Toscana
COSTI POLITICA: FRAGAI, TAGLIARE MINIMO 4 COMUNITA’ MONTANE
“Il numero minimo di comunità montane da sopprimere in Toscana oscilla da 4 a 7”. E’ quanto annunciato dall’assessore regionale alle riforme Agostino Fragai durante la sua informativa sul riordino degli enti in Consiglio regionale. Attualmente le comunità montane toscane sono 20. Fragai ha ricordato che la Finanziaria impone l’obbligo alle Regioni, entro il primo luglio 2008, di provvedere al riordino delle comunità montane: per adeguarsi ai risparmi di spesa corrente stabiliti (per la Toscana pari almeno a 2,4 milioni) serve quindi una legge da approvare entro giugno, oppure le comunità montane si ridurrebbero automaticamente a 5 (Garfagnana, Appennnino Pistoiese, Casentino, Valtiberina, Amiata grossetano). Fragai ha anche ricordato che la Regione ha fatto ricorso alla Corte costituzionale perché, a suo parere, la Finanziaria invade le competenze regionali. Tra le ipotesi di riordino, Fragai ha sottolineato la “convergenza progressiva delle comunità verso il modello delle unioni di comuni”, e il fatto che le comunità corrispondano di più “agli ambiti ottimali, sanitari e provinciali omogenei”. “Anche nel caso si sopprimesse qualche comunità – ha assicurato – questo non significa che ci saranno minori trasferimenti ai cittadini dei comuni più disagiati”. Le comunità montane, ha precisato Fragai, hanno un ruolo particolare e importante, la loro presenza è accompagnata dal consenso delle comunità territoriali e delle amministrazioni, svolgono molte funzioni demandate dalla Regione e anche dai Comuni (come nel caso del catasto).
Tra le ipotesi circolate in questi mesi, peraltro non suffragate dall’assessore Fragai, si è parlato del taglio delle comunità montane dell’Elba e dell’area lucchese, e dell’accorpamento di quelle della Versilia, di Cetona e del Pratomagno. All’informativa di Fragai è stata collegata una mozione, approvata con i voti favorevoli del centrosinistra e con quelli contrari del centrodestra. Nella mozione si spiega di condividere l’informativa e si impegna anche la giunta “a mantenere inalterato l’assetto delle competenze attribuite dalla Regione alle comunità montane”. Per i capigruppo della Sinistra Arcobaleno (Mario Lupi, Verdi; Alessia Petraglia, Sd; Monica Sgherri, Prc; e Luciano Ghelli, Pdci), la futura legge sul riordino deve rappresentare “l’occasione per una profonda riforma delle comunità, potenziandone il ruolo di programmazione economica, così da poter esprimere politiche di valorizzazione capaci di far assurgere a motore di sviluppo economico, sociale ed ambientale i fattori di identità di aree fino ad oggi considerate svantaggiate”. “La legge – proseguono – deve esprimere una visione complessiva che non si ponga il solo obbiettivo di mera razionalizzazione dei costi istituzionali e amministrativi delle comunità. Lo stesso Fragai ha detto che “il riordino imposto dalla Finanziaria non era per nulla necessario e c’era un modo più corretto d’impostarlo”, e che “il riordino così imposto è sbagliato perché colpisce in modo irrazionale e indiscriminato anche esperienze, come quella Toscana, di gran lunga più avanzate rispetto alla generalità”. “L’esigenza di procedere a una razionalizzazione che renda il sistema meno costoso e più efficiente è più che condivisibile – ha detto Giacarlo Tei (Ps) – ma occorre che questo passaggio sia fatto senza ledere le competenze legislative della Regione e soprattutto nell’ottica di una valorizzazione del ruolo delle stesse comunità nei territori, un ruolo che non può essere semplicisticamente liquidato nel calderone del dibattito in corso sui costi della politica”. “Non si può pensare che il problema del governo del territorio possa essere demandato alle indicazioni generiche di una finanziaria, sulla quale lo stesso Fragai ha espresso giudizi tutt’altro che positivi – ha sottolineato il vicecapogruppo di An Roberto Benedetti -. Il percorso indicato nell’informativa è poi caotico e confuso, parla di riduzioni del numero, ma senza specificare modalità e processi di riordino o di razionalizzazione”.
Per Alessandro Starnini (Pd), “le norme in materia contenute nella Finanziaria sono giuste, e non sono dunque né un attacco alla democrazia, né alla partecipazione”. Secondo Starnini, si deve affrontare “con coraggio il più ampio tema della riforma del sistema istituzionale e amministrativo del paese”. Rispetto alle comunità montane, la legge di riordino dovrà stabilire con certezza i criteri per cui si individua un territorio montano vero, “perché non si possono fare comunità montane dove ci sono colline. In questi casi si possono individuare altre soluzioni istituzionali o amministrative”. “Questo approccio – ha concluso – è necessario non per sfamare la bocca famelica dell’antipolitica ma per fare una riforma seria e vera del sistema istituzionale e amministrativo, che comprenda anche la questione degli enti e delle agenzie regionali: alcune di queste, come la Mediateca, hanno esaurito la loro funzione mentre altre, come Ars e Arsia, hanno bisogno di una gestione del tutto nuova”. Difforme la posizione del resto del Pd: “il gruppo – hanno spiegato Nicola Danti, Ardelio Pellegrinotti, Loriano Valentini e Marco Remaschi – sostiene con forza la proposta di comunità montane riformate. Le nostre comunità hanno negli ultimi anni incrementato la gestione associata dei servizi tra i comuni e ciò ha già prodotto risultati importanti in termini di efficienza e risparmio sui costi”. “Il Pd – proseguono i consiglieri – si assume la responsabilità di portare avanti un processo normativo regionale entro i termini stabiliti dall’ultima Finanziaria, per fare in modo che la peculiarità toscana possa continuare a operare e a portare avanti i buoni progetti avviati”. Secondo Alberto Magnolfi, il documento preliminare della Giunta regionale non contiene risposte ai problemi. “E’ sbagliato – ha detto – che sia la Finanziaria a porre il problema della riforma delle comunità montane”. Rispetto alle sollecitazioni di Starnini, Magnolfi ha affermato che la sua parte politica non è e non sarà insensibile all’argomento nel momento in cui si deciderà di affrontare una discussione vera, ma ha invitato tutti ad avere un approccio non di parte ma volto al bene della cosa comune. “Sarebbe stato corretto – ha sostenuto Marcella Amadio, An – indicare quali comunità sopprimere, altrimenti si gioca solo alla roulette russa. La comunità montana dell’Isola d’Elba, di cui si vocifera l’imminente soppressione, è invece l’esempio più lampante di sostegno ai cittadini. Ricordo che le condizioni di insularità comportano le stesse criticità delle zone di montagna”. (ANSA)