di Mauro Del Corso Da oltre due secoli un pisano non sedeva sulla cattedra di San Ranieri: l’ultimo fu, appunto, un Ranieri, l’Alliata, arcivescovo dal 1806 al ’36: spetta ora a monsignor Giovanni Paolo Benotto, ultimo pisano nell’ordine della successione apostolica, raccogliere il pastorale della Chiesa primaziale: ottantaquattresimo arcivescovo, escludendo Benincasa (1167-1170), riconosciuto poi scismatico.Partendo da Gaudenzio – il primo presule di notizia storica certa, menzionato presente alla sinodo di papa Melchiade il 2 ottobre del 313- la schiera pisana non è troppo fitta: con certezza, nella cronotassi, incontriamo un vescovo ed otto arcivescovi.Gherardo (1080 – 1185), rigoroso riformatore, fu l’artefice dell’arrivo dei vallombrosani a San Paolo a Ripa d’Arno e confermò i Canonici regolari a San Pietro in Vinculis. Figura di spicco fu quella di Baldovino (1138- 1145), discepolo di San Bernardo, tra i beati dell’ordine cistercense, di quotidiana memoria visiva nella serie dei quadroni del Duomo, raffigurato mentre rimprova il giudice di Arborea. Uomo di grande cultura e fermezza fu Federico Visconti (1253-1277) di cui sono rimasti celebri i sermoni, e sotto il quale venne edificato (1257) l’ospedale di papa Alessandro, per la perdonanza pontificia accordata ai pisani. Oddone della Sala (1312-1323), beato domenicano, ebbe vita tempestosa per contrasti col Capitolo e finì patriarca d’Alessandria. Il beato Giovanni Scarlatti (1348-1362) giurista esperto e già nella curia di Avignone, fondò San Girolamo di Agnano. Francesco Moricotti (1362-1378), nipote del predecessore, cardinale, fu determinante per la creazione della Certosa della Beatissima Vergine e San Giovanni Evangelista, a Calci. Non ebbe chiara fama, invece, il pisanissimo Lotto Gambacorta (1381-1394), di discusso profilo, che finì vescovo a Treviso.Passeranno quattro secoli perché ritorni un pisano alla guida della nostra diocesi: Angiolo Franceschi (1178 – 1806), figura di primo piano, eresse il seminario di Santa Caterina (1784) che ancora reca il suo stemma; ma, soprattutto, cercò di mitigare il rigore delle riforme e soppressioni leopoldine a Pisa. Lo seguirà Ranieri Alliata, cui si deve l’erezione dell’altar maggiore del Duomo. Si è discusso, invece, sull’origine pisana di Uberto (1133 – 1137) e di Ubaldo (1176 – 1207), come pure alcuni (Ughelli) avrebbero voluto Villano (1146 – 1175) pistoiese anziché pisano.Per la cronaca sono quattro gli arcivescovi diocesani di origine pisana eletti cardinali (se ricomprendiamo anche Uberto e Villano): non molti, rispetto ai ben ventidue presbiteri di origine pisana elevati alla porpora e con incaro altrove; ed anche alle dieci eminenze non pisane che ressero la cattedra primaziale. Ben tre (Baldovino, Oddone e Scarlatti) sui quattri arcivescovi di Pisa dichiarati beati erano di questa terra. Insieme a loro un quarto, Eugenio III (al secolo Bernardo Paganelli) di Montemagno di Calci, com’è noto divenne pontefice.E forse, a futura memoria, merita ricordare che anche altri deu pisani «iniziarono» il loro episcopato a Pisa, come ausiliari: Ercole Attuoni (1929), poi arcivescovo di Fermo, ed Ezio Barbieri (1945), eletto a Città della Pieve.Un’ultima curiosità: le spoglie di alcuni vescovi di origine pisana riposano, insieme a quelle di molti altri, in Cattedrale. Si tratta di Giovanni Scarlatti, Angiolo Franceschi, Ranieri Alliata.