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CRISI USA-IRAQ, NUOVO PRESSANTE APPELLO DEL PAPA: NON E’ MAI TROPPO TARDI PER LA PACE

“Solo Cristo può rinnovare i cuori e ridare speranza ai popoli”. Lo ha detto domenica il Santo Padre, affacciandosi alla finestra del suo studio nel palazzo apostolico vaticano, prima della recita dell’Angelus con i fedeli ed i pellegrini convenuti in piazza San Pietro. Presentando il misterioso evento della Trasfigurazione raccontato nel Vangelo della seconda domenica di Quaresima, il Papa ha rinnovato “un pressante appello a moltiplicare l’impegno della preghiera e della penitenza, per invocare da Cristo il dono della sua pace. Senza conversione del cuore non c’è pace. I prossimi giorni saranno decisivi per gli esiti della crisi irachena. Preghiamo, perciò, il Signore perché ispiri a tutte le Parti in causa coraggio e lungimiranza”.

Giovanni Paolo II ha poi ricordato che “i responsabili politici di Baghdad hanno l’urgente dovere di collaborare pienamente con la comunità internazionale, per eliminare ogni motivo d’intervento armato. A loro è rivolto il mio pressante appello: le sorti dei loro concittadini abbiano sempre la priorità!” Ma il Santo Padre ha anche rammentato “ai Paesi membri delle Nazioni Unite, ed in particolare a quelli che compongono il Consiglio di Sicurezza, che l’uso della forza rappresenta l’ultimo ricorso, dopo aver esaurito ogni altra soluzione pacifica, secondo i ben noti principi della stessa Carta dell’Onu. Ecco perché – di fronte alle tremende conseguenze che un’operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l’equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente, già tanto provata, nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne – dico a tutti: c’è ancora tempo per negoziare; c’è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare”. Secondo il Pontefice, “riflettere sui propri doveri, impegnarsi in fattivi negoziati non significa umiliarsi, ma lavorare con responsabilità per la pace. Inoltre, noi cristiani, siamo convinti che la pace autentica e duratura non è solo il frutto di pur necessari accordi politici e intese fra individui e popoli, ma è dono di Dio a quanti si sottomettono a Lui e accettano con umiltà e gratitudine la luce del suo Amore”.Misna

Ecco il testo integrale dell’Angelus di domenica 16 marzo:

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Si sono conclusi ieri qui, nel Palazzo Apostolico, gli Esercizi Spirituali. Sono state giornate di intenso raccoglimento e ascolto della Parola di Dio.

Le meditazioni proposte avevano per tema la verità centrale della fede cristiana: “Dio è Amore”. Nel silenzio della preghiera abbiamo potuto contemplare a lungo questa Buona Novella, di cui il mondo ha sempre bisogno. Di fronte all’umanità segnata da gravi squilibri e tanta violenza non dobbiamo perdere la fiducia: su questo mondo si riflette, fedele e misericordioso, l’Amore di Dio, che rifulge in pienezza sul volto di Cristo.

2. Solo Cristo può rinnovare i cuori e ridare speranza ai popoli. L’odierna liturgia, presentando il misterioso evento della Trasfigurazione, ci fa sperimentare la potenza della sua luce, che vince le tenebre del dubbio e del male.

In questa prospettiva di fede, desidero rinnovare un pressante appello a moltiplicare l’impegno della preghiera e della penitenza, per invocare da Cristo il dono della sua pace. Senza conversione del cuore non c’è pace.

I prossimi giorni saranno decisivi per gli esiti della crisi irakena. Preghiamo, perciò, il Signore perché ispiri a tutte le Parti in causa coraggio e lungimiranza.

Certo, i Responsabili politici di Baghdad hanno l’urgente dovere di collaborare pienamente con la comunità internazionale, per eliminare ogni motivo d’intervento armato. A loro è rivolto il mio pressante appello: le sorti dei loro concittadini abbiano sempre la priorità!

Ma vorrei pure ricordare ai Paesi membri delle Nazioni Unite, ed in particolare a quelli che compongono il Consiglio di Sicurezza, che l’uso della forza rappresenta l’ultimo ricorso, dopo aver esaurito ogni altra soluzione pacifica, secondo i ben noti principi della stessa Carta dell’ONU.

Ecco perché – di fronte alle tremende conseguenze che un’operazione militare internazionale avrebbe per le popolazioni dell’Iraq e per l’equilibrio dell’intera regione del Medio Oriente, già tanto provata, nonché per gli estremismi che potrebbero derivarne – dico a tutti: c’è ancora tempo per negoziare; c’è ancora spazio per la pace; non è mai troppo tardi per comprendersi e per continuare a trattare.

Riflettere sui propri doveri, impegnarsi in fattivi negoziati non significa umiliarsi, ma lavorare con responsabilità per la pace.

Inoltre, noi cristiani, siamo convinti che la pace autentica e duratura non è solo il frutto di pur necessari accordi politici e intese fra individui e popoli, ma è dono di Dio a quanti si sottomettono a Lui e accettano con umiltà e gratitudine la luce del suo Amore.

3. Proseguiamo fiduciosi, cari Fratelli e Sorelle, nell’itinerario quaresimale. Maria Santissima ci ottenga che questa Quaresima non venga ricordata come un triste tempo di guerra, ma come un periodo di coraggioso impegno per la conversione e la pace. Affidiamo questa intenzione alla speciale intercessione di San Giuseppe, del quale mercoledì prossimo celebreremo la solennità.

(aggiunta a braccio)

Io appartengo a quella generazione che ha vissuto la seconda Guerra Mondiale ed è sopravvissuta. Ho il dovere di dire a tutti i giovani, a quelli più giovani di me, che non hanno avuto quest’esperienza: “Mai più la guerra!”, come disse Paolo VI nella sua prima visita alle Nazioni Unite. Dobbiamo fare tutto il possibile! Sappiamo bene che non è possibile la pace ad ogni costo. Ma sappiamo tutti quanto è grande questa responsabilità. E quindi preghiera e penitenza!