Sarebbe significativo tornare alle radici e guardare a Gerusalemme che oggi non è più solo la città della Croce, del Calvario e della Resurrezione di Cristo, ma è anche la città della divisione e dei conflitti. Monsignor Fouad Twallo lo sa bene: conosce quelle terre, è nato poco lontano da lì, in Giordania e a Geru- salemme è stato ordinato sacerdote. Lui sa che la via da seguire è innanzitutto quella dell’ecumenismo. Laureato in diritto canonico, dal 1977 al 1992 ha prestato servizio diplomatico presso la nunziatura apostolica in Honduras e nel Consiglio per gli Affari Pubblici della Segreteria di Stato. Nel 1992 è diventato Vescovo di Tunisi e successivamente Arcivescovo e Presidente della Conferenza Episcopale regionale dell’Africa del Nord. Poi l’importante e delicata nomina nella città santa. di Lorenzo Canali