È una sentenza sventurata: così Luis Carbonell, presidente di Concapa (Confederación Católica Nacional de Padres de Familia y Padres de Alumnos, Confederazioen cattolica nazionale di genitori e alunni) ha commentato la sentenza del giudice di Valladolid (Spagna) che ha ordinato di togliere i crocifissi da una scuola pubblica della città, accogliendo la richiesta della Associazione culturale scuola laica. Per Carbonell, è una prova in più del laicismo radicale. L’Europa è edificata sulla base della cultura cristiana ed il crocifisso è un simbolo di quella cultura. Dello stesso parere è il portavoce dell’Osservatorio per la libertà religiosa e di coscienza, Pablo Rodríguez, secondo il quale con questa sentenza si trasforma una questione culturale e di abitudine sociale in un strumento di contesa. Si tratta di una manifestazione ancora di laicismo. Manuel de Castro, segretario generale delle scuole cattoliche Fere-Ceca, critica l’ansia per ritirare simboli che rispecchiano il sentimento religioso della maggioranza di coloro che frequentano la classe con il pretesto di rispettare una minoranza. Questa, per de Castro, non è la strada verso la tolleranza. Il presidente di HazteOir.org, Ignacio Arsuaga, denuncia che siamo di fronte a un’ondata di laicismo che incombe sulla società spagnola. Secondo Arsuaga, non possono emarginarsi i genitori che vogliono un’educazione cattolica per i loro figli. Si prendono decisioni senza tener conto di quello che pensano i genitori degli alunni. I simboli religiosi sono per il portavoce del Centro giuridico Tomás Moro, Javier Pérez-Roldán, parte della nostra storia. Pertanto, se vogliamo fare delle scuole neutre neanche dovremmo fare riferimenti politici né morali. E se facciamo questo svuoteremmo tutto di contenuto. Per il Centro giuridico Moro, la sentenza del Tribunale di Valladolid parte da una concezione eccessivamente riduttiva del valore culturale che il crocifisso ha nell’Europa di oggi. I crocifissi situati fuori dei luoghi di culto, infatti, nella società europea hanno un significato civile, storico e culturale, oltre al loro semplice valore religioso; in questo modo, il crocifisso è qualcosa di più che un simbolo religioso. Inoltre, la presenza dei crocifissi non significa un obbligo ad adrrire alla fede cristiana, né una tutela speciale dei cristiani da parte dei poteri pubblici. Altrimenti, si dovrebbe ugualmente considerare l’esclusione della carne di maiale dai menù degli alunni delle scuole come una speciale tutela per i musulmani, mentre invece è solo una forma di rispetto per quel credo.Per il Centro Giuridico Tomas Moro, se la ratio della sentenza anticrocifissi fosse applicata fino in fondo non si dovrebbero tener conto nelle diete degli scolari le varie esigenze legate alle diverse fedi. Inoltre, il Centro giuridico nota un’ulteriore incongruenza nelal sentenza: se per il rispetto della libertà religiosa di credenti di altre religioni si deve togliere il crocifisso, si dovrebbe rispettare anche la libertà di coscienza di quei genitori che vogliono per i figli un’educazione cattolica, con la conseguente possibilità di obiezione di coscienza alla materia scolastica Educazione alla cittadinanza. La sentenza del giudice di Valladolid di togliere i crocifissi da una scuola pubblica della città è per Alfonso Coronel de Palma, presidente e consigliere delegato del gruppo Cope (catena radiofonica), è una brutta notizia. Coronel de Palma ha invitato i mezzi di comunicazione a dimenticarsi della loro posizione di potere e di mettersi al servizio dei cittadini. In questo senso, ha sollecitato quanti lavorano nei mass media a servire la realtà e non l’ideologia e a tener in conto la dignità delle persone.Sir