Italia
Crisi di Governo, mercoledì 20 luglio la verifica in Parlamento

Il momento decisivo è atteso per mercoledì, quando Mario Draghi si presenterà alle Camere e in quella sede si definirà la sorte dell’esecutivo. La grave crisi politica che ha investito il governo è stata così riportata all’interno del Parlamento, “parlamentarizzata” come si dice nel gergo delle cronache istituzionali. La situazione che si è determinata è ovviamente il risultato di una fase non breve di tensioni crescenti nella maggioranza, tra i partiti che la compongono e tra alcuni di essi e il presidente del Consiglio. Ma proviamo a ripercorrere gli ultimi, convulsi passaggi che nella giornata cruciale di giovedì 14 luglio hanno portato a questo esito.
Nel primo pomeriggio, al Senato, si vota la questione di fiducia sulla legge di conversione del “decreto aiuti”, che contiene misure per fronteggiare soprattutto l’emergenza energetica e le sue conseguenze economiche. Con 172 sì e 39 no il governo ottiene il via libera, ma i senatori del M5S – come annunciato – non partecipano alla votazione per dissenso su alcuni punti, in particolare la costruzione del termovalorizzatore per Roma. Alla Camera, pochi giorni prima, il regolamento aveva consentito di distinguere il voto sulla fiducia – che i deputati cinquestelle avevano espresso in senso positivo – da quello negativo sul merito del provvedimento. A Palazzo Madama la votazione è unica e quindi il dissenso di merito diventa non partecipazione al voto di fiducia sul governo.
“Dal mio discorso di insediamento in Parlamento – aggiunge il premier – ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”.