Lucca

Crisi economica: ritorno alla terra e ai boschi

Abbiamo incontrato Stefano e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza «piana», che non ha niente di strabiliante e che per questo motivo molti possono sentirla vicina alla propria situazione.

In che cosa consiste l’attività, a cui hai dato vita?Dopo alcuni trascorsi nei boschi per uso privato e due capre acquistate, perché mio figlio è intollerante al latte di mucca, ho valutato l’ipotesi concreta di far sì che queste risorse abbandonate a se stesse, il bosco e gli animali, potessero diventare una risorsa attiva, capace di fronteggiare l’avanzare impetuoso della crisi economica in cui navighiamo tutt’ora. Ho deciso, quindi, di strutturare l’anno solare su tre prevalenti attività, cercando di valorizzare quello che mi sono trovato tra le mani. La mia attività pertanto si è suddivisa così: periodo gennaio-marzo, taglio e raccolta di legname e pali di castagno; periodo marzo-luglio, capre e formaggio; periodo agosto-settembre, vendita della legna e pulizia dei boschi per la raccolta delle castagne; periodo ottobre-dicembre, raccolta delle castagne, produzione di farina dolce e vendita delle castagne fresche. Quando e come è nata l’idea?L’idea è nata nel 2009 e si è concretizzata con l’apertura della partita Iva agricola nel 2010. La decisione definitiva ha preso forza nel momento in cui ho iniziato a riflettere sul motivo per cui, a suo tempo, avevo scelto di vivere a Medicina, in montagna, ossia lavorare sul territorio, cercando di continuare a far vivere le tradizioni, le arti e i mestieri. Questa riflessione unitamente all’avanzare della crisi economica, che mi ha chiesto di decidere se rimanere in paese oppure andare altrove e trovare altre soluzioni, mi ha fatto decidere di intraprendere l’avventura del «provarci» e sono partito, sostenuto da mia moglie e dai parenti. Per ora sta andando discretamente. Quali difficoltà hai incontrato?La prima grande difficoltà, che ho incontrato, è stato quella di accorgermi di essere solo davanti a una mole immensa di lavoro, partire da zero, costruire, farsi dei clienti, migliorare quello che c’è. La seconda difficoltà è stata l’amministrazione comunale e le grandi discrepanze che ci sono tra le esigenze concrete del territorio, l’inizio di un’attività e le legislazioni lontane dalla realtà. La terza difficoltà, conciliare le esigenze della famiglia e i lavori impegnativi e gli orari. Come stanno andando le cose?Tutto sommato bene. L’attività è in crescita. Quest’anno chiudo tutti cicli che ho citato prima, legna castagne e capre, sono fiducioso del settore perché mi rendo conto di essere a diretto contatto con un lavoro che riguarda esigenze vere e reali della gente, mangiare e riscaldarsi. Dovrebbero esserci dei miglioramenti. Da parte mia cerco qualità, serietà e giusto prezzo dei prodotti, sono convinto che le persone capiranno. Molti potrebbero pensare che per svolgere il tuo lavoro non serva la scuola; tu avresti potuto fare l’insegnante di Educazione Fisica; a che cosa ti è servita la formazione universitaria?Sì, sono laureato, ma provengo dall’Istituto Agrario; la mia formazione universitaria è servita per ampliare orizzonti e desideri di conoscenza, che ancora ci sono e che sto sviluppando; in fase di tesi universitaria ho approfondito l’aspetto del rapporto tra il bambino e il mondo naturale e il linguaggio del corpo, ho fatto un lavoro forte che mi ha lanciato come una saetta nel mondo attorno a me, sociale e naturale. Ad oggi credo che non ci sia da vergognarsi a essere laureati e fare i boscaioli, si apprezzano sfumature e si sentono rumori e profumi che sfuggono al gretto uomo di monte dedito al lavoro «sine glossa». Si sente la fatica, come tutti, ma si trova un senso, anche filosofico in questo, si riapprezza il sacrificio e il lavoro concreto, quasi come contrasto dei libri e delle teorie. Gli studi ti danno occhi per vedere oltre, per imparare ad andare oltre e scoprire ricchezze nascoste anche là dove sembra non esserci più niente, magari dove c’è solo un mucchio di spine.