Un ragionamento viziato sul presupposto che il crocifisso possa costringere ad una professione di fede, mentre esso è un simbolo passivo, che cioè non costringe in coscienza nessuno. Interpellato dal SIR, Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, liquida così a caldo la sentenza con la quale questa mattina la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha stabilito, a seguito di un ricorso presentato da una cittadina italiana, che l’esposizione del crocifisso in classe costituisce una violazione al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni e con il diritto dei bambini alla libertà di religione. Prima ancora di essere un simbolo religioso spiega Dalla Torre -, il crocifisso esprime la nostra cultura e identità. Abbiamo bisogno di elementi che facciano mantenere coesa la società intorno a valori tradizionali e fondanti. Questo, precisa il rettore della Lumsa, è peraltro il ragionamento che ha portato a numerose decisioni di giudici italiani che mi appaiono ancora del tutto condivisibili. Se il crocifisso non fosse anzitutto un simbolo culturale e quindi non coercitivo per alcuno – dovremmo togliere tutte le croci presenti sulle nostre strade e piazze e questo sarebbe veramente ridicolo.Per Dalla Torre non sono dunque pertinenti i richiami della sentenza odierna all’art.2 del protocollo n.1 (diritto all’istruzione) e all’art. 9 in materia di libertà di pensiero, coscienza e religione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Mi pare dichiara il giurista al SIR – che i giudici della Corte di Strasburgo continuino a manifestare una chiara lontananza con quelle che sono la realtà dei Paesi europei e le aspettative dei loro cittadini. Dalla Torre parla di uno dei tanti e ricorrenti ritorni di laicismo cui siamo ormai abituati e rammenta che i giudici europei hanno un’estrazione politica che non sempre corrisponde ai contesti nazionali dai quali provengono. La sentenza afferma che lo Stato è tenuto alla neutralità confessionale nel quadro dell’istruzione pubblica: Un’istruzione pubblica che non rendesse presente anche una dimensione religiosa replica Dalla Torre non sarebbe un’istruzione neutrale, ma di parte. Occorre senza dubbio tutelare la libertà religiosa, ma il fatto religioso non va nascosto. Farlo significa assumere una posizione non laica ma laicista nel senso peggiore del termine. Il ricorso a Strasburgo era stato presentato il 27 luglio 2006 da Solie Lautsi, moglie finlandese di un cittadino italiano e madre di due ragazzi che nel 2001-2002 frequentavano ad Abano Terme l’Istituto statale Vittorino da Feltre.Sir