Toscana

CRISTIANI IN INDIA: DIAS (VESCOVO INDIANO), «VIOLENZE RISCHIANO DI PROPAGARSI»

“Il governo dell’Orissa e il governo indiano non fanno tutto ciò che si dovrebbe fare, nonostante la presenza della polizia. Ma se non viene fermata in tempo la violenza contro i cristiani rischia di propagarsi anche in altri Stati indiani notoriamente anticristiani, come il Gujarat, il Madhya Pradesh, il Chattisghar. Alcuni segnali già ci sono”. L’avvertimento viene oggi da mons. Alex Dias, vescovo di Port Blair, nelle isole Andamane e Nicobare, che dipendono direttamente dal governo centrale di Delhi. Al Sir racconta delle minacce di morte fatte dai nazionalisti indù a mons. Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bubaneshwar in Orissa, dopo l’uccisione del loro leader Swami Laxanananda il 23 agosto scorso. In quei giorni le violenze contro i cristiani hanno provocato oltre 20 morti, centinaia di feriti, centinaia di chiese e cappelle distrutte e oltre 60.000 sfollati o rifugiati nei campi. “Anche se tutto il mondo sa che i cristiani non sono responsabili – dice mons. Dias – i fondamentalisti indù vogliono uccidere anche un leader cattolico. L’arcivescovo sta facendo tutto il possibile per arginare la violenza, incontrando a Delhi i politici, ma non basta”. Di positivo, spiega, “c’è che la Corte suprema dell’India ha proibito la processione con le ceneri del leader ucciso, che i fondamentalisti volevano fare il 7 settembre, pianificando altri disturbi ai cristiani”. “Il mondo deve sapere che in India, che si vanta di essere la maggiore democrazia del mondo, accadono queste cose – afferma il vescovo di Port Blair -. Quanto sta succedendo è assurdo. In una democrazia con un governo laico ogni religione dovrebbe avere la sua libertà”. A suo avviso sarebbe necessaria una maggiore pressione diplomatica a livello internazionale, nonostante la condanna da parte del governo centrale indiano e l’invio di una forza speciale di polizia. “Avrebbero dovuto intervenire prima – sottolinea mons. Dias -. Hanno agito dopo le pressioni della Conferenza episcopale, secondo me un po’ in ritardo e non in maniera adeguata”. Ora la situazione in Orissa sembra più tranquilla, ma c’è ancora qualche aggressione nei campi dei rifugiati. “La gente non vuole stare lì perché si sente minacciata”, conferma il vescovo. Nell’arcipelago delle isole Andamane e Nicobare (572 isole nel Golfo del Bengala, dove vivono circa 40.000 cattolici su 400.000 abitanti) la situazione è tranquilla. “Dopo le violenze in Orissa – racconta ancora – ho incontrato i rappresentanti dei mezzi di comunicazione locali e tutti hanno condannato l’accaduto. Poi il 4 settembre abbiamo organizzato una processione insieme ad altri leader cristiani e 12 rappresentanti delle altre religioni. Il governatore delle Andamane ci ha assicurato che qui non succederà”.Sir