Cultura & Società

Cultura, un cantiere per promuovere l’armonia e la pace

Un Cantiere della formazione per promuovere la bellezza, l’armonia, l’unità, la pace mentre spirano forti i venti di mille conflitti, un momento di analisi della vita civile osservata nei suoi molteplici aspetti: dalle dinamiche della convivenza in Italia alla qualità delle relazioni umane e della vita istituzionale. L’occasione è data dal nuovo appuntamento del «Progetto cittadinanza» promosso dall’Azione cattolica toscana a Firenze domenica 26 marzo: il Colloquio pubblico sul tema «La bellezza ci salverà: umanesimo, armonia, arte, cultura, territorio».

Tra gli obiettivi del Progetto, che fa dei suoi Colloqui annuali forti occasioni di confronto e proposta per tutta la vita regionale, la promozione di una prospettiva di ricerca scientifica, teologica, etico-culturale per l’elaborazione di una cultura della cittadinanza planetaria; favorire il confronto e lo scambio di esperienze fra sensibilità religiose e culturali diverse su temi quali etica, estetica, diritto, politica, economia, sociologia, teologia, arti; sollecitare le istituzioni civili, religiose e associative ad un lavoro d’insieme sulle dinamiche della cittadinanza e della convivenza.

«Con questa iniziativa – spiega Enzo Cacioli, delegato regionale dell’Ac toscana – vogliamo cogliere in tutta la sua capacità espressiva, l’appello alla bellezza, alla pace e all’armonia che la città di Firenze e la terra di Toscana esprimono nei confronti dell’intera umanità. “La bellezza ci salverà”, un tema che vuole rileggere l’itinerario dell’uomo quale cultore e destinatario della creazione per promuoverne le potenzialità di sviluppo ed orientarne il cammino verso una rinnovata sintesi fra l’esigente vocazione all’unità universale e i desideri più profondi impressi nel cuore di ogni persona – la bellezza, l’armonia, la cultura – che esigono autentica responsabilità ed un maturo esercizio della cittadinanza. Quella della bellezza ci appare oggi prospettiva ineludibile di grande speranza in giorni nuovamente segnati in diverse parti del mondo da forte conflittualità sociale, chiusure localistiche, risorgenti antagonismi e da una diffusa sfiducia sul cammino storico dell’umanità».

Due le sessioni del Colloquio: mattutina (Cenacolo Santa Croce con inizio ore 9) e pomeridiana (Battistero di San Giovanni, inizio 14,30). Alla manifestazione, che ha il sostegno della Conferenza episcopale toscana, intervengono il Direttore regionale per i beni e le attività culturali e Soprintendente del Polo museale fiorentino, Antonio Paolucci, Sergio Givone, dell’Università di Firenze, e Pierangelo Sequeri, milanese, docente della Facoltà teologica per l’Italia Settentrionale.

A conclusione della prima sessione, coordinata da Giulio Conticelli, vicepresidente della Fondazione La Pira, il Cardinale Silvano Piovanelli celebrerà la Messa nella Basilica di Santa Croce. La seconda sessione è coordinata da Piero Tani, Presidente del Meic fiorentino e si conclude con la visita al Battistero fiorentino guidata da Timothy Verdon (Facoltà teologica dell’Italia centrale e Stanford University). Informazioni: 055-2280266.

Giovani a confrontocon la «Gaudium et Spes»In preparazione al Colloquio del 26 marzo, la Delegazione regionale di Azione cattolica ha organizzato un seminario di approfondimento rivolto ai giovani delle equipe diocesane della Toscana, incentrato sul tema della Bellezza, alla luce della rilettura della «Gaudium et Spes».

Il seminario di studio, dal titolo «La Bellezza ci salverà: giovani, cittadini, laici nella prospettiva della Salvezza», si è svolto il 4-5 marzo scorso presso l’antico convento dell’Incontro, a Bagno a Ripoli (FI), nel quale sono confluiti giovani provenienti da diverse diocesi della Toscana: Arezzo, Firenze, Fiesole, Livorno, Massa Carrara, Pistoia, Prato, Siena e Volterra.

La mattina di sabato 4 marzo don Enrico Chiavacci, teologo e testimone del Concilio Vaticano II, ci ha guidato nella lettura della «Gaudium et Spes». Alla luce della Costituzione Conciliare, appare chiara la dimensione comunitaria della Chiesa, come pure l’esistenza di un’unica storia all’interno della quale si deve realizzare il cammino della famiglia umana e della Chiesa che in essa è inserita come «lievito» e «sale». Il nostro appartenere alla Chiesa ci chiama ad essere a servizio di tutta la famiglia umana, accogliendo tutte le diverse esperienze e le diverse voci del mondo. Il nostro essere immersi nella storia e nel mondo ci impegna a testimoniare in ogni ambito della nostra vita senza cadere nella banale separazione tra vita all’interno della parrocchia e vita di tutti i giorni.

Nel pomeriggio, la meditazione di don Luca sul brano evangelico del monte Tabor, ci ha fatto riflettere sulle varie dimensioni della Bellezza, da quella personale a quella comunitaria, dalla cura delle relazioni personali fino alla dimensione della bellezza come santità di vita. Il resto della giornata è stato dedicato allo studio, alle risonanze della relazione e alla discussione in gruppi di studio. La mattina di domenica 5 marzo, l’intervento del delegato regionale Enzo Cacioli ci ha aiutato a mantenere alto il livello della discussione. Cacioli è entrato nel vivo dei temi del Progetto Cittadinanza di quest’anno: la dimensione della laicità come esercizio maturo della cittadinanza, come laici e come cristiani nel mondo; l’importanza di riscoprire la bellezza come un’accezione profonda del cuore dell’uomo, per spiegare che il tendere dell’uomo alla Bellezza rappresenta la sua fedeltà al progetto di Dio, che ci ha creati a Sua immagine e somiglianza; l’importanza di imparare a dirci tutte le cose belle della nostra vita, meravigliandosi; il rapporto tra Chiesa e Regno di Dio; la prospettiva della Bellezza come prospettiva salvifica. I vari temi sviluppati hanno veramente acceso gli animi dei presenti. La cittadinanza è senz’altro una dimensione talvolta trascurata ma che può aiutare tutti, ed in particolare i giovani, a sentirsi più partecipi della realtà in cui viviamo. Ci siamo sentiti chiamati ad accogliere le varie diversità dell’uomo in quanto uomo e a testimoniare il desiderio di bellezza che è in noi. Come fare nel concreto?Innanzi tutto, sul fronte delle relazioni personali, siamo chiamati ad accogliere ogni uomo e ciò che di bello c’è in ognuno; in secondo luogo, sul fronte lavorativo e personale, siamo chiamati ad impegnarci nella nostra vita «vissuta», come luogo nel quale realizzare la nostra santità. A conclusione dei due giorni la Messa, come celebrazione del mandato a impegnarci nelle nostre diocesi, una volta tornati a casa. È stata un’occasione speciale per l’approfondimento personale, ma anche per la rete di relazioni e di amicizie che si sono create, relazioni che ci hanno scaldato il cuore (pur immersi nelle rigide temperature del convento) e che vogliamo continuare a coltivare.Simona Francalanci(Delegazione regionale Ac)

Una bellezza tipicamente umana (di TIMOTHY VERDON)