Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Da Bibbiena alla Cina per il Vangelo.

I notiziari di queste ultime settimane ci hanno parlato a lungo delle persecuzioni subite dai cristiani in India.Sono tanti i missionari uccisi a causa della loro fede, oggi come ieri. Nelle comunità cristiane tuttavia, ben poco si sa delle giovani Chiese lontane dal Vecchio continente, specialmente di quelle asiatiche. La storia – anche quella del ‘900 – è ricca di persone meravigliose che si sono spese anima e corpo per l’evangelizzazione, pagando con il martirio. E tante ve ne sono anche provenienti dal nostro territorio. Una di queste è padre Cesare Mencattini originario di Bibbiena.«Vi sono popolazioni immense – scriveva – in regioni estese per centinaia di chilometri di desolazione e miseria. Anche se i missionari avessero le ali, non potrebbero raggiungere tutti». Questo scriveva ai suoi cari dopo pochi mesi dall’arrivo in Cina. E continuava: «Sono contento di fare il prete zingaro, senza chiesa, senza canonica, senza fissa dimora… I miei cristiani sono poveri, ma buoni. Ti assicuro – scriveva al fratello – che sono veramente felice! Perché ho il cuore contento». Era il 1936, e la missione di padre Cesare, era appena iniziata. Nato a Bibbiena il 17 maggio del 1910, era entrato a far parte dell’istituto Pime nel 1927, ed era stato destinato alla missione di Weihoei nel 1935.Ogni lunedì mattina padre Cesare inforcava la sua bicicletta e andava in visita ai villaggi circostanti organizzando e accompagnando le comunità cristiane. Tornava a casa solamente il sabato, carico di polvere gialla, di sudore, di sofferenze, ma anche di speranza e gioia per il servizio svolto.Ma il 12 luglio del 1941 l’aspetta il martirio: «Padre Cesare – scrive padre Antonio Lozza – partiva in bicicletta trainato con una corda alla motoretta di padre Bagnoli che viaggiava con padre Cavallini. Dopo aver percorso 30 chilometri, verso le nove circa, giunsero al borgo murato di Kimen. Presso la porta orientale, dietro un muricciolo, sostava una compagnia di soldati giapponesi. Improvvisamente risuonarono delle fucilate. Bagnoli fu colpito alla coscia sinistra; padre Cavallini ebbe fracassato il piede destro e padre Mencattini, con il ventre squarciato da due pallottole dum-dum, si riversò al suolo emettendo un grido. Mentre padre Cesare agonizzante stava morendo sul ciglio della strada, i soldati, quasi a farsi perdonare il male fatto, si avvicinarono ai tre e fermarono un carro sul quale caricarono i feriti».Luca Primavera