La familiarità con Gesù non consente all’uomo di perseverare in attività disapprovate da Dio. E’ partito dal racconto evangelico della vocazione di Matteo, l’esattore delle tasse, mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, per ricordare che rispondere affermativamente alla chiamata significa l’abbandono di ogni cosa, soprattutto di ciò che garantisce un guadagno sicuro, anche se spesso ingiusto e disonorevole. Celebrando, oggi a Roma, la messa per la Festa di san Matteo, patrono della Guardia di Finanza, mons. Pelvi ha ribadito che anche oggi non è ammissibile l’attaccamento a cose incompatibili con la sequela di Gesù, come è il caso delle ricchezze disoneste. E’ proprio ciò che fece Matteo: si alzò e lo seguì. Nell’attuale momento di crisi, ha spiegato il presule sembra che la responsabilità comune abbia lasciato spazio alla speculazione, al guadagno facile, all’arricchimento fraudolento, molto spesso mascherati da un’efficienza di comodo del mercato. Esiste un immane blocco sociale conservatore il cui obiettivo è la sopravvivenza e l’immobilità. Nulla deve cambiare. Si preferisce, così, salvaguardare il proprio prestigio, potere, ricchezza, cercando dalla politica, tanto a destra che a sinistra, l’appoggio necessario per la conservazione spicciola della propria situazione. Per mons. Pelvi pare che in Italia non sia possibile cambiare nulla, perché c’è sempre qualcuno dotato di un potere d’interdizione che dice di no. Siamo prigionieri del passato nel quale troppi hanno costruito la propria esistenza sfruttando rendite di posizione, contingenze favorevoli irrepetibili, trincerandosi in ben muniti fortini corporativi. Ciò che doveva essere uno strumento – la proprietà, la ricchezza, la finanza – è divenuto principio e fine degli sforzi, misura unica e indiscussa delle azioni. L’uomo sembra aver fame solo di denaro e mira solo ad accrescere il proprio profitto. Puntando l’indice contro lo stile di vita orientato all’avere e non all’essere l’arcivescovo ha auspicato la riscoperta della sobrietà e della moderazione. Il superamento dell’attuale crisi, ha sottolineato, non passa per la creazione di una nuova bolla’ finanziaria che utilizzi l’unica liquidità disponibile, in particolare quella cinese, ma per l’elaborazione di piani di rilancio dell’economia investendo sullo sviluppo dei Paesi poveri, per metterli in condizione di partecipare al piano di risanamento globale, senza lasciarli ai margini del benessere. Rendere protagonisti i poveri del proprio sviluppo implicherà un progetto che dovrà essere finanziato a lungo termine e a tassi molto bassi, per generare in questi Paesi, col coinvolgimento democratico della società civile, lo sviluppo. (Sir)