Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Da Arezzo a Cortona in bici per i capolavori dell’Ermitage.

Si deve riconoscere che i soci del circolo «Amici della bicicletta» di Arezzo non mancano di iniziativa e di fantasia: nei giorni scorsi una trentina di ciclisti, accogliendo l’invito del presidente Enrico Valentini, hanno inforcato la bici e, in omaggio allo sport e alla cultura, si sono arrampicati fino a Cortona con destinazione Maec, il museo che espone in questo periodo una serie di capolavori etruschi provenienti dall’Ermitage di San Pietroburgo. «Il primo scopo della nostra passeggiata – spiega Enrico Valentini, uno dei cicloamatori – è quello di promuovere la bicicletta come mezzo di trasporto urbano non inquinante, rispettoso dell’ambiente, ecologico e salutare; il secondo scopo è la proposta delle cicloescursioni “dolci” legate alla scoperta del territorio. Per noi visitare il Maec e i suoi capolavori, è stata una straordinaria occasione per unire l’utile al dilettevole, un interessante fuori programma che ha avuto il patrocinio del Comune di Cortona». È questa una delle numerose visite guidate al Maec che in queste ultime settimane è stato letteralmente preso d’assalto da cultori d’arte e turisti. Un record si registra infatti in questo primo mese dell’esposizione: quasi 9mila visitatori hanno affollato le sale del museo, consentendo alla nostra città di raggiungere, nonostante l’attuale momento di difficoltà, il livello record di presenze del 2007. Resteranno esposte fino all’11 gennaio le trenta opere della collezione etrusca che il museo statale Ermitage di San Pietroburgo ha eccezionalmente prestato a Cortona in omaggio alla sua grande tradizione e al suo impegno in campo archeologico, in occasione dell’apertura delle sei nuove sale espositive: dalla placchetta in bronzo che ornava il carro da parata di un nobile etrusco raffigurante il Dio del Sole, all’eccezionale «stamnos» a figure rosse, sul quale è impresso un soggetto assai raro, che testimonia la rappresentazione etrusca del mondo dell’oltretomba; dai preziosi vasi che si rifanno ai modelli dello stile italo-corinzio a quelli, originali per forma e soggetto e straordinariamente conservati, prodotti a Vulci. Particolarmente ammirato è uno dei capolavori della collezione, tra i pezzi etruschi uno tra più noti e importanti al mondo: l’urna cineraria in bronzo del IV secolo avanti Cristo, unica nel suo genere, rappresentante un bellissimo giovane disteso; l’opera, rinvenuta nei pressi di Perugia e appartenente alla collezione del marchese Campana, dopo essere stata acquistata dall’agente dello zar Alessandro II nel 1861, è tornata in questa occasione per la prima volta in Italia. A dimostrazione della volontà di collocarsi su un piano di offerta internazionale, il Maec realizzerà entro quest’anno supporti informativi e didattici, oltre che in inglese, anche in altre sei lingue. Iniziative che sono prova evidente della vivacità e della vitalità delle nostre istituzioni culturali, garanzia di crescita e di buon funzionamento per il futuro. di Benito Chiarabolli