Vita Chiesa
Da Fiesole in Giordania: il vescovo Manetti in visita da abuna Mario
Don Cornioli è sacerdote «fidei donum» della diocesi di Fiesole. Da molti anni è impegnato in Medio Oriente. È stato prima a Betlemme e, ormai da 7 anni, è in Giordania nella capitale Amman a servizio del Patriarcato Latino di Gerusalemme dove opera principalmente nell’accoglienza di profughi e rifugiati cristiani iracheni. E poi c’è una novità che ci ha anticipato via telefono: il patriarca Pierbattista Pizzaballa lo ha nominato direttore dell’Ufficio per lo sviluppo umano integrale in Giordania. La nomina sarà effettiva dal 15 agosto. «La visita del vescovo Stefano – sottolinea don Cornioli – benedirà anche l’inizio di questo nuovo servizio a favore della Chiesa locale».
«Quando sono arrivato ad Amman – ci racconta abuna Mario – mi sono accorto che mentre la “macchina” dell’accoglienza dei profughi siriani era ben avviata e funzionante, per i profughi iracheni si stava muovendo solo la chiesa locale. Eppure in Giordania, paese di nove milioni di abitanti, sono arrivati qualcosa come tre milioni di profughi. Parliamo del 30% della popolazione. Per noi questi profughi, a prescindere da quanti siano, sono fratelli da amare e sostenere».
In poco tempo don Mario ha attivato un programma che non è solo di accoglienza, ma anche di promozione umana, sociale e lavorativa. Numerose sono le attività di assistenza e beneficenza che con la sua associazione Habibi, con sede in Valtiberina, e i contributi ricevuti dall’8xmille della CEI, dall‘Unhcr (Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati), dall’Università Cattolica del Sacro Cuore ha realizzato non limitandosi solo all’ assistenza materiale ma anche producendo opportunità e condizioni per un affrancamento dalla povertà di tante famiglie, creando un ristorante, un atelier, insegnando dei mestieri e delle professioni.
«Abbiamo cominciato – aggiunge – con la pizzeria, insegnando ai primi giovani iracheni come si realizza il prodotto e, piano piano, abbiamo trovato spazio per un locale, che nel tempo si è ingrandito. Oggi diamo formazione e lavoro a molti giovani iracheni. Siamo all’interno della parrocchia, ma aperti a tutta la cittadinanza. Il nostro è diventato uno spazio parrocchiale e cittadino di aggregazione e integrazione sociale. Le nostre famiglie vengono per mangiare, per bere qualcosa la sera, qualcuno anche solo per giocare a carte e passare un po’ di tempo».
Non solo. Il sacerdote ha avviato anche un laboratorio di gelateria che «sta riscuotendo molto successo». E poi c’è quello che è vero e proprio fiore all’occhiello del Centro Pastorale «Mar Yousef»: un atelier di moda, con capi di abbigliamento prodotti ex novo dalle ragazze del progetto «Rafedin Iraq Girls». Nell’ampio ambiente ci sono le macchine da cucire, gli armadietti con il materiale e le vetrine espositive. Una realtà che si è rapidamente diffusa non solo in ambito cittadino.
Un piccolo miracolo, in un mondo che sembra mettere in discussione lo stesso diritto alla vita dei profughi: «Il nostro obiettivo – spiega don Mario – è ridare loro dignità, che significa provare ad aiutarli a ripartire da una vita quasi normale. Casa, lavoro e scuola sono i principali terreni sui quali stiamo cercando di dare una risposta per rendere la loro vita meno penosa».
Il vescovo Stefano nei giorni in cui sarà ad Amman sarà ospitato da monsignor Mauro Lalli, incaricato della Nunziatura Apostolica in Giordania. «Per me – sottolinea abuna Mario – è una grandissima gioia poter accogliere il vescovo Stefano. E sarà bellissimo fargli visitare i vari progetti che sostengono i profughi iracheni e le comunità più povere in Giordania. Una missione quella in Medio Oriente che ha ancora bisogno di essere supportata. Un mese fa sono venuti anche gli amici dell’associazione “La Formica” di Rignano con don Gabriele Bandini. La possibilità di ricostruire un ponte con la diocesi – conclude don Cornioli – mi rende davvero felice».