Opinioni & Commenti
Cultura, in Toscana la mannaia dei tagli
di Franco Cardini
La «manovra» governativa anticrisi impone sacrifici. Fingiamo pure di credere che tutto dipenda dalla situazione internazionale, qualcosa dagli errori dei governi passati e nulla o quasi da quelli del presente governo. Il fatto è che, coerentemente con la sua vocazione «di destra», il governo Berlusconi conosce un modo solo per rispondere alla crisi: «tagliare» le spese pubbliche e intervenire con prelievi di varia entità sulle categorie dei lavoratori dipendenti, stipendiati o salariati che siano. S’insiste sui soli redditi, senza chiamare nemmeno alla lontana in causa i patrimoni; e si promettono in modo solo generico misure di lotta all’evasione, che è il vero principale problema (120 miliardi di euro, calcolati forse per difetto). Il resto è propaganda demagogica: come i taglietti agli emolumenti di politici e di supermanager o alle auto blu.
La scuola e la cultura ne escono particolarmente colpite. Il che non è solo grave: è sintomatico. Ciò significa che l’attuale governo non ha una politica culturale (nemmeno quel tanto che gli converrebbe avere: perché è storicamente dimostrato che si tratta di un ottimo strumento di organizzazione del consenso). Il capo del governo e i suoi sostenitori nutrono il massimo disprezzo per qualcosa che invece nel paese è fondamentale e basilare: il turismo, per esempio, si regge sul patrimonio culturale che gli italiani hanno accumulato nei secoli. Ma ciò non interessa alla maggioranza di una società civile teledipendente, che impazza per l’«Isola dei Famosi» e la domenica va in gita familiare ai centri commerciali. Quindi, abbiamo esattamente il governo che meritiamo.
Il «decretone» prevede per la cultura la decimazione di 232 enti stimati inutili o quasi. Ne saranno soppressi 21, tra cui l’Isae (ricerca economica), e l’Eti (ente teatrale). Altri istituti non vengono esplicitamente soppressi ma saranno obbligati a chiudere i battenti, in quanto le dotazioni per la cultura e gli enti di ricerca vengono decurtati del 50%, anche se dopo sua accorata richiesta si concederà al ministro della cultura Bondi di gestire lui i tagli (con quali competenze? Con quali criteri? Con l’aiuto di quali «specialisti» e «consulenti»?). Per l’università, ci sarà un taglio del 17% circa, quasi un quinto: tutti gli atenei pubblici d’Italia dovranno andar avanti con un contributo statale di 6 miliardi (il 5% di quel che perdiamo con l’evasione fiscale). In Toscana, su una spesa di 80 milioni per istruzione e cultura il taglio sarà di 50; il diritto allo studio scenderà da 30 a 15 milioni.
Propongo che il governo Berlusconi adotti un fiero motto: «Abbasso la Squola!». Grazzie di quore, signor Presidente.