Italia
Cremazione: la Chiesa dice sì ma con giudizio
Ma cosa dice la Chiesa? Fino a qualche anno fa, l’argomento era molto spinoso: chi sceglieva la cremazione lo faceva spesso proprio per dimostrare la propria opposizione alla tradizione cristiana, e per questo la combustione che riduce in cenere il corpo dei defunti veniva considerata una pratica da scoraggiare. Adesso però le abitudini sono cambiate, e anche la cremazione – purché non sia scelta «per motivi contrari alla fede cristiana» – viene ammessa dal Codice di Diritto Canonico. Anzi c’è chi come don Angelo Pellegrini, docente di teologia dogmatica alla Facolta Teologica per l’Italia Centrale, ne sottolinea gli aspetti positivi: «C’è un aspetto pratico da valutare – sottolinea – che è quello della saturazione dei cimiteri, che crea situazioni molto spiacevoli: bare che restano in attesa di tumulazione per settimane, ossa diseppellite e dimenticate, incuria, scarso rispetto per la dignità dei defunti. La cremazione permetterebbe di ovviare in parte a questi problemi, garantendo la conservazione dei resti in spazi molto più limitati, senza perdere per questo le buone abitudini di rendere omaggio ai propri cari e di pregare per loro». Un altro aspetto, anche questo molto pragmatico, è la possibilità – quando la legge fosse applicata correttamente – di ridurre quel triste mercato che ruota intorno al «caro estinto»: la cremazione viene effettuata utilizzando bare di legno poco pregiato, dura pochi minuti, la conservazione dei resti richiede spazi ridotti.
Tutto questo, senza contraddire la dottrina cristiana della resurrezione dei corpi: «Dal punto di vista fisico – spiega don Pellegrini – la cremazione non fa altro che accelerare quel processo di ossidazione che normalmente avviene in settant’anni». Alcune precisazioni, piuttosto, potrebbero essere fatte dal punto di vista morale: «Ci sono sicuramente delle osservazioni da fare sulla conservazioni delle ceneri: su questi punti, visto che l’argomento è sempre più dibattuto, non sarebbe una cattiva idea se la Chiesa italiana facesse una dichiarazione, anche molto semplice, dando due o tre indicazioni precise in modo da aiutare i parroci ad orientare la scelta dei fedeli». Tra i rischi da evitare, secondo don Pellegrini, la possibilità di forme di feticismo o di idolatria verso i propri defunti, da parte di chi intende conservare in casa l’urna con le ceneri: «L’importante è che le ceneri vengano conservate decorosamente, e che la memoria dei propri cari sia onorata nelle forme corrette, evitando gli eccessi di ogni tipo».
Un discorso analogo riguarda la possibilità di disperdere al vento le ceneri: «Fra l’altro – ricorda don Pellegrini – la legge è molto più restrittiva di quanto certi titoli di giornale fanno pensare, indica spazi e luoghi precisi in cui effettuare la dispersione, per ovvie ragioni di opportunità e di buon gusto. Sicuramente, comunque, questo tipo di pratica è meno vicino alla tradizione cristiana: spesso assume, in chi lo richiede, un significato che è lontano dal senso cristiano della morte e della memoria dei defunti. Per la dottrina cristiana, anche dopo la morte la persona umana conserva la propria identità e la propria individualità, non si disperde nell’universo».
Sì alla cremazione, dunque, purché ne venga chiarito il significato, e a patto che possa svolgersi nella trasparenza: fino ad oggi infatti il monopolio è stato affidato alle «Società per la Cremazione», la nuova legge invece prevede il passaggio delle responsabilità ai Comuni, rendendo più facile per tutti l’accesso a questa pratica che dovrebbe facilitare, e non ostacolare, la conservazione dei resti e il rispetto della memoria.