Vita Chiesa
«Crocifissi per la fede con il nostro silenzio complice»
«In te, Divino Amore, vediamo ancora oggi i nostri fratelli perseguitati, decapitati, crocifissi per la loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice». È una delle frasi più forti della preghiera sotto forma di meditazione, dieci minuti circa, con cui il Papa ha concluso la Via Crucis al Colosseo, la terza del Pontificato. E proprio dagli angoli del mondo dove sono più evidenti queste ferite, che ricordano da vicino le piaghe del Crocifisso, provengono coloro che nelle 14 stazioni hanno portato la Croce: Siria, Nigeria, Iraq, Egitto, Cina, Terra Santa, oltre agli italiani, singoli e famiglie. «Nella tua innocenza, agnello immacolato – le parole di Francesco, applaudito dalle migliaia di persone presenti al suo arrivo alla terrazza del Palatino e al termine del discorso – noi vediamo la nostra colpevolezza. Nel tuo viso schiaffeggiato, sputato, sfigurato, noi vediamo la brutalità dei nostri peccati. Nella crudeltà della tua Passione, noi vediamo la crudeltà del nostro cuore e delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato, noi vediamo tutti gli abbandonati dai familiari, dalla società, dall’attenzione e dalla solidarietà. Nel tuo corpo sacrificato, squarciato e dilaniato, noi vediamo il corpo dei nostri fratelli abbandonati lungo le strade, sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza. Nella tua sete, Signore, noi vediamo la sete di tuo Padre misericordioso che in te ha voluto abbracciare, perdonare e salvare tutta l’umanità».