Vita Chiesa
CRISI USA-IRAQ: VESCOVI EUROPEI, NO ALLA GUERRA
Quella di un eventuale conflitto armato con l’Iraq è una “terribile prospettiva”, mentre “la tragedia interminabile che si consuma in Terra Santa” richiede l’intervento urgente dei responsabili politici. E’ quanto si legge nel comunicato finale dell’Assemblea plenaria del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), svoltasi a Sarajevo nei giorni scorsi.
“La guerra è stata e sarà sempre una cosa orribile”, ricordano i vescovi d’Europa, dimostrando “grande preoccupazione” per la situazione internazionale, e in particolare per la “terribile prospettiva di un conflitto armato con l’Iraq” e per la “tragedia interminabile che si consuma in Terra Santa”. “I leader in Europa e nel mondo si legge nel documento hanno il serio obbligo di proteggere il bene comune globale contro qualunque minaccia alla pace, attraverso tutti i mezzi non violenti a disposizione”.
“Non c’è vera pace senza giustizia”, ricordano le Chiese europee citando il pensiero del Papa a riferendosi possibili violazioni dei “diritti umani fondamentali” in alcune zone “calde” del pianeta, come la Bosnia ed il Sud-est dell’Europa o la Russia, dove la Chiesa cattolica è “messa alla prova dalle espulsioni non motivate di un vescovo e di vari sacerdoti” e chiede “solidarietà e più stretta collaborazione per difendere il diritto alla libertà religiosa e per ristabilire relazioni ecumeniche di fiducia con la Chiesa ortodossa”.
Tra le altre questioni che hanno interessato il dibattito episcopale del Ccee. Quella del “processo dell’unificazione europea, soprattutto in riferimento al dibattito sugli sviluppi futuri dell’Unione europea legata ai lavori della Convenzione”. In particolare, i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa hanno espresso l’auspicio che “la dimensione dei valori della fede e della trascendenza non venga dimenticata nel Trattato costituzionale dell’Europa. Nei secoli si legge nel comunicato finale il cristianesimo ha formato in modo sostanziale l’eredità culturale e spirituale di questo continente ed ha una ricchezza di umanità e socialità fondamentale. L’omissione di un riferimento esplicito a ciò porterebbe a una lacuna nell’identità e a una fragilità per il futuro dell’Europa”
Tema centrale dell’assemblea di Sarajevo si legge nel comunicato finale del Ccee è stata “l’evangelizzazione e la trasmissione della fede nel contesto della società moderna e pluralista dell’Europa”. Per i vescovi europei, “una grande sfida è rappresentata dalla necessità di mostrare l’importanza della fede cristiana e di tradurla in tutti gli ambiti della società”, ed ogni cristiano “è chiamato ad essere protagonista dell’evangelizzzazione”: in questa prospettiva, “Un ruolo insostituibile” lo svolgono le vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio, “oggi è in declino in alcuni paesi d’Europa” e che invece richiamano la necessità di “collocare la pastorale vocazionale al centro della vita delle diocesi e delle parrocchie attraverso testimonianze di vita e strutture adeguate”.
Nell’ambito del dialogo ecumenico, le Chiese europee hanno “nuovamente sottolineato l’importanza” della “Carta oecumenica”, firmata nell’aprile del 2001 a Strasburgo dai presidenti del Ccee e della Kek, come “documento fondamentale per la creazione di una cultura del dialogo e della collaborazione tra le Chiese d’Europa” e si sono dati appuntamento per la terza Assemblea ecumenica europea, dopo Basilea (1989) e Graz (119197). “Riflettere approfonditamente in ambito cristiano sulle conseguenze dell’11 settembre 2001”: questo il principale impegno sottoscritto a Sarajevo nell’ambito del dialogo interrreligioso, che comporta anche la “necessità di crescere nel rispetto reciproco nelle relazioni islamo-cristiane” e una maggiore attenzione alla “presenza del buddismo in Europa”. Questioni etiche, bioetica, pedofilia: questi ulteriori argomenti del dibattito tra i vescovi d’Europa, che “in agenda” mettono anche i temi dell’eutanasia e della salvaguardia del creato.