Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Da Francesco a Margherita: le radici cristiane di Cortona.

Nella ricorrenza dell’ottavo centenario della fondazione dell’Ordine francescano non possiamo non mettere in evidenza quelle direttrici che uniscono idealmente Cortona ad Assisi e alla Verna nel nome di San Francesco. Avvenimenti, persone, luoghi e scritti del tempo testimoniano il carattere francescano di Cortona, un’immagine che ancora oggi la città offre con fierezza, soprattutto per il singolare privilegio di custodire dentro le sue mura il corpo di Santa Margherita, la «terza luce» dopo Francesco e Chiara, dell’Ordine francescano.I francescani a Cortona Non vi sono dubbi che San Francesco giunse a Cortona, con un primo gruppo di suoi compagni, nel 1211, segnando con la sua presenza un visibile principio di rinnovamento nell’antica città. Conquistati dalla vita e dalla predicazione del santo, alcuni cortonesi chiesero di entrare nell’Ordine serafico. Si ricordano tra questi il beato Guido Vagnottelli e il beato Vito dei Viti. In quel periodo fu donato a Francesco un terreno aspro in un’insenatura boscosa del monte Sant’Egidio. In quel luogo San Francesco fece costruire un piccolo ospizio, dieci misere stanzette, per sé e per i suoi frati. Così «Le Celle» divennero il terzo «convento-dimora» dell’Ordine dopo quello di Rivotorto e della Porziuncola. San Francesco passò a Cortona e si fermò alle Celle per l’ultima volta nel maggio-giugno 1226. Già portava impresse nel suo corpo le stimmate. Alle Celle dettò il suo «testamento», che volle diventasse parte integrante della «Regola», prima di essere trasportato di nuovo ad Assisi dove morì nella notte fra il 3 e il 4 ottobre dello stesso anno. L’ospizio delle Celle rimase un centro di preghiera, di studio, di apostolato e una testimonianza di povertà secondo l’ideale di San Francesco per almeno quaranta anni. Vi dimorò anche frate Elia Coppi, eletto alla guida dell’ordine dopo la morte di san Francesco.Il convento e la chiesa di san Francesco Uomo di grande ingegno e di ampie vedute, frate Elia progettò e costruì, circa venti anni dopo la morte del santo, un secondo grande complesso nel cuore della città. Con altri dodici frati lasciò le Celle e venne ad abitare nel nuovo convento. Vi morì nel 1253; il suo corpo fu sepolto in quella chiesa, dietro l’altare maggiore, come indica una lapide che riporta il suo nome e la data della morte. «Che il convento di San Francesco fosse un centro di vita – scrive padre Egidio Magrini – si ricava da un esame attento della vita di Santa Margherita, scritta da padre Giunta. In quelle pagine passano, come in una galleria, figure di frati più o meno illustri, ma sempre degni di ricordo e di attenzione non solo per la loro pietà e devozione, ma pure per la loro attività a beneficio del popolo sia della città che del contado, anche se Santa Margherita diventò la punta più avanzata, perché tutti sopravanzò nella santità». In prima fila c’è padre Giunta Bevegnati, cortonese, confessore della santa e apostolo di pace: ci ha lasciato nella «Legenda» la testimonianza del cammino di conversione e dei colloqui mistici della santa, quasi la «storia di un’anima». Accanto a lui padre Giovanni da Castiglion Fiorentino, direttore spirituale di Santa Margherita; il beato Rinaldo da Castiglion Fiorentino; il beato Ubaldo da Colle Val d’Elsa per il quale Gesù rivela alla santa di aver preparato una «sede gloriosa» nel cielo; il beato Benigno da Cortona, tutto acceso di carità verso i poveri; padre Filippo, tutto dedito al ministero della confessione. E poi ci sono tanti altri: una sorprendente schiera di uomini che dovettero in quel tempo testimoniare a Cortona il loro amore verso Dio e una perfetta carità verso il prossimo.Il monastero di santa Chiara Nel quadro del movimento francescano, che a Cortona affondava sempre più vigorosamente le sue radici, non va dimenticata la presenza del secondo Ordine, quello delle monache Clarisse che, venute a Cortona nel maggio 1225, dopo vari trasferimenti, passarono, nel 1581, dentro le mura della città nel luogo dove ancora oggi si trovano, al «Popolo Santo» presso San Cristoforo. Si può ritenere che le monache Clarisse, nella loro estrema povertà, ricevessero aiuto dalle iniziative di carità di Santa Margherita e che lei ricorresse a sua volta al monastero per ricevere dalla comunità francescana femminile conforto e consigli spirituali.La conclusione è che Cortona affonda le sue radici nel movimento francescano delle origini e trae linfa vitale dal carisma del santo di Assisi. Luoghi di misticismo e di evangelizzazione come l’eremo delle Celle e il convento di San Francesco furono centri fecondissimi di spiritualità, di attività sociale e di pacificazione e tutta la popolazione di Cortona ne trasse beneficio. Non furono «cattedrali nel deserto» della città, ma, come alberi piantati lungo corsi d’acqua, dettero frutti nel loro tempo e ancora oggi estendono sulle nostre comunità la loro benefica efficacia.di Benito Chiarabolli