Perché non si leva costantemente la voce di chi ha responsabilità, accanto a quella degli uomini di buona volontà, in difesa di una reale libertà di religione e di coscienza? Quanto altro dolore per le proprie convinzioni dovranno subire persone di ogni età e condizione, di ogni religione e cultura, degne invece del rispetto dovuto indistintamente ad ogni uomo e ad ogni donna?: è il grido risuonato oggi nella basilica vaticana di san Pietro, dove il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha celebrato una messa in suffragio delle vittime della strage nella chiesa siro-cattolica di Baghdad dello scorso 31 ottobre. Nella sua omelia il cardinale ha ricordato anche gli altri innocenti colpiti in Iraq contro ogni giustizia prima e dopo quel drammatico evento ed i feriti ai quali ha rinnovato la solidarietà della Chiesa, riaffermando che il loro dolore è il nostro dolore. Il card. Sandri si è rivolto direttamente agli ambasciatori presenti alla messa auspicando un loro impegno presso i rispettivi governi, per favorire ovunque la serena convivenza dei singoli e delle comunità, e il rispetto dei loro diritti, appoggiando ogni intento per ridare al Vicino Oriente il suo volto multireligioso e multiculturale, civile e solidale. I cristiani ha rimarcato il Prefetto – debbono poter restare dove sono nati per offrire personalmente e attraverso le opere della Chiesa, senza alcuna discriminazione, il loro insostituibile contributo di carità sul piano educativo e culturale, assistenziale e sociale. Essi desiderano concorrere al progresso del loro amato Paese in generosa apertura verso i musulmani e tutti i loro connazionali. Con quanta riconoscenza apprezzeremo il coinvolgimento dei cristiani e dei loro pastori da parte delle Autorità civili nella adozione di tutte quelle misure che riguardano direttamente le loro persone, la loro sicurezza e il loro futuro. Il ricordo finale il card. Sandri lo ha dedicato ai due sacerdoti uccisi nella chiesa irachena mentre celebravano messa, padre Thaer e padre Wassim, una immolazione, seme di vocazioni perché seme della comunione e della testimonianza tanto auspicate dal recente Sinodo per il Vicino Oriente. (Sir)