Occorre intraprendere un’azione internazionale concertata volta a promuovere e tutelare i diritti umani, e porre le attività finanziarie ed economiche su una strada etica che possa anteporre le persone all’avidità che può scaturire dall’attenzione al solo profitto. È l’esortazione rivolta dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, intervenuto nei giorni scorsi alla decima sessione speciale del Consiglio per i diritti umani (Hrc). Nel suo discorso diffuso oggi dalla Sala stampa vaticana, mons. Tomasi ha osservato che la crisi finanziaria mondiale ha causato una recessione globale con conseguenze sociali drammatiche, inclusa la perdita di milioni di posti di lavoro e il grave rischio che per molti Paesi in via di sviluppo gli Obiettivi di sviluppo del millennio non si possano raggiungere. I diritti umani di innumerevoli persone sono compromessi, incluso quelli all’acqua, al cibo, alla salute e a un lavoro decoroso, mentre la perdita di speranza mette a repentaglio la pace. Per il diplomatico vaticano, ancorché le cause della crisi siano più profonde, essa è stata causata in parte dal comportamento di alcuni attori del sistema finanziario ed economico, che avrebbero dovuto essere più diligenti per quanto riguarda i sistemi di monitoraggio e di affidabilità. L’attività finanziaria è il monito di mons. Tomasi – non può ridursi a ottenere facili profitti, ma deve includere anche la promozione del bene comune fra quanti prestano, prendono in prestito e lavorano. Osservando che a risentire maggiormente delle conseguenze negative della crisi saranno i bambini, il rappresentante della Santa Sede ha affermato che secondo la Banca mondiale per il 2009 è previsto un ingente aumento del tasso di mortalità infantile nei Paesi poveri a causa della diminuzione dell’aiuto estero e delle rimesse degli emigrati. In diversi Paesi poveri ha spiegato – i programmi educativi, sanitari e alimentari vengono realizzati grazie ai flussi di aiuto dei donatori ufficiali mentre molte famiglie offrono vitto e istruzione ai propri figli grazie alle rimesse degli emigrati. Se la riduzione di questi due flussi continuerà il diritto dei bambini ad essere nutriti ed educati potrebbe essere messo a repentaglio. Duplici le conseguenze: un minore investimento nell’istruzione oggi si tradurrà in una minore crescita domani. Al contempo, un’alimentazione povera dei bambini peggiora in maniera significativa l’aspettativa di vita, aumentando i tassi di mortalità sia infantile sia adulta; conseguenze negative che vanno oltre la dimensione personale e colpiscono società intere.Sir