Toscana

Crisi in Toscana, da San Miniato segnali di speranza

di Antonio Lovascio

Da San Miniato e da tutto il comprensorio del cuoio arrivano timidi segnali di ripresa economica. A registrarli è Carismi, una banca che non guarda solo alle piccole e medie  imprese, ad artigiani, commercianti, coltivatori agricoli, liberi professionisti ed alle famiglie in difficoltà. La «Cassa» si è aperta soprattutto alle nuove generazioni: scommette sul futuro con assunzioni e una politica di pieno sostegno ai giovani che studiano ancora o si sono appena inseriti nel mondo del lavoro, stanno cercando casa, e sono interessati ai canali innovativi per la gestione delle proprie disponibilità. Un messaggio di speranza, quasi in controtendenza rispetto al resto della Toscana, quello che parte dal presidente dottor Alessandro Bandini. Che, pur dovendosi concentrare su un piano industriale assai impegnativo, promette che non farà mancare una «spinta propulsiva» per lasciare il segno anche in campo culturale (compresa la valorizzazione del patrimonio artistico) ed in quello sociale, peraltro di competenza della Fondazione, da lui guidata fino all’aprire scorso.

Presidente, che bussola deve seguire una banca del territorio come Carismi per invertire la rotta della crisi e avviare il rilancio economico in tutta la regione?

«Una banca regionale radicata come Carismi, ha nel proprio Dna l’essenza stessa di un tessuto economico che ha senz’altro contribuito a creare, a far crescere e soprattutto sostenere nei momenti di crisi. Nella competizione siamo avvantaggiati proprio dalla conoscenza diretta del cliente, dallo scambio continuo di informazioni. Da cui derivano capacità di relazione, di ascolto, di comprensione e soluzione delle esigenze di famiglie e imprese. Per loro siamo un solido punto di riferimento. Lo scenario attuale è per tutti arduo. Richiede soprattutto scelte., che non sono facili, ma neppure rinviabili.Tutto il sistema bancario presenta difficoltà: l’elevato livello dei costi e il deterioramento del credito impongono una sempre maggiore attenzione ai rischi ed una concreta efficienza. Siccome si intravedono timidi segnali di ripresa dal lato dell’offerta (non ancora suffragati da altrettanti segnali di fiducia da quello della domanda e dell’occupazione), il nostro ruolo assume ancor più una connotazione quasi “assistenziale”. Ci poniamo all’interno delle comunità come epicentro e motore propulsivo dei movimenti di sviluppo imprenditoriale, culturale e sociale».

Un recente studio dell’Irpet sul sistema del credito fa emergere una criticità sia della domanda che dell’offerta. Due terzi delle aziende fiorentine, ad esempio, non ha rapporti con le banche. Possiamo dire la stessa cosa per la provincia di Pisa?

«Il quadro dell’accesso al credito nella Provincia di Pisa – suffragato anche da un’indagine presentata a luglio 2011 dalla Camera di Commercio – mostra aspetti meno pessimistici. Nonostante l’incidenza dei crediti a rischio sui finanziamenti complessivamente erogati presenti un valore più elevato rispetto alla media  regionale, la ricerca non ha riscontrato un peggioramento rispetto al biennio precedente. La quota di imprese pisane in possesso di una linea di credito si attesta al 67%. Quindi siamo di fronte ad un comportamento attento e selettivo da parte degli Istituti di credito, obbligati dalle norme ad applicare criteri stringenti nella valutazione delle imprese e delle operazioni da finanziare. Anche per noi, come per tutto il sistema bancario, la situazione dei crediti a rischio di deterioramento si è inasprita. La strada che stiamo seguendo punta a cercare migliori sinergie organizzative e di una più consistente efficacia produttiva in tutta la filiera del credito. Che non porti però ad una “chiusura” generalizzata, ma piuttosto ad una scrupolosa valutazione delle potenzialità e capacità reddituali e di sviluppo delle imprese. Certo è determinante fare sistema con i pilastri dell’economia e della società toscana, in primis con le associazioni di categoria. Per questo abbiamo fatto un accordo con LP Confidi per fronteggiare i forti rincari registrati sul mercato delle materie prime, che si concretizza in un ampliamento delle linee di fido per gli acquisti, passaggio fondamentale ed ineluttabile per attivare il ciclo produttivo stagionale. Ma gli esempi sono numerosi: dagli accordi con diversi ordini di professionisti della Toscana per garantire l’accesso al credito per l’anticipazione delle parcelle emesse a carico dello Stato, all’intesa con Federfarma per le condizioni di accesso ai servizi bancari da parte delle farmacie, passando per i protocolli di intesa siglati con i Comuni per dare respiro alle imprese, moltissime, che forniscono servizi  e prodotti agli Enti pubblici locali, anticipandone i crediti dilazionati a causa del patto di stabilità».

Ma almeno si intravede qualche segnale positivo? O continua la perdita di posti di lavoro?

