Opinioni & Commenti
Da dieci a zero, tutto il peggio del calcio nome per nome
di Umberto Folena
La frenesia autodistruttiva del calcio italiano con quello toscano a fare le sua parte senza tirarsi indietro è formidabile, tanto da meritarsi una tap-ten con «il peggio di».
Dieci. Ah, i portieri. De Santis, nell’amichevole di Zurigo, fa l’inchino all’orso russo inanellando in un colpo solo più sciagurataggini di un intero campionato nel Napoli.
Nove. Buffon può fare dei suoi soldi quel che gli pare, ma per un calciatore scommettere è immorale, oltre che stupido: possibile che non ci arrivi?
Otto. Gli inquirenti che si fiondano con codazzo di giornalisti a perquisire la stanza di Criscito a Coverciano: che cosa speravano di trovare, se non i titoli dei tg?
Sette. I colleghi giornalisti affamati di carne umana, a partire da quelli (intercettati) che dialogano tranquillamente al telefono con gli “zingari” che gli rimproverano di aver scritto falsità e fantasie. E quelli attoniti, come per dire: ma è ciò che facciamo sempre, che c’è di strano?
Sei. La Fiorentina che, mentre scriviamo, è ancora senza allenatore e soprattutto senza squadra. Poco male: per tutto l’anno giocavano in tre o quattro, gli altri entravano in campo con la valigia pronta guardando l’orologio. E glielo lasciavano fare
Cinque. Il Siena, sperando di toglierlo dalla lista. Ma l’accusa al suo presidente è infamante: avrebbe chiesto ai suoi calciatori di giocare per perdere
Quattro. E ancora Siena con il suo ex allenatore, poi volato alla Juve, che ai suoi avrebbe detto: non preoccupatevi, ci siamo messi d’accordo sul risultato. La prossima volta dillo anche a noi, così evitiamo di perdere tempo a guardarci la partita.
Tre. Il procuratore federale Palazzi. Certe pene sono irrisorie, con il Paese intero che esige severità e lui ha preferito non ascoltare.
Due. I presidenti delle tre-quattro società più grasse e grosse, che gestiscono il calcio come se fosse una cosa loro. Oligarchi. E quando la democrazia langue, la corruzione e il malaffare impazzano, è sempre così.
Uno. Al primo posto i calciatori, tanti, che avrebbero giocato per perdere. Perché hanno commesso un reato. Per la loro assenza di moralità. Ma soprattutto per aver cercato di distruggere il nostro sogno, il sogno di noi che amiamo il calcio e continueremo ad amarlo, nonostante tutto, ma con la morte nel cuore. Accidenti a voi.