«La “Cassa” prima di essere banca regionale è stata in origine, e lo è ancora, banca di riferimento per il settore conciario del distretto di Santa Croce e Ponte a Egola.Tradizionalmente abbiamo un ruolo focale sul comprensorio. Quindi siamo anche un punto di osservazione privilegiato sul’andamento del mercato. Il 2011 è certamente un anno di ripresa per il settore. Ripresa confermata anche dalle “impressioni” raccolte durante la fiera nazionale organizzata da “Linea Pelle” per l’autunno-inverno 2012, da poco svoltasi a Bologna. Non siamo mai mancati a questo importante appuntamento. Fortunatamente, anche in questo inizio di autunno abbiamo visto consolidati i segnali positivi già emersi nel primo semestre dell’anno. Sono in aumento gli ordinativi specialmente dall’estero, e questo sviluppo dall’inizio dell’anno sta trainando l’export in tutta la regione».

Carismi ora ha una dimensione regionale, quindi deve tener conto non solo del settore pelle, ma delle esigenze di un po’ tutti i distretti provinciali…

«Con 88 sportelli – dei quali ben 85 in Toscana, due a Roma e uno a Milano – abbiamo una copertura totale delle province toscane ed una presenza in 56 diversi Comuni. Con questa distribuzione territoriale ci presentiamo appunto come Banca per la Toscana, con l’obiettivo di consolidare il rapporto con tutti i territori portando nelle altre realtà provinciali il nostro stile, che ci ha permesso in questi anni di crescere. Quindi condivisione di valori, sostegno e attenzione ai nostri clienti che, prima di tutto, sono persone. Lavorano, fanno impresa, mettono su famiglia, studiano, crescono professionalmente e culturalmente, operano, si divertono, curano i propri interessi e quelli della collettività. In una parola persone che fanno e sono la Toscana».

Inizia il suo mandato di presidente della Banca con un programma ambizioso. Quali sono gli obiettivi più immediati?

«La missione che ci è stata assegnata dalla proprietà è mantenere l’autonomia del nostro Gruppo, rinnovare e rimarcare il ruolo di Carismi come Banca espressione della località, con un orientamento prevalente al target famiglie e piccole imprese. Il piano industriale si snoda in quattro principali direttrici: miglioramento del modello di produzione del reddito, potenziamento degli strumenti di controllo e governo dei rischi, mantenimento dell’adeguatezza patrimoniale e continua valorizzazione e qualificazione del capitale umano. Allo stesso tempo ci impegneremo per una forte prova di efficienza, ponendo sempre maggiore attenzione ai costi e incrementando volumi e redditività, senza mai perdere di vista l’obiettivo del contenimento del rischio».

Avete appena insediato il nuovo direttore generale, un banchiere di lungo corso come Divo Gronchi, pisano-doc. Lanciate un guanto di sfida agli altri Istituti di credito della Toscana?

«Il guanto di sfida, più che agli altri Istituti bancari toscani, l’abbiamo lanciato a noi stessi. Nel nostro futuro immediato ci sono obiettivi sicuramente impegnativi, per i quali è necessaria la guida di un Direttore di esperienza che ha condotto importanti aziende bancarie mietendo grandi successi. Le radici di Gronchi rappresentano una garanzia in più per “comprenderci” al meglio e per “comprendere” al meglio tutti gli elementi e gli attori che muovono l’economia toscana».

Il vostro rapporto con la Regione e il Governatore Enrico Rossi. Tra pisani vi intendete?

«La Cassa ha sempre curato i rapporti con le istituzioni e quindi anche con la Regione. Ora che il Governatore è un uomo del nostro territorio storico, auspichiamo un ulteriore rafforzamento delle relazioni  nel rispetto delle reciproche competenze. Da parte nostra c’è sicuramente la massima disponibilità per un dialogo più intenso».

I giovani sono sempre stati un punto caratterizzante fin dai tempi in cui presiedeva la Fondazione. Ha in mente qualche nuovo progetto, da attuare in sinergia, per valorizzare il talento delle nuove generazioni?

«I giovani sono il nostro futuro e, senza fare retorica, sono il presente nel sistema Carismi. L’attenzione alla formazione, allo sviluppo dei talenti giovanili sono alla base del piano operativo della Fondazione di questo triennio, già intrapreso quando ne ero ancora Presidente. Ora, da Presidente della Banca, evidenzio che, in qualità di “datore di lavoro” Carismi ha recentemente trasformato tutti i contratti a tempo determinato attivati con l’ingresso di ben 70 giovani apprendisti in contratti a tempo indeterminato. Inoltre accoglie tra le proprie strutture direzionali diversi neo laureati e studenti che perfezionano il loro corso di studi con stage formativi nelle materie bancarie e finanziarie. Il rapporto con l’Università – in special modo quella di Pisa – è di grande interesse per la Banca. È proprio il legame diretto con la comunità scientifica che pone le basi per l’innovazione e lo sviluppo produttivo. Per questo vogliamo intensificare la collaborazione con gli atenei, sostenendo programmi di ricerca quando danno luogo a nuove idee imprenditoriali. L’interesse nel mondo dei giovani può quindi proficuamente tradursi anche in sostegno alle imprese giovanili, attraverso il finanziamento dei progetti nati dalla collaborazione tra aziende e Università, oppure delle neo-imprese che decollano dagli “incubatori” presenti nelle aree di insediamento della Banca».

Carismi ha sempre avuto un occhio di riguardo per la Cultura: non a caso tiene in vita l’Istituto del dramma popolare, da mezzo secolo fiore all’occhiello di San Miniato. Come intendete valorizzarlo ulteriormente?

«Il reale motore propulsivo e di sostegno alla Cultura, nel sistema Carismi, è la Fondazione: impiega gli utili ottenuti dall’attività bancaria in azioni di carattere culturale e sociale. La Banca dal proprio canto continua a sostenere l’Istituto del Dramma Popolare: la “prima” rappresenta da sempre un imperdibile evento per la propria clientela più affezionata. Il processo di valorizzazione del Dramma Popolare sta già producendo benefici effetti con la trasformazione della kermesse in un vero e proprio Festival che richiama pubblico da oltre i confini toscani. Negli ultimi anni abbiamo manifestato un’attenzione particolare all’arte contemporanea espressione di artisti toscani, promuovendo alcune esposizioni nei locali di accesso al pubblico delle nostre filiali».

Vi siete imposti una politica di austerity, ma non vi mancheranno richieste di fondi per il restauro di immobili di valore storico, architettonico e religioso…

«La Cassa non può restare insensibile alle necessità di finanziamento dei progetti di recupero e riqualificazione del nostro territorio. Ma, come dicevo prima, è la Fondazione – di cui appunto la Banca è espressione – l’Istituzione deputata ad erogare finanziamenti in questo settore, avendo le capacità di selezionare i progetti e le risorse per attuare gli interventi».

LA SCHEDAAppena insediatosi  alla presidenza della Cassa di Risparmio di San Miniato a Palazzo Formichini, nella primavera scorsa, dopo aver retto per anni il timone della Fondazione, il dottor Alessandro Bandini  ha subito alzato l’asticella, con un piano industriale quinquennale che fa tremare i polsi in un momento in cui la congiuntura continua a mordere. Guarda lontano e fissa traguardi competivi nel panorama regionale per una delle Casse di risparmio più antiche d’Italia, fondata nel 1830 da Monsignor Torello Pierazzi, ai tempi di Leopoldo II Granduca di Toscana. La scelta  vincente al momento appare quella di non aver partecipato a fusioni con altri istituto di credito, cosa che ha garantito autonomia nelle scelte strategiche ed economiche.

Fiorentino di nascita (1958) e di formazione universitaria, Bandini si è ben presto trasferito e calato nella non facile realtà sanminiatese e di tutto il comprensorio del cuoio, insegnando Economia aziendale all’Istituto «Cattaneo» e percorrendo allo stesso tempo la professione di commercialista che lo ha portato anche alla guida dell’Ordine della provincia di Pisa e nei consigli di amministrazione di importanti società o enti.  Da queste attività è stato ben presto proiettato a contatto con il mondo bancario. Socio della Fondazione dal 2000, ne è poi stato lanciato ai vertici. Dal 2006 fino all’aprile scorso – quando è stato nominato presidente della Banca ed ha ceduto la sua poltrona ad Antonio Guicciardini Salini – vi ha dedicato tutte le sue migliori energie. Un impegno quello di Alessandro Bandini (cui Papa Ratzinger ha recentemente conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno) che è aumentato durante la crisi, con il lavoro in sinergia con Carismi e la Diocesi affidata a monsignor Fausto Tardelli per attivare fondi di sostegno alle famiglie ed ai lavoratori in difficoltà. Per realizzare esperienze e i progetti che hanno cambiato il territorio: da San Miniato per la Cattedrale a Pontedera per la chiesa della Misericordia, a la Pieve di Palaia, tanto per fare alcuni esempi di tesori d’arte tornati o che torneranno all’antico splendore; oppure la chiesa della Trasfigurazione di San Miniato Basso che ha avuto dalla Fondazione un sostegno determinante, così come l’hanno avuto la Sinagoga di Pisa e il Festival Internazionale di Musica Sacra Anima Mundi. Interventi importanti, che si sono affiancati al finanziamento di progetti a sostegno dei comparti economici che sono i pilastri del territorio (il settore pelle-cuoio, il legno, l’agricoltura) e i numerosi interventi a favore del volontariato e del no-profit.

Tra le iniziative più complesse portate avanti la «San Miniato Foundation» in Terra Santa (esperienza di microcredito che ha già creato nuovi cento posti di lavoro) e il «Progetto Itaca» che assiste gli anziani non autosufficienti nelle loro case, oggi all’attenzione della Regione Toscana come modello di welfare locale. Ora Bandini dovrà occuparsi soprattutto dei conti di Carismi, ma non verrà meno la sua attenzione per la Cultura, l’Arte ed il Sociale